LA FIDUCIA DEL QUIRINALE TRA LEGA E ROUSSEAU
Dalle parti del Quirinale ieri non trapelava alcun commento sui tormenti e le attese per il test su Rousseau ma piuttosto si respirava un’aria di fiducia. Fiducia che le vicende dei partiti trovino uno sbocco positivo anche dopo qualche giorno di comprensibile travaglio. Del resto, lo stesso Mattarella non si aspettava che di fronte a un cambio di pagina così netto le forze politiche potessero trovare subito un nuovo equilibrio. Ci sono processi interni che vanno rispettati ed è meglio che si dia tempo per affrontarli e risolverli piuttosto che lasciare fuori dal Governo alcuni partiti di peso. Per esempio, è stato apprezzato il cambiamento della Lega sulla linea dell’europeismo con il voto favorevole al Parlamento Ue sul Recovery sulla scia di quanto ha sempre “predicato” Giorgetti (dato per sicuro come ministro). Così come c’è attenzione per le decisioni di Grillo sulla via di Draghi anche se questo comporta un passaggio ulteriore con il “rito” della rete.
Sarà che l’aria si è schiarita dopo l’annuncio della nascita di un ministero della Transizione ecologica che era la richiesta posta dai 5 Stelle. Un dicastero sul modello spagnolo, ossia scorporando l’Energia dallo Sviluppo economico e accorpandolo con l’Ambiente. È questo che ha sbloccato lo stallo nel Movimento e – incassato il risultato – hanno dato il via libera alla consultazione online (da questa mattina fino alle 18). Insomma, un “battesimo” ministeriale che diventa la chiave per girare i consensi sul «sì» con un quesito secco.
Eppure, a sentire i racconti in casa dei 5 Stelle, la strada è stata più che tortuosa e l’altra sera – quando si era caduti nello psicodramma della piattaforma Rousseau tra tempi e quesiti - si è cercato un confronto anche con il Quirinale. Nel senso che quel test da sottoporre agli iscritti pare includesse anche domande sul tipo di ministri, sul perimetro politico e sulle linee programmatiche. In pratica un momento di democrazia interna - assolutamente legittimo - si sarebbe trasformato in un passaggio in conflitto con la Costituzione che attribuisce al premier e al capo dello Stato prerogative sulla lista dei ministri, così come sulle priorità la sintesi spetta al presidente del Consiglio. Già in occasione della nascita degli altri due governi – Conte I e II – c’era stata la consultazione online e già in quelle circostanze al Colle avevano fatto sapere che ciascun partito sceglie le proprie procedure. Pure questa volta non ci sono obiezioni ma, appunto, nel rispetto del dettato costituzionale.
Così riferiscono i “governisti” dei 5 Stelle che si sono messi subito in moto per disinnescare la mina più insidiosa per la partenza di Draghi. E Conte ieri ha dato la sua “benedizione” dicendo che voterebbe «sì». Tutti, a questo punto, si aspettano che il premier incaricato rispetterà la tabella di marcia e che venerdì (al massimo sabato) salirà al Colle per sciogliere la riserva con la lista dei ministri.