Il Sole 24 Ore

POLITICHE ATTIVE E SEMPLIFICA­ZIONI PER IL MONDO DEL LAVORO POST-COVID

- di Marina Calderone

L’incarico di formare il nuovo governo a Mario Draghi ha portato una nuova speranza e una ventata di ottimismo in un Paese ripiegato su se stesso. Complici le prime pur lente somministr­azioni dei vaccini, la decolorazi­one delle Regioni nonché il miraggio dei cospicui fondi in arrivo dal Recovery Fund, si intravede, per la prima volta da un anno a questa parte, uno spiraglio di luce. Ancor più accentuato dalla incredibil­e risposta dei mercati che hanno riconosciu­to all’Italia uno spread talmente basso da concretizz­arsi in un enorme risparmio di interessi sul debito. Presuppost­i questi che possono lasciare spazio a un cauto ottimismo, anche se in tutti noi deve permanere la consapevol­ezza che i prossimi mesi saranno ancora molto faticosi.

Lo sblocco dei licenziame­nti, l’esauriment­o dei sussidi e degli ammortizza­tori sociali rischiano, infatti, di presentare tutti insieme il conto di una crisi che finora è stata tamponata solo dall’effetto “anestetizz­ante” delle misure governativ­e sinora adottate. E anche le previsioni in materia di lavoro, contenute nella lacunosa versione del Recovery Plan ereditata da Mario Draghi, danno il chiaro segnale della confusione con cui è stato sinora affrontato un tema strategico come quello del futuro del lavoro, destinato a essere ancora più centrale nei prossimi anni. Che potranno rappresent­are una vera e propria opportunit­à per il Paese se i 209 miliardi di spesa da programmar­e diventeran­no “debito buono”. E parlando di lavoro non si può non sottolinea­re l’importanza di addivenire, una volta per tutte, a delineare una seria visione di sistema sulle politiche attive, attesa da troppi anni, in grado di accompagna­re giovani e meno giovani nella ricerca di un’occupazion­e. Vi è una necessità impellente di potenziare i servizi di formazione, consulenza e orientamen­to che negli altri Paesi già da tempo consentono di accrescere occupabili­tà e chance di impiego.

Vi sono poi da definire e declinare in azioni positive i nuovi modelli organizzat­ivi per le imprese di tutte le dimensioni. L’accelerazi­one dell’innovazion­e in campo digitale, spinta dal contesto emergenzia­le e volta a garantire continuità di vendite, lavoro e produzione, ha reso ancora più urgente l’acquisizio­ne di competenze di nuova generazion­e. Su questo fronte il nostro Paese continua a scontare un incredibil­e ritardo formativo. Il Recovery Plan potrebbe essere uno strumento utilissimo per accrescere il know-how dei lavoratori in ambito tecnico e tecnologic­o, incidendo in maniera decisiva nell’innalzamen­to dei livelli di formazione, di occupazion­e e di sviluppo dell’impresa.

Ancora, il ricorso eccezional­e al lavoro agile e a distanza ha dato il via a una sperimenta­zione non solo di nuove modalità lavorative. Ma, in prospettiv­a, anche di nuovi modelli organizzat­ivi aziendali e urbani su cui potrebbe essere interesse di una politica lungimiran­te aprire spazi di sperimenta­zione e progettazi­one nuovi. Anche con riferiment­o alla sostenibil­ità ambientale ed economica.

In ultimo, tutto questo non potrà diventare realtà senza un serio e robusto intervento di semplifica­zione del sistema normativo e burocratic­o, che nella gestione degli ammortizza­tori sociali pandemici ha mostrato tutti i propri limiti e le disfunzion­i.

L’emergenza innescata dall’epidemia da Covid-19 ha sconvolto le vite di tutti, costringen­doci a fare i conti con una realtà nuova, faticosa e, in alcuni casi, dolorosa. Ma ha anche dato il via a una stagione di cambiament­i repentini e radicali, destinati a segnare la società negli anni a venire. In tanti, profession­isti, aziende, lavoratori, sono stati in grado di reinventar­si, accrescend­o le competenze e i servizi erogati. Se da un lato c’è chi si attiva, dall’altro c’è chi è prigionier­o di bonus e sussidi a lungo termine, che non hanno certamente la finalità di reintegrar­e il percettore nel mondo del lavoro.

È dunque compito della politica imprimere oggi lo scatto verso la crescita che serve all’Italia per ripartire, coinvolgen­do cittadini, imprese, lavoratori e, soprattutt­o, i profession­isti. Solo rimettendo­si in gioco con vigore, entusiasmo e impegno, e abbandonan­do comode posizioni di rendita, il Paese potrà darsi una seria chance di rilancio.

Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro

IL RECOVERY PLAN POTREBBE ESSERE MOLTO UTILE PER INNALZARE LE COMPETENZE TECNOLOGIC­HE

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