Su Rousseau ok dal 59% ma Di Battista lascia
Spettro scissione, sul piede di guerra ci sono circa 22 parlamentari
Terzo governo in tre anni, terzo ( e più sofferto) via libera della base M5S: il voto su Rousseau si è concluso con un 59,3% di « sì » ( 44.177) e un 40,7% di « no » ( 30.360) alla partecipazione a un esecutivo guidato da Mario Draghi. « La responsabilità è il prezzo della grandezza » , ha commentato a caldo Luigi Di Maio, riconoscendo agli iscritti « grande maturità, lealtà verso le istituzioni e senso di appartenenza al Paese » , ma soprattutto certificando il salto evolutivo del Movimento suggellato dal “timbro” di Beppe Grillo e di
Giuseppe Conte. « Sceglie la via europea - ha affermato il ministro degli Esteri uscente -: un insieme di valori e diritti di cui tutti beneficiamo e dietro ai quali, purtroppo, si nascondono egoismi e personalismi » .
Il primo effetto è dirompente. In un video Alessandro Di Battista, che aveva continuato a opporsi al governo Draghi usando parole pesantissime ( « Il curriculum di Berlusconi ci impone di dire “no” » ) , ha comunicato l’addio: « Ora non posso che farmi da parte » . Qualcuno ironizza: « Magari è soltanto l’ennesimo arrivederci » . Ma l’ipotesi scissione è concreta. Sul piede di guerra ci sono circa 22 parlamentari, tra cui Lezzi e Lannutti. Crucioli e Cabras hanno già anticipato che non voteranno la fiducia. La tensione con Davide Casaleggio è risalita alle stelle dopo che ieri mattina aveva sostenuto, stoppato dal reggente Vito Crimi, che in caso di vittoria del “no” si sarebbe dovuto decidere tra la contrarietà e l’astensione. Ha di nuovo ottenuto il riconoscimento della sua piattaforma come centrale per la vita del M5S, ma a che prezzo? La frattura c’è, più ampia che mai. Soffia sul fuoco Matteo Salvini. « Nonostante i sì di Grillo, Conte, Di Maio e Crimi, il Movimento si è diviso » , è la lettura del Carroccio. « In questa situazione è ancora più importante il ruolo di Lega e Forza Italia » .
Ma i governisti fanno muro. Il presidente della Camera, Roberto Fico, tra i principali fautori della svolta, ha parlato in una lettera aperta di « un’assunzione di responsabilità » rilanciando l’alleanza cementata nel Conte 2: « Il Movimento, forza di maggioranza relativa in Parlamento, riveste un ruolo cruciale, nell'ambito dell’asse stabile e leale costruito nei mesi precedenti con Pd e Leu » . Che a loro volta hanno tirato un sospiro di sollievo: il disco verde dei pentastellati evita lo spettro di un governo a trazione centrodestra.
Crimi ha specificato subito dopo la chiusura delle urne online che « il voto degli iscritti è vincolante. Il Movimento sosterrà il nuovo governo. Siamo pronti a metterci al lavoro e a disposizione del presidente incaricato » . In caso di voto contrario in Aula partiranno le espulsioni, ma dai vertici già si lascia intendere che l’astensione o l’assenza saranno tollerate. Adesso i Cinque Stelle sperano in due ministeri. I nomi in pole sono quelli di Di Maio e Stefano Patuanelli. « Ma se entrano i leader ci sarà Crimi? » , è la domanda che serpeggia. Quanto a Conte, nel M5S sono in molti a sognarlo al governo. Ci sarebbe stato ieri un colloquio tra lui e Draghi, anche per sciogliere il nodo del decreto legge atteso in Cdm. Ma le carte sono ancora coperte.
Di Maio: « Grande maturità degli iscritti, scelta la via europea » Fico rilancia l’asse « leale » con il Pd e Leu
Il segretario dem: « Chiediamo solo che la squadra di governo sia autorevole e rispetti il pluralismo politico e la parità di genere »