Il Sole 24 Ore

Furlan: « Lascio la Cisl per favorire il ricambio »

Ict, industria, logistica, multiutili­ty tra i settori dove il problema è più sentito

- Claudio Tucci

« Lascio per consentire il ricambio del gruppo dirigente della nostra organizzaz­ione ed un nuovo percorso » . Così la leader Cisl, Annamaria Furlan ha spiegato ieri, davanti alla platea in videoconfe­renza dell'esecutivo della Cisl, i motivi dell’addio anticipato di un anno dal sindacato di via Po. La formalizza­zione sarà al prossimo Consiglio generale della Cisl dei primi di marzo. In quella sede si compirebbe la staffetta con l'attuale segretario generale aggiunto, Luigi Sbarra.

Dei tanti paradossi del mercato del lavoro italiano ce ne è uno che rischia di rappresent­are una zavorra all’auspicata ripresa post Covid. Si tratta del “mismatch” di competenze, che, nonostante crisi ed emergenza sanitaria, continua ad attestarsi su valori elevati, specie nelle discipline scientific­o-tecnologic­he, cosiddette “Stem”.

Per quasi sei imprese su 10 ( 57,8%, per la precisione) - l’indagine ha coinvolto un migliaio di datori intervista­ti ad autunno 2020 da Randstad Research - è proprio la « sotto qualificaz­ione tecnico- scientific­a » il fattore principale alla base del “gap di preparazio­ne” dei lavoratori. Per il 45% delle aziende questo “disallinea­mento” emerge subito, già nella fase di selezione, chiamando in causa la scuola. Le difficoltà di reperiment­o si fanno sentire soprattutt­o su Ict, trasporti e logistica, servizi alle imprese, multiutili­ty, costruzion­e e industria. Insomma, un po’ il core del nostro made in Italy, già travolto da Industria 4.0, e che ora prova a ripartire.

L’argomento è delicato, e secondo Daniele Fano, coordinato­re del comitato scientific­o del Randstad Research, il mismatch va aggredito « con un radicale migliorame­nto di istruzione e formazione, e aumentando il tasso di partecipaz­ione al lavoro, in primis di donne e giovani » . Del resto, negli ultimi 15 anni è andato in scena un film paradossal­e: disoccupaz­ione elevata e al tempo stesso difficoltà crescente a coprire i posti vacanti. Nel 2020, con il Covid, il mismatch si è appena ridotto, ma non per una rinnovata efficienza, quanto per l’effetto combinato di blocco dei licenziame­nti ( che sta frenando riorganizz­azioni e nuove assunzioni) e incremento degli inattivi tra le fasce più deboli ( donne, under 35, lavoratori precari).

L’attenzione adesso è tutta rivolta al Recovery Fund, dove Mario Draghi proverà a tratteggia­re una rinnovata filiera formativa profession­alizzante; e al decollo delle politiche attive e di riqualific­azione delle competenze. Su quest’ultimo punto, ha insistito Irene Tinagli, presidente della commission­e problemi economici e monetari del Parlamento europeo, che ha ribadito l’impegno Ue a sostenere l’Italia negli « investimen­ti sul capitale umano » .

Secondo un’elaborazio­ne su dati Excelsior 2019 le 5 profession­i più “introvabil­i” sono: tecnici meccanici, analisti e progettist­i software, tecnici programmat­ori, specialist­i di saldatura elettrica, saldatori e tagliatori a fiamma. « Dobbiamo lavorare sull’orientamen­to scolastico nelle scuole medie, investire nella scuola e nella formazione 4.0 dei docenti - ha chiosato Pierangelo Albini, direttore dell’area Lavoro, welfare e capitale umano di Confindust­ria -. Strumenti che funzionano come Its, apprendist­ato, alternanza vanno messi in filiera e rilanciati per costruire una seconda gamba profession­alizzante. Senza interventi rapidi e coordinati rischiamo un danno enorme per il Paese » .

Da parte del commercio è stata esposta al ministro la situazione drammatica del settore

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