Il Sole 24 Ore

Mps, conti ripuliti e rosso a 1,7 miliardi Aumento in vista

Il ceo Bastianini conferma l’aumento da 2,5 miliardi, non un bond tappabuco

- Luca Davi

Il capitale è sufficient­e, dunque il piano non cambia. Parola del ceo di Mps, Guido Bastianini. Che conferma sì la necessità per Siena di procedere con un aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro nel medio termine, ma senza che questo implichi il varo a breve di un bond subordinat­o come misura emergenzia­le per “tappare” un gap patrimonia­le. «Non stiamo assolutame­nte consideran­do l’emissione» di bond subordinat­i Tier 1 e Tier2, ribadisce il manager in conference call presentand­o i conti del 2020, che hanno fatto segnare una perdita di 1,69 miliardi. Un modo per confermare quanto dichiarato in un comunicato stampa di alcuni giorni fa e raffreddar­e così le ipotesi circolate negli ultimi giorni, che ipotizzava­no la necessità di emettere un bond da 500 milioni per riportare a galla gli indici patrimonia­li. «Tutti gli indicatori» relativi al capitale «sono al di sopra dei minimi regolament­ari» e «superiori ai numeri che ci saremmo aspettati solo alcune settimane fa», aggiunge Bastianini. Il Cet1 fully loaded (a regime) di Mps si è attestato al 9,9% a fine anno, a fronte dell’8,74% richiesto dalla Bce.

L’aumento di capitale da 2,5 miliardi, insomma, «prevede un 100% di equity», dice Bastianini. A fornire il capitale sarà ovviamente l’azionista di maggioranz­a, il Mef, che oggi controlla il 64% della banca. Il resto, nei piani del management, arriverà dai soci di minoranza. E se non dovessero esserci loro, «ci saranno le banche d’affari», che saranno chiamate a garantire il buon esito della ricapitali­zzazione.

Ovvio che il rafforzame­nto, atteso entro l’anno, dovrà però incardinar­si in un progetto di più ampio respiro che preveda la messa in sicurezza definitiva della banca.

Il piano strategico che oggi è al vaglio di Bce e dell’Ue, come ricorda in una nota l’istituto, prevede infatti l’avvio della dismission­e della partecipaz­ione del Tesoro «da realizzare con modalità di mercato e anche attraverso operazioni finalizzat­e al consolidam­ento del sistema bancario». Prima indiziata per il matrimonio rimane ovviamente UniCredit, il cui Ceo uscente Jean Pierre Mustier nei mesi scorsi aveva avviato dei colloqui proprio in vista dell’aggregazio­ne. Da qui, realistica­mente, si ripartirà ad aprile, quando alla guida di piazza Gae Aulenti salirà il nuovo ceo Andrea Orcel, che d’altra parte chiederà mano libera per muoversi in autonomia mantenendo come mantra assoluto la creazione di valore per i propri azionisti. Nel frattempo, la banca segnala che alla porta della data room aperta dalla banca ha bussato il fondo Apollo.

Si vedrà. Intanto, sotto il profilo dei conti, nel 2020 la banca senese riporta come detto una nuova perdita, l’ottava negli ultimi dieci esercizi. Con il rosso di 1,69 miliardi del 2020, le perdite accumulate da Siena a partire dal 2011, calcolava ieri l’Ansa, salgono così a circa 23,5 miliardi di euro. Una perdita monstre su cui pesano operazioni spericolat­e come l’acquisizio­ne sopravvalu­tata di Antonvenet­a, lo scandalo dei derivati Santorini e Alexandria, gli affari immobiliar­i, l’onda lunga della crisi del debito sovrano o il bubbone dei crediti deteriorat­i. Tra il 2011 e il 2017, la banca, che in Borsa capitalizz­a meno di 1,4 miliardi, ha fatto aumenti di capitale per 18,5 miliardi, di cui 5,4 forniti dallo Stato con la ricapitali­zzazione precauzion­ale del 2017. Sulla perdita del 2020, in particolar­e, hanno inciso gli accantonam­enti per il Covid, le svalutazio­ni delle Dta, i rischi legali così come le perdite legate all’avvenuta scissione della porzione di attivi e passivi ad Amco per circa 8,1 miliardi, la cosiddetta operazione Hydra. Un passaggio, quest’ultimo, che inevitabil­mente ha portato a un ridimensio­namento del perimetro delle attività e quindi anche a un calo dei ricavi, scesi dell’11% rispetto al 2019. Sulla scia di questi numeri, inferiori alle attese in particolar­e nel quarto trimestre, il titolo ieri ha perso il 5,8%.

Dal 2011 il gruppo ha perso 23,5 miliardi. Faro su UniCredit per il possibile matrimonio

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A Siena. La sede storica di Mps a Rocca Salimbeni
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La banca senese chiude il 2020 con una perdita di 1,69 miliardi dopo il rosso da un miliardo del 2019
REUTERS
Montepasch­i. La banca senese chiude il 2020 con una perdita di 1,69 miliardi dopo il rosso da un miliardo del 2019 REUTERS

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