Il Sole 24 Ore

M5S lavora per frenare il dissenso su governo e futura leadership

Oggi l’esito del voto su Rousseau per il comitato al posto del capo politico

- Manuela Perrone

C’è il fronte esterno dell’appoggio al governo Draghi, con il pallottoli­ere che ieri registrava 10 senatori al massimo convinti a votare no ( gli unici davvero a rischio espulsione, come Mattia Crucioli) e altri 10 propensi ad astenersi o a non partecipar­e al voto. L’obiettivo è ridurli della metà. E poi c’è in prospettiv­a il fronte interno della nuova leadership da costruire, se oggi la consultazi­one su Rousseau confermerà il via libera alla modifica statutaria che introduce il comitato direttivo di cinque componenti al posto del capo politico.

Il M5S arriva dilaniato alla fiducia in Senato a Mario Draghi: orfano di Giuseppe Conte, costretto a digerire la convivenza con gli ex nemici storici di Forza Italia e con gli ex alleati della Lega, scosso dall’addio di Alessandro Di Battista e depotenzia­to con quello che gli eletti consideran­o il downgrade più bruciante, ovvero il trasloco di Stefano Patuanelli dallo Sviluppo economico all’Agricoltur­a. Ma il Movimento arriva al test in Aula anche con il timbro di Beppe Grillo, tornato a indicare la linea, chiedendo e ottenendo il nuovo ministero della Transizion­e ecologica come passaporto per il via libera a Cinque Stelle.

Il garante viene raccontato stanco. Per tutta la giornata di ieri è stato invocato un suo nuovo intervento per rinnovare il placet al governo Draghi e calmare le acque. Deputati e senatori si sono riuniti ancora in assemblee separate in serata. Al mattino una petizione online firmata da circa 70 iscritti, tra cui parlamenta­ri come Lezzi, Angrisani e Granato aveva richiesto di indire un’altra votazione su Rousseau, stavolta mettendo nel mirino anche « le responsabi­lità personali » di Crimi e del comitato di garanzia nell’aver avallato un quesito giudicato scorretto perché ila Transizion­e ecologica non prevede la fusione tra Ambiente e Mise. La nascita dell’intergrupp­o M5S- Pd- Leu ha contribuit­o a surriscald­are gli animi degli ortodossi, che sospettano un asse per minare la ricandidat­ura di Virginia Raggi a Roma.

I pontieri, tra cui Crimi, i ministri ( in primis Federico D’Incà, titolare dei Rapporti con il Parlamento) e il capogruppo Ettore Licheri, hanno comunque lavorato senza sosta a Palazzo Madama per ridurre il dissenso. « Non cambiamo linea politica, non consentire­mo mai al Sistema di riprenders­i quello che abbiamo conquistat­o » , ha assicurato Licheri rispolvera­ndo la vecchia retorica anti- sistema e ventilando per il M5S un ruolo di sentinella. Sulla stessa linea Giuseppe Brescia alla Camera: « Staremo nella maggioranz­a con spirito critico » . Se il tentativo funzionerà si vedrà oggi. E l’esito non sarà ininfluent­e rispetto alle due partite interne alle viste: le nomine dei sottosegre­tari ( al M5S dovrebbero andarne 13) e la futura leadership collegiale, che dovrebbe nascere a marzo. Vale il monito di Grillo: « O di qua o di là » . O dentro o fuori. Da tutti i giochi.

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