Gli smart building evolvono, ma restano poco «intelligenti»
Un fenomeno ancora limitato, sia per il numero di interventi effettuati sia per le cifre in gioco. Gli investimenti per dotare un edificio di “intelligenza”, e quindi di sistemi per la gestione automatizzata degli impianti, rappresentano solo un quarto della spesa complessiva relativa allo smart building in Italia, che nel 2019 è arrivata a quota 8,2 miliardi di euro. Lo dice un rapporto presentato ieri dalla School of Management del Politecnico di Milano, secondo cui a incedere negativamente sullo sviluppo di progetti dedicati è principalmente la scarsa consapevolezza dei vantaggi che questi edifici possono generare in termini di efficienza energetica, sicurezza, comfort e benessere. Nell’arco del prossimo decennio, una volta assorbita la crisi da Covid-19, gli investimenti in ottica “smart” sono tuttavia destinati a crescere significativamente e molto dipenderà dallo sviluppo del parco edilizio, con il Superecobonus a fare da traino per la riqualificazione di intere aree (anche se incentiva la spesa innovativa, senza privilegiare la parte più intelligente). Per le tecnologie di automazione (sensoristica e attuatori) e le piattaforme di raccolta e analisi dei dati, in particolare, si prevede al 2025 un incremento medio del 16%, per una spesa di 2,7 e 2,5 miliardi di euro rispettivamente.