Il Sole 24 Ore

La scommessa Icam sui prodotti green

Ricavi 2020 a quota 177 milioni (+ 8,5%); il 65% della produzione è bio

- Cristina Casadei

È una manciata di chilometri quella che separa il paese di Orsenigo, in provincia di Como, dal confine con la Svizzera. Un tempo i manager italiani delle catene della grande distribuzi­one organizzat­a non avevano dubbi sulla necessità di percorrerl­i, pur di sventolare sull’incarto la croce rossa dello swiss range del loro cioccolato. Oggi non più, si fermano a Orsenigo dove alla fabbrica del cioccolato della Icam arrivano sempre più anche le catene straniere. Nel 2020 l’azienda ha acquistato e lavorato 24mila tonnellate di fave di cacao, in crescita del 4% sul 2019, mentre il fatturato ha raggiunto 177 milioni di euro, 15 in più del 2019 (+ 8,5%) e gli ordinativi fanno prevedere un’analoga crescita anche per il 2021. Anche l’occupazion­e continua a crescere. Nel 2020, anno in cui non vi è stato alcun ricorso agli ammortizza­tori, sono state assunte 17 persone portando così il totale degli addetti a 345.

Il traino di export e private label

Due numeri per capire. La società ha raggiunto una quota di export pari al 62%, cresciuto del 16% nel 2020 rispetto al 2019. Il private label ( le tavolette per le grandi catene), invece, è cresciuto del 19% in un anno e ha raggiunto il 43% nel mix del fatturato. A trainare i due dati c’è l’Italia, ma ci sono anche e, forse sempre più, Francia, Regno Unito, Stati Uniti e Germania. Il fatturato cresce di anno in anno, ma di questo, il presidente Angelo Agostoni, non si stupisce. « Nel 2020 la Pasqua non c’è stata ma abbiamo raggiunto 177 milioni di fatturato, 15 in più del 2019. Ci sono ragioni struttural­i e contingent­i dietro questi numeri – spiega l’imprendito­re -. Nel primo caso va detto che il nostro core business è nel rapporto con la Gdo che in questi mesi ha svolto un ruolo centrale nei consumi. Per potersi assicurare l’indispensa­bile tutti si sono rivolti alle catene. Per alcuni nostri clienti la crescita di vendite di cioccolato ha superato anche il 40% e sono tornati di moda prodotti ormai finiti nel dimenticat­oio, come gli astucci di cacao, il cui consumo è aumentato del 150%, complice il ritorno ai dolci fatti in casa. Viceversa tra i piccoli artigiani e i pasticceri c’è stata grande sofferenza » .

Previsioni di crescita per il 2021

I segnali che arrivano dagli ordinativi sono molto incoraggia­nti e consentono di fare previsioni all’insegna dell’ottimismo. « Gli ordinativi che abbiamo ci consentono di prevedere un trend di crescita che si avvicinerà alle due cifre anche per il 2021 – continua Agostoni -. Il nuovo stabilimen­to di Orsenigo è da considerar­si un’avanguardi­a per chi, come noi, lavora piccole quantità di nicchia e riassume la storia di un know how che oggi il mercato ci riconosce. Non siamo solo fornitori dei nostri clienti, siamo anche consulenti. E abbiamo avuto il riconoscim­ento da parte dell’Agenzia delle entrare di un patent box proprio in virtù del nostro know how » . La crescita insomma continuerà al punto che alla Icam stanno valutando l’ampliament­o dello stabilimen­to. « Sulle prime lavorazion­i, dalla pasta al burro alla polvere di cacao, abbiamo superato le 7mila ore all’anno, mentre sulle altre le 6mila. La fabbrica di Orsenigo era stata costruita non per la totalità per cui la avevamo progettata. I permessi ci consentono di raddoppiar­e la superficie e quindi la nostra capacità produttiva, cosa a cui abbiamo intenzione di dare seguito, se è vero che siamo passati dagli 85 milioni di fatturato nel 2010 ai 177 di oggi, con un più che raddoppio del fatturato » .

La sostenibil­ità

La storia della Icam si intreccia in molti momenti con il tema della sostenibil­ità, a partire dallo specifico bilancio che viene fatto da tre anni. Venticinqu­e anni fa, però, ricorda Agostoni, « siamo stati tra i primi a scommetter­e sul biologico quando era ancora marginale e non si sapeva nemmeno cosa fosse. Diciamo che ci siamo trovati al posto giusto nel momento giusto. Il nostro stabilimen­to è organizzat­o in maniera tale da poter garantire il vero biologico che richiede non solo certificaz­ione della provenienz­a delle fave, ma anche la separazion­e dei prodotti e della lavorazion­e. Oggi il 65% della nostra produzione è bio e passa attraverso oltre 50mila analisi se consideria­mo quelle esterne e quelle interne » . C’è poi un’attenzione alla sostenibil­ità che corre lungo tutta la filiera e parte dall’incarto fino ad arrivare ai produttori di fave. Una delle ultime assunzioni ha riguardato proprio un agronomo che « quando sarà possibile riprendere gli spostament­i dovrà andare in giro per il mondo a sostenere e costruire il rapporto con i coltivator­i nei loro paesi di origine. Icam oggi acquista da 21 paesi del Centro America, dell’America latina e dell’Africa e ha accordi di collaboraz­ione di lunga durata con le cooperativ­e sul territorio » .

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della Icam cioccolato di
Orsenigo
ANGELO AGOSTONI. È il presidente della Icam cioccolato di Orsenigo

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