Il Sole 24 Ore

Opa Creval, l’Agricole non alza il prezzo L’utile a 737 milioni

Il ceo Musca: « Non c’è contro offerta. Fiducioso sulla riuscita finale » La proposta del gruppo da 10,5 euro ad azione è tutta in contanti

- Luca Davi

La rotta del Crédit Agricole non cambia: il prezzo dell’Opa lanciata sul Creval è giusto. E i tempi per la sua realizzazi­one saranno rispettati. A dirlo sono i vertici della Banque Verte, che ieri hanno presentato anche i conti relativi al 2020. Un appuntamen­to, quello con gli analisti, che è servito per ribadire quanto il gruppo francese sia convinto del successo dell’offerta varata a novembre che ha come obiettivo la conquista della banca valtelline­se. « Offriamo un buon prezzo - dice il deputy- ceo della banca francese, Xavier Musca - Constato che non c’è una contro- offerta. Sono particolar­mente fiducioso sulla riuscita finale del processo in cui siamo impegnati » . E a sostegno della sua tesi, Musca porta il fatto che l’offerta da 737 milioni ( 10,5 euro ad azione) sia tutta cash. « Penso che negli ultimi 20 anni non ci sia stata nessuna offerta in contanti per una banca italiana. Siamo i primi a farla » , è la riflession­e.

Il tema del prezzo del resto è da tempo oggetto di grande attenzione da parte del mercato. Il titolo Creval continua a quotare sul valori superiori a quelli dell’Opa ( ieri ha chiuso a 12,17 euro) e diversi azionisti si sono espressi a favore di un rilancio invece escluso dai francesi. Che, d’altra parte, proseguono nella road map tracciata. « Siamo perfettame­nte in linea con il calendario iniziale - dice il vice direttore generale e direttore finanziari­o dell’Agricole, Jerome Grivet - Dobbiamo aspettare l’ok della Bce e poi potremo presentare il documento di offerta alla Consob » .

Xavier Musca è

alla guida del Crédit Agricole e

crede nella riuscita dell’Opa

Si vedrà. Sotto il profilo dei conti il colosso bancario francese ha chiuso il 2020 con un utile netto di 4,68 miliardi, in calo del 34,9% rispetto al 2019. A incidere sulla redditivit­à sono in particolar­e gli accantonam­enti su crediti, raddoppiat­i nel 2020 a 3,65 miliardi, e la svalutazio­ne di circa 900 milioni di euro sulla controllat­a Credit Agricole Italia, effettuato a dicembre.

Il calo tuttavia non ha impedito al titolo quotato alla borsa di Parigi di balzare 5%, a 10,7 euro. A galvanizza­re gli investitor­i è stata in particolar­e la politica sui dividendi. Il Cda proporrà infatti all’assemblea del prossimo 12 maggio la distribuzi­one di 80 centesimi per azione, un valore superiore alle attese degli analisti e al parametro del 50% fissato dalla politica del gruppo. Mettendo a disposizio­ne degli analisti l’opzione di uno scrip dividend porta di fatto il payout ratio al 66%. A tutto questo il gruppo punta ad aggiungere un buyback azionario fino al 5% del capitale per compensare gli effetti diluitivi dell’opzione sullo scrip. Il tutto avviene nel rispetto « scrupoloso » della raccomanda­zione della Bce sul tema, spiega la banca. Di fatto con questa mossa l’Agricole assicura agli azionisti un rendimento dell’ 8% circa.

Sul versante italiano Crédit Agricole a fine 2020 ha fatto registrare un risultato netto aggregato di 737 milioni di euro (- 13% anno). L’andamento è influenzat­o da accantonam­enti prudenzial­i a fronte della crisi Covid- 19. La banca guidata da Giampiero Maioli ha registrato finanziame­nti per 77,6 miliardi di euro (+ 2%) e una raccolta totale a quota 270 miliardi, in crescita del 3 per cento.

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FRANCESE
IL BANCHIERE FRANCESE
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