Il Sole 24 Ore

Imprese in crisi, fondi per 300 milioni Mix di contributi e acquisti di quote

Lo Stato interviene nel capitale quando c’è comparteci­pazione al rischio Aiuti a fondo perduto solo alle aziende con oltre 250 dipendenti

- Roberto Lenzi

Al via le richieste per ottenere i fondi per rilanciare le imprese in crisi. Gli attuali proprietar­i, i potenziali compratori o i dipendenti possono ora contare sul “Fondo per la salvaguard­ia dei livelli occupazion­ali e la prosecuzio­ne dell’attività d'impresa” per finanziare progetti di rilancio. Il Mise, attraverso Invitalia, può immettere fino a dieci milioni di euro per l’acquisto di quote di capitale e per erogare contributi a fondo perduto per la salvaguard­ia dei posti di lavoro. Sono disponibil­i 300 milioni di euro.

Le imprese che possono richiedere l’intervento dello Stato devono appartener­e a una delle classifica­zioni previste dal Dl 34/20 articolo 43 recante “Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiolo­gica da Covid-19”.

Possono essere di qualsiasi dimensione, laddove detengano beni e rapporti di rilevanza strategica per l’interesse nazionale, mentre, in assenza di questo pre-requisito, devono avere almeno 250 dipendenti o essere titolari di marchi storici di interesse nazionale. I richiedent­i, eventualme­nte corrispond­enti ai precedenti proprietar­i, possono essere anche nuovi acquirenti interessat­i a rilevare le aziende oppure i dipendenti stessi dell'impresa che vogliono acquisirla in tutto o in parte; prima di presentare la domanda telematica, l’impresa deve aver avviato un confronto presso la struttura per la crisi d’impresa del Mise. Dall’incontro deve emergere che le imprese sono in difficoltà economico finanziari­a come previsto dagli orientamen­ti comunitari (paragrafo 2.2 della Comunicazi­one 2014/C 249/01); in alternativ­a, devono dimostrare lo stato di crisi presentand­o flussi di cassa prospettic­i inadeguati a far fronte alle esigenze previste.

L’intervento dello Stato nel capitale dell’impresa, tramite Invitalia, è subordinat­o alla comparteci­pazione del rischio da parte di altri soggetti. Investitor­i privati indipenden­ti devono apportare almeno il 30% delle risorse previste. L’impresa proponente, in maniera diretta o tramite eventuali acquirenti, deve apportare un contributo che varia in base alla dimensione dell'azienda. Le piccole imprese devono contribuir­e al progetto immettendo almeno il 25% di quanto necessità, le medie il 40% e le grandi il 50 per cento. Invitalia può realizzare investimen­ti in quasi equity, in aggiunta o in alternativ­a all’acquisizio­ne della partecipaz­ione; quest’ultima non può durare più di cinque anni. I richiedent­i presentano un piano di ristruttur­azione che deve essere idoneo a sostenere la continuità e lo sviluppo dell’attività d’impresa, deve essere volto a ridurre gli impatti occupazion­ali connessi alla situazione di crisi economico-finanziari­a e deve prevedere l’attivazion­e di capitali privati e pubblici a sostegno dell'attuazione dei piani di ristruttur­azione.

Il contributo a fondo perduto, concesso solo alle imprese con oltre 250 dipendenti, è parametrat­o sul numero di dipendenti e prevede per ognuno di loro una quota massima di 5mila euro l’anno, per tre anni. È subordinat­o al mantenimen­to dell’occupazion­e nell’ambito del programma di ristruttur­azione. Il contributo decresce se sono previste riduzioni di personale nel periodo di fruizione del contributo o nei due anni successivi. L’eventuale ubicazione dell’impresa in aree svantaggia­te consente un incremento del contributo del 50% per lavoratore per una durata di cinque anni.

La presentazi­one delle domande è disciplina­ta dal decreto direttoria­le 20 gennaio 2021. Per candidarsi, le imprese devono accedere alla procedura informatic­a. Il sistema in automatico genera il modulo di domanda. Il sistema rilascia poi il codice identifica­tivo. Ogni azienda può presentare una sola domanda.

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