Libertà dei media, avvertimento di Bruxelles a Polonia e Ungheria
Anche i media sono diventati fonte di tensioni tra Bruxelles e i due principali Paesi dell’Europa dell’Est dove lo stato di diritto è a rischio. La Commissione europea si è detta ieri preoccupata da recenti iniziative a Budapest e a Varsavia. In Ungheria, a rischio è il futuro di una radio critica del premier Viktor Orbán. In Polonia, il governo Morawiecki ha presentato un progetto di legge che tasserebbe con una nuova imposta le entrate pubblicitarie.
«Nel recente rapporto sullo stato di diritto nei vari Paesi europei, ci siamo detti preoccupati per la libertà dei media in Ungheria – ha affermato il portavoce dell’esecutivo comunitario Christian Wigand –. Il caso di Klubrádió non fa che aggravare queste preoccupazioni. I media devono poter lavorare liberamente e indipendentemente ovunque nell’Unione europea (…) Siamo in contatto con le autorità ungheresi per assicurare che Klubrádió possa continuare a operare legalmente». La stazione radio, nata nel 1999, è al centro di una procedura giudiziaria. L’autorità di vigilanza sui media, nota con l’acronimo NMHH e che sul suo sito internet si dice «indipendente e autonoma», non ha rinnovato la licenza per via di ritardi nel presentare la necessaria documentazione. Klubrádió ha perso il ricorso in appello e deve ora rivolgersi alla Corte Suprema. La stazione radio, spesso critica della maggioranza al potere, ha definito la decisione giudiziaria «politica, vergognosa e vigliacca».
A Varsavia, nel frattempo, il governo Morawiecki ha presentato un progetto di legge che prevede di tassare con una nuova imposta le entrate pubblicitarie di una società. L’aliquota oscillerebbe tra il 2 e il 15% del giro d’affari pubblicitario. Tutte le imprese giornalistiche sarebbero colpite, ma il settore privato è convinto che le aziende pubbliche, di solito favorevoli alla maggioranza nazionalista al potere, saranno favorite nel pagare l’imposta, fosse solo perché godono di sussidi.
Circa 50 siti di aziende private polacche hanno deciso ieri di auto-oscurarsi in protesta per il progetto di legge. «In questa pagina dovreste vedere i nostri contenuti. Se i piani del governo avranno successo, potreste non vederli più», ha scritto il quotidiano Gazeta Wyborcza sulla prima pagina del suo sito internet. Il governo Morawiecki si difende, notando che l’imposta esiste anche in altri Paesi. Nel contempo, esprime fastidio per l’importante presenza di case editrici straniere nel Paese.
«Ci aspettiamo – ha commentato il portavoce Wigand - che gli Stati membri assicurino che le loro politiche fiscali o di altro tipo non influiscano sul loro dovere di assicurare un settore dell’informazione libero, indipendente e diversificato». Le due vicende fanno fare un salto di qualità alle tensioni tra Bruxelles e i due Paesi dell’Europa dell’Est. Nuove regole permettono alla Commissione di chiedere al Consiglio di sospendere il versamento di fondi europei a singoli Paesi nel caso di violazioni dello stato di diritto che mettano a rischio il bilancio comunitario.
A Budapest nel mirino una radio anti-Orban; Varsavia vuole tassare le entrate pubblicitarie