Il Sole 24 Ore

La privacy dentro Clubhouse

Ad oggi l’app di vocali più discussa del web è un suggestivo insieme di bolle audio, un tributo alla cultura, ma con gigantesch­i problemi sotto il profilo delle regole sulla gestione dei dati degli utenti

- Luca Tremolada

Pr applaudire si accende e spegne il microfono, appena qualcuno inizia a parlare è automatico dedicarsi ad altro e se ti distrai un attimo scatta un “soliloquio collettivo” che rischia di essere mortale per chi vi ascolta. Parliamo di Clubhouse, il nuovo social network più discusso sulle reti social. Per chi non ne avesse mai sentito parlare di una applicazio­ne che permette di comunicare solo utilizzand­o la voce, in modalità sincrona. Cioè, a differenza degli altri social più popolari non si scrive non si pubblicano foto o video e nemmeno si postano “vocali”. Si parla o si ascolta in diretta. Come durante una “call” in videoconfe­renza ma senza video. Un tributo alla cultura vocale, alla radio e ai più moderni podcast.

Tecnicamen­te si presenta come un vocale condiviso ed educato dove per ora (siamo all'inizio) tutti si ascoltano e quando ne hai abbastanza te ne esci senza dare fastidio a nessuno. È il social che ci meritiamo, hanno commentato in rete, dopo l'orgia di videoconfe­renze che molti di noi hanno vissuto e stanno vivendo a causa della pandemia. Sembra una di quelle convention monstre che si tenevano quando non c'era il Covid-19 in grandi hotel: ogni stanza una sessione parallela con persone che parlano e sulla porta una targhetta con il titolo del convegno. L'applicazio­ne è stata creata da Paul Davison e Rohan Set (Alpha Exploratio­n) ed è disponibil­e nell'App Store di Apple da aprile del 2020. Attenzione, per ora è solo per iPad e iPhone. Niente Android, vuole dire che per ora nove smartphone su dieci non ci possono “giocare”. E poi è ad inviti. Ogni account ne ha a disposizio­ne due. La scarsità nel digitale premia sempre. E infatti la strategia per ora almeno a livello mediatico funziona. Secondo le stime di Vincenzo Cosenza, autore del blog Vincos.it ed esperto di social media, in Italia, nell'ultima settimana, è stata la terza app più scaricata e la prima tra quelle social (dati fornitimi da Similarweb) e potrebbe essere attiva negli smartphone di almeno 50mila persone.

Chi c'è su Clubhouse? I soliti dell'avanguardi­a di internet, la vecchia scuola di chi frequenta i social, poi professori universita­ri, giornalist­i, qualche calciatore, qualche vip della tv e moltissimi profession­isti che tengono non brevi pitch su loro stessi per accreditar­si e presentars­i alla comunità. Nella realtà in questa primissima fare Clubhouse è un insieme di bolle audio, affascinan­ti ma con gigantesch­i problemi sotto il profilo della privacy. Il garante che si conferma molto attivo sui social nel senso proprio del termine (si veda la vicenda TikTok), avrebbe inviato a Alpha Exploratio­n una richiesta formale per accertarsi che siano rispettati i diritti dei cittadini europei, come prescrive il Regolament­o generale comunitari­o per la protezione dei dati personali (Gdpr). Per quanto, come sostengono gli esperti sia difficile trovare un social che garantisca appieno la conformità al GDPR, nel caso di Clubhouse l'informativ­a è poco chiara, non specifica per esempio, per

Almeno 50mila persone usano l’applicazio­ne per ora disponibil­e su iPhone e iPad

quanto tempo vengono trattenute le informazio­ni e che tipo di profilazio­ne pubblicita­ria viene posta in essere. Ad oggi è obbligator­io collegare l'account a un numero telefonico. Quindi diciamo che la prima informazio­ne personale che ti viene richiesta è il numero di telefono che serve per ricevere via Sms il codice di ingresso. Per iscriversi a Clubhouse bisogna avere almeno 18 anni e non ci sono strumenti in grado di verificare l'età che viene dichiarata dagli utenti. I server sono su territorio statuniten­se. I dati dell'utente, si legge nei termini di utilizzo, possono essere utilizzati in forma aggregata per analisi statistica ma anche per fini pubblicita­ri. Non è chiaro però lo scopo. Clubhouse utilizza server sul territorio degli Stati Uniti. . Non è chiaro cosa resti a Clubhouse di noi dopo la chiusura di un account. É chiaro invece che la società dice di non essere responsabi­le per l'uso di eventuali registrazi­oni da smartphone delle conversazi­oni e delle comunicazi­oni e di non essere responsabi­le per «le perdite di dati e le comunicazi­oni sia offline che online». In sostanza l'utente utilizza il servizio a proprio rischio e pericolo. Ad oggi non c'è un riferiment­o alla Gdpr ma solo al California Consumer Privacy Act . La società però si è detta aperta ad adottare altre normative sulla privacy. Nel’ultimo aggiorname­nto dei giorni scorsi è stata aggiunta la possibilit­à per tutti, quindi anche per il pubblico, di segnalare un troll anche dopo che ha lasciato la stanza.

Staremo a vedere.

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Note: * Beta testers - Fonte: Statista
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All’inizio Clubhouse è stato subito molto popolare in Cina. Oggi è l'ultima vittima della censura di Pechino. Già dalla serata di lunedì molti utenti si sono visti ricevere un messaggio di errore nel tentativo di accesso alla app, e l'hashtag Clubhouse, è scomparso anche dai trend topic di Weibo, il social più popolare in Cina.
La censura in Cina. All’inizio Clubhouse è stato subito molto popolare in Cina. Oggi è l'ultima vittima della censura di Pechino. Già dalla serata di lunedì molti utenti si sono visti ricevere un messaggio di errore nel tentativo di accesso alla app, e l'hashtag Clubhouse, è scomparso anche dai trend topic di Weibo, il social più popolare in Cina.

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