«Ricavi giù per il 70% delle imprese»
Il presidente Scaglia: chiediamo all’Esecutivo di investire su filiere e ricerca
Ricavi giù per oltre il 70% delle imprese ma la chiara volontà di tenersi stretti i lavoratori e non lasciare a casa nessuno. Di più, una quota attorno al 6% delle società interpellate segnala una carenza di personale legata alla storica difficile reperibilità di alcune figure tecniche anche in tempo di Covid.
È questa la fotografia che rimanda l’ultima indagine dell’Osservatorio di
Confindustria Bergamo, che ha sentito oltre trecento associate.
Inutile negarlo: il 2020 difficoltà non ne ha risparmiate a nessuno tanto che quasi una azienda su due indica ricavi in flessione entro il 20% mentre una su quattro evidenzia cali ancora più pesanti. Malgrado questo, ha dichiarato il presidente Stefano Scaglia, «la solidità del sistema ha permesso di fronteggiare una crisi inaspettata e velocissima». Settore e dimensione hanno certo condizionato i destini delle imprese. Le micro riflettono valori più allarmanti rispetto alle medie e grandi; la logistica e i trasporti, il legno-mobile e tessile moda hanno sofferto moltissimo mentre gommaplastica, la chimica farmaceutica e l’alimentare hanno retto meglio con la metalmeccanica in posizione intermedia. Sul futuro, la domanda precisa viene fatta sul mese di febbraio, in merito a ordini e produzione quasi il 50% degli intervistati prevede una situazione stazionaria ma c’è anche una quota significativa (21,6%) che teme diminuzioni anche forti. «La vera ripartenza deve passare attraverso provvedimenti di sostegno strategico alla manifattura - ha aggiunto Scaglia - All’esecutivo chiediamo interventi mirati per indirizzare risorse significative dei fondi Ue su investimenti nelle filiere, nella scuola nei centri di ricerca e nelle università».