Ex Ilva, niente accordo sul piano
I sindacati lasciano il tavolo con ArcelorMittal: mancate risposte sull’organico
La tregua è durata poco. A Taranto ArcelorMittal Italia e sindacati sono di nuovo ai ferri corti. La trattativa avviata ieri per l’approfondimento del piano industriale area per area, si è subito interrotta. I sindacalisti hanno lasciato il tavolo e promosso 24 ore di sciopero per il 24 febbraio. La protesta è di Fim, Fiom, Uilm, Usb e Ugl. Lo strappo si è consumato col soggetto privato perché quello pubblico (Invitalia), che pure fa parte della nuova società, non era presente al tavolo e non sta ancora esercitando il suo ruolo nell’ambito della governance paritaria prevista dall’accordo del 10 dicembre tra le parti, approvato dalla UE. Da Taranto sarebbe dovuta partire la discussione sito per sito anche per affrontare il nodo della forza lavoro da impiegare nell’avanzamento del nuovo piano industriale che ha come traguardo il 2025. Prima, però, ci sarà una transizione fatta di cassa integrazione. La discussione che sarebbe dovuta proseguire sino a lunedì prossimo, si è però bloccata al primissimo step. I sindacati lamentano mancate risposte di ArcelorMittal su temi ritenuti fondamentali. Si parte dal ruolo del socio pubblico, Invitalia, che «resta determinante soprattutto per il futuro di migliaia di lavoratori di Ilva in amministrazione straordinaria». Sono i 1.600 in cassa integrazione straordinaria da novembre 2018, che l’accordo al Mise dello stesso anno prevedeva di ricollocare mentre quello di dicembre 2020 non tiene più presenti.
Ieri ArcelorMittal, a fronte della risalita produttiva tracciata dal nuovo piano industriale, ha manifestato la disponibilità a condividere con i sindacati il numero di lavoratori da impiegare in funzione della ripartenza degli impianti poiché l’’aumento di produzione avrà un riflesso occupazionale.