Svezia, catena corta per l’acciaio
Sfruttare le nuove tecnologie. Non tanto per far “tornare indietro” imprese delocalizzate anche per essere vicine a mercati importanti, ma per fermare l’outsourcing di alcuni processi produttivi e semplificare enormemente catene di forniture che si sono rivelate, con la crisi pandemica, troppo complesse.
Un esempio viene dalla Svezia, e in un settore maturo come quello dell’estrazione del ferro e della produzione dell’acciaio. In quello che è destinato probabilmente a diventare il maggior investimento industriale nella storia del Paese, la compagnia mineraria pubblica Lkab ha varato un progetto del valore di 400 miliardi di corone, circa 40 miliardi di euro, per sostituire totalmente, entro il 2045, l’idrogeno al carbone nella produzione di acciaio . Si tratta di produrre “spugne di ferro”, anche da quelli che attualmente sono rifiuti minerari, al posto degli attuali pellets. Queste spugne potranno poi essere utilizzate in nuove acciaierie elettriche. Gli impianti, soprattutto, saranno collocati vicino alle miniere di ferro già esistenti di Malmberget e di Kiruna nel Norrbotten, provincia all’estremo nord del Paese.
Il 2045 potrebbe sembrare lontano, ma la Lkab intende iniziare subito nella creazione di una catena del valore corta e carbon free. Il progetto prevede la costruzione, a Malmberget, di un impianto di produzione di pellet con biocombustili, che permetterà di ridurre del 40% le emissioni di carbon fossile e sarà un primo passo verso la realizzazione della nuova catena del valore.