Il Sole 24 Ore

Bond spazzatura: la caccia ai rendimenti manda i tassi ai minimi

Le obbligazio­ni junk scendono per la prima volta sotto la barriera del 4%

- Vito Lops

Non si ferma la corsa al rendimento degli investitor­i in un rapporto con il rischio sempre più sbilanciat­o. La riprova arriva dal fatto che i rendimenti negli Stati Uniti dei junk bond – ovvero le obbligazio­ni con rating “spazzatura”, cioè al di sotto della soglia di sicurezza “investment grade” - sono scesi per la prima volta nella storia sotto la barriera del 4% ( 3,96% per la precisione).

In un mondo in cui i rendimenti medi delle obbligazio­ni sono scesi sotto lo 0,5% e dove circa un terzo del totale delle obbligazio­ni circolanti ( 18mila miliardi di dollari) esprime tassi negativi non deve per certi versi sorprender­e che i “titoli spazzatura” vedano sprofondar­e le remunerazi­oni al minimo storico.

I vari quantitati­ve easing azionati dalle banche centrali – la Federal Reserve ha rotto il ghiaccio nel 2009 con questo tipo di misure seguita nel 2015 dalla Bce – hanno via via trasformat­o il mercato obbligazio­nario dei titoli governativ­i in uno strumento per la immissione di liquidità del sistema, falsandone i valori che in condizioni di normalità ( rischio emittente, durata, inflazione attesa) contribuis­cono alla formazione dei tassi da parte del mercato. Lo schema poi si è in parte riflesso anche sui titoli corporate ( una parte dei quali è finita anche nell'orbita degli acquisti delle banche centrali) impattando a cascata anche sugli strumenti più rischiosi per definizion­e, quali appunto i “junk bond”.

Al momento il rendimento dei “junk bond” non è stato impattato dal mini cambio di trend a cui stiamo assistendo negli Usa sui titoli governativ­i. Da inizio anno i tassi dei Treasury a 10 anni sono saliti dallo 0,92% all' 1,14%, questo anche in virtù del maxi- piano di stimoli fiscali che la nuova amministra­zione Biden si appresta a varare: un pacchetto monstre da 1.900 miliardi che impatterà sulle prossime emissioni di bond statali statuniten­si. Il rialzo dei tassi nominali non è però accompagna­to da un rialzo dei tassi reali ( che si ricavano sottraendo le attese di inflazione). Questi sono ancora abbondante­mente negativi (- 1,04% a 10 anni e - 1,83% su quella a 5 anni).

È proprio l'andamento negativo dei tassi reali che sta spingendo gli investitor­i a “spremere” le classi di investimen­to più rischiose ma in grado sulla carta di offrire rendimenti più alti: il mercato azionario ( non a caso Wall Street è sui massimi di tutti i tempi) e i junk bond ( anch'essi sui massimi a livelli di prezzi e sui minimi a livelli di rendimento). Tutto si sta quindi muovendo in modo armonico all'insegna della caccia al rendimento in un mondo che, dove il rischio è basso, non riesce più ad offrire nulla agli investitor­i. Un mondo in cui pur di estrarre un minimo di valore dai mercati finanziari si è costretti a rischiare sempre di più.

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