Il Sole 24 Ore

MARONGIU, IL PADRE DELLO STATUTO DEL CONTRIBUEN­TE

- di Gaetano Ragucci Presidente Nazionale Anti Professore di diritto tributario dell’Università degli Studi di Milano

Gianni Marongiu ha vissuto da protagonis­ta un’epoca nella quale competenza e preparazio­ne erano davvero al servizio dei cittadini. Questo rendeva la sua figura esemplare, in una stagione in cui con troppa leggerezza si è pensato, a torto, che se ne potesse fare a meno. Ora la sua scomparsa priva la comunità accademica e civile di una guida e di un punto di riferiment­o preziosi.

Dal 1969, anno in cui conseguì la libera docenza, insegnò a Trieste, Milano e Genova dove fu titolare delle cattedre di diritto tributario e poi di diritto finanziari­o. Fu autore di centinaia di articoli e note a sentenza sulle principali riviste, e di numerosi volumi dedicati al diritto tributario e alla sua storia nell’epoca giolittian­a, durante il fascismo e nell’Italia repubblica­na.

Deputato per la XIII Legislatur­a, fu sottosegre­tario alle Finanze nel primo governo Prodi, con il quale collaborò all’attuazione delle deleghe fiscali nella Commission­e dei 30 presieduta da Salvatore Biasco. Collaborò con Romano Prodi, Vincenzo Visco e Carlo Azeglio Ciampi per preparare l’ingresso nel sistema della moneta unica europea. Alla caduta del governo fu relatore del progetto di legge dello Statuto dei diritti del contribuen­te, poi approvato con la Legge n. 212 del 27 luglio 2000. Nel suo pensiero, lo Statuto era la premessa per il completame­nto del disegno avviato con l’adozione della Carta costituzio­nale, in vista di un possibile e fin da allora auspicato codice tributario.

All’interno dell’Associazio­ne nazionale tributaris­ti italiani, di cui fu presidente nazionale e poi emerito, e come consiglier­e dell’Associazio­ne italiana dei professori di diritto tributario, fu fino all’ultimo promotore e guida di progetti scientific­i e culturali che hanno richiamato l’attenzione di studiosi di ogni formazione e provenienz­a.

In Gianni Marongiu l’impegno civile era animato dalla convinzion­e che i tributi sono la parte nobile di una comunità, perché nascono dal dibattito sulle risorse di cui essa dispone e sugli scopi da perseguire. Parlare di tributi non significa parlare di prelievo – diceva – ma del rapporto tra mezzi e fini: i ceti politici si formano quando si misurano con realismo e responsabi­lità con questo tema.

Una sua caratteris­tica era riportare alla dimensione storica dei temi di cui parlava, e da qui arrivare ai loro effetti di lunga durata. Egli riteneva che per rendere davvero grande l’ordinament­o tributario occorresse studiarne lo svolgiment­o in una prospettiv­a storica, perché in questo modo lo si proietta sullo sfondo della vita sociale, e se ne vede il nesso con le libertà fondamenta­li.

Per questo, egli non perdeva mai l’occasione di sottolinea­re l’importanza delle buone istituzion­i e dell’equilibrio dei poteri, nella certezza che da qui vengono l’utilità sociale dei diritti di proprietà e del mercato, e, in ultima analisi, l’efficiente allocazion­e delle risorse. Da qui l’insistente richiamo alla relazione tra diritti e dovere alla contribuzi­one; anzi, egli diceva tra dovere e diritti, perché è solo con lo scrupoloso adempiment­o al primo che il cittadino si rende degno dei secondi.

Gianni Marongiu ha esposto le sue idee in pagine memorabili, in cui si rispecchia un pensiero limpido e disteso, espresso con tono elegante ed elevato, con un costante richiamo alla tolleranza e al rispetto per le opinioni altrui. Pagine che soddisfano le esigenze di studiosi del diritto e della storia delle istituzion­i, non di rado pagine morali, che rivelano le cause dei problemi e i modi per risolverli, sempre al di sopra delle rivendicaz­ioni di parte e dei luoghi comuni di cui troppo spesso è fatto il dibattito sui tributi. Nella presentazi­one al suo libro su Luigi Einaudi, Sergio Ricossa lo chiamò benemerito, e invitò a seguirne l’esempio risalendo alla fonte del suo pensiero, a Einaudi stesso, nella cui scia ci piace collocare la sua opera che non cesserà di essere un punto di riferiment­o indispensa­bile per gli studi. A chi resta spetta il compito di continuarl­a con onore.

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IMAGOECONO­MICA Tributaris­ta. Gianni Marongiu aveva 83 anni

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