LE AUTORIFORME NECESSARIE DELL’UNIONE
Questo volume nasce da alcune circostanze che credo sia giusto rendere esplicite al lettore. La prima è che, dopo alcuni anni di lavoro sul progetto Revitalizing Anaemic Europe della Fondazione Economia di Tor Vergata ( Gruppo dei 20), ho accumulato una serie di riflessioni che mi è sembrato meritassero un inquadramento complessivo. Il volume nasce, dunque, come una collezione di analisi fatte in tempi diversi, riviste in questa occasione, sia per attualizzarle, che per dar loro la necessaria omogeneità. C’è comunque un filo conduttore nell’approccio adottato che è quello di fornire una guida a studenti e lettori sugli eventi che dall’euro in poi hanno caratterizzato la costruzione europea.
La seconda è l’essermi trovato, nel tenere il mio corso universitario, di fronte alla difficoltà di disporre di un testo capace di mettere assieme i dati e gli aspetti istituzionali. Ecco perché il volume segue un percorso in cui viene tracciata una panoramica delle questioni più controverse che hanno affannato e tuttora affannano l’Europa. L’idea è quella di aiutare, chi lo voglia, ad averne consapevolezza o a trasmetterla ad altri. Si tratta di un compito oggi particolarmente arduo a causa dello straordinario cambiamento e impegno che la crisi del Covid- 19 sta imponendo all’Europa. L’obiettivo di fondo del volume è la convinzione che non si può prescindere dall’Europa e che bisogna spiegare perché è proprio così. Ma anche che è impossibile parlare delle difficoltà e dei ritardi dell’economia e della società italiana senza inserirli nel quadro europeo.
Al di là della contrapposizione di principio tra sovranisti e non, l’Europa è un riferimento essenziale oltre che necessario, non solo per il nostro Paese. Occorre peraltro riconoscere che c’è una forte esigenza che a Bruxelles vengano prese decisioni capaci di rivitalizzare un’Europa anemica.
Quando usai per la prima volta, qualche anno fa, quest’espressione, sembrava fosse troppo “forte”. Poco alla volta è entrata nell’uso comune e oggi, semmai, sembra debole rispetto ai tanti problemi da affrontare. L’Europa stenta a crescere e deve fronteggiare sfide globali quali la crisi demografica e migratoria, i conflitti commerciali tra Stati Uniti e Cina, le conseguenze della globalizzazione, il cambiamento climatico e le esigenze ambientali.
A queste sfide si è aggiunta quella del tutto inattesa, ma decisiva e dominante, della salute. Non c’è dubbio che la pandemia da coronavirus abbia messo il mondo e non solo l’Europa di fronte a una sfida epocale.
Ma rimane pur sempre l’esigenza di coniugare il bene primario della tutela della salute con quella della risposta a una crisi economica e sociale senza precedenti. Quel che è certo è che l’Europa, messa in difficoltà dalla crisi del 2008- 2013, dai cambiamenti legati alla globalizzazione e anche dall’uscita del Regno Unito, si trova a dover prendere decisioni di enorme difficoltà di fronte alla crisi da coronavirus. Dopo qualche momento di preoccupante incertezza, la strada imboccata sembra quella giusta. Va detto che momenti difficili ci sono stati, anche in passato, ma l’Unione li ha superati ed è andata avanti autoriformandosi. C’è da credere che ci riuscirà anche questa volta.
E l’Italia? I suoi rapporti con la Ue si misurano, oltre che in termini di governance, nell’ambito di Consiglio e Parlamento europeo, nelle procedure previste dal Mercato unico e dal Trattato di Maastricht e, oggi, nella nostra capacità di riprendere il cammino dopo aver vinto la sfida del coronavirus e delle sue conseguenze. È difficile fare previsioni su quello che accadrà nella governance Ue, anche perché ci eravamo abituati, come in un rito, a vedere l’Europa in termini di Semestre europeo, di debito e deficit, nonché a discutere dei limiti delle politiche di austerità. Le politiche di austerità adottate in questi anni dall’Unione sono state oggetto di critiche da parte delle stesse istituzioni che le avevano sostenute, ma è anche vero che il nostro Paese si è trovato a constatare, anno dopo anno, eccessi di debito e deficit che sono in contrasto con gli accordi da noi stessi sottoscritti. È difficile prevedere i cambiamenti che avverranno a seguito della crisi da Covid- 19, che mette insieme le questioni sanitarie e la recessione globale. Non sono certo da sottovalutare le enormi difficoltà che la Ue si trova ad affrontare in questo momento. In ogni caso, la nostra stella polare non può che essere quella di valorizzare le opportunità che ci vengono dall’appartenere all’Europa della moneta unica. Far parte di un Mercato unico di 27 Paesi e di 450 milioni di consumatori ci consente di partecipare a un mondo che, a dispetto di tutto, rimane globale.
Accanto ai benefici di questa appartenenza ci sono naturalmente i costi, ma è bene aver sempre presente entrambi i lati di questa medaglia. È quello che cercheremo di fare nel seguito, cominciando dalle grandi sfide con cui dobbiamo oggi confrontarci.
Non ha senso parlare del resto senza avere piena consapevolezza dei caratteri e della dimensione di queste sfide.