Avenia: il digitale ha potenzialità per la svolta economica del Paese
Limiti della digitalizzazione vista come mero strumento di supporto tecnologico
Il Pnrr, il piano con cui l’Italia intende declinare le possibilità del Next Generation Eu, rappresenta un’occasione di svolta. Cesare Avenia, presidente di Confindustria Digitale lo chiarisce in più momenti del suo intervento in audizione davanti alla Commissione Tlc della Camera. Perché però l’alchimia produca risultati «il Pnrr deve rappresentare un fattore di chiara, visibile, discontinuità con il passato».
Pur mettendo in luce gli enormi vantaggi che il Recovery Plan offre, Avenia durante la sua audizione di ieri mette sul tavolo quella che giudica una criticità che rischia di trasformarsi in insostenibile zavorra: una impostazione «conservativa, tesa a mantenere i vecchi assetti da cui derivano i ritardi» nel livello complessivo di digitalizzazione e nelle competenze digitali. «Dalla giustizia al welfare, dalla sanità alla scuola, la digitalizzazione è vista come mero supporto tecnologico, con incredibile sottovalutazione delle sue potenzialità di rompere vecchi schemi e generarne di nuovi più efficienti».
Esempi di questa impostazione conservativa sono per Confindustria Digitale la scarsa attenzione sul tema delle semplificazioni e la carenza oggettiva di risorse per completare l’infrastrutturazione del Paese con reti a banda ultralarga. A ciò sono destinati – come denunciato anche dalle colonne del Sole 24 Ore dal presidente Asstel, Pietro Guindani, 1,1 miliardi a fronte di un fabbisogno stimato in almeno 10 miliardi.
Spicca poi l’assenza di una strategia sugli obblighi di switch off dei servizi pubblici digitali, su incentivi e misure di accompagnamento per l’adesione delle Pa alle piattaforme pubbliche di interconnessione di dati e servizi, sugli indispensabili investimenti in formazione del personale pubblico e il reclutamento di nuovi profili professionali all’altezza delle esigenze di rinnovamento
«Governance ed esecuzione dei progetti» sono il punto dolente che da anni impedisce al nostro Paese di utilizzare in maniera efficiente e tempestiva i fondi europei». E tutto questo vale ancor di più ora perché «le condizioni dettate dall’Europa richiedono ben altro dettaglio, in particolare sul chi fa cosa e come». In definitiva «occorre discontinuità e coraggio: la governance che deve essere costruita per attuare il Pnrr deve essere competente, autorevole e resiliente ai cambi di governo».