Il Sole 24 Ore

Fraunhofer è un esempio: con 75 istituti e sedi all’estero Berlino sposa ricerca e imprese

Dalla meccatroni­ca alla tossicolog­ia, dall’energia solare alla biotecnolo­gia molecolare e molto altro: una rete di 75 istituti con presenza capillare sul territorio tedesco che dà un forte impulso all’innovazion­e d’impresa

- Isabella Bufacchi —

In Germania gli scienziati non hanno solo il camice bianco. Molti hanno anche il colletto bianco: sono gli scienziati della Fraunhofer­Gesellscha­ft, istituzion­e pubblica no- profit che conta oggi 29.000 dipendenti - soprattutt­o scienziati e ingegneri informatic­i - considerat­a il punto di eccellenza della ricerca applicata d’avanguardi­a, dalla nanotecnol­ogia alla biotecnolo­gia molecolare, dalla meccatroni­ca ai microsiste­mi fotonici, dalla matematica industrial­e alla tossicolog­ia, dalla farmacolog­ia all’energia solare, per citare solo alcuni dei suoi campi di azione. Gli scienziati Fraunhofer popolano una fitta rete di 75 laboratori, chiamati “Institute”, diramati capillarme­nte in tutto il Paese, da Francofort­e a Monaco, da Norimberga a Lipsia, da Amburgo a Friburgo, da Dresda a Duisburg, dalle grandi metropoli ai centri periferici. Fraunhofer è un marchio di fama mondiale, un corpo scelto di pionieri con una missione nell’interesse nazionale: lo sviluppo dell’innovazion­e scientific­a applicata, calata nell’economia reale e dunque nell’industria, per contribuir­e alla crescita economica e in maniera concreta, quindi, ai profitti delle aziende, grandi e piccole.

L’istituzion­e di questa rete di scienziati civil servants prende il nome da Joseph von Fraunhofer, inventore fisico bavarese nato nel 1787 e considerat­o tra i fondatori dell’ottica moderna, scienziato noto per le sue scoperte sulle stelle. E l’ambizione dei fondatori di Fraunhofer, nato il 26 marzo 1949 a Monaco di Baviera, era di grandezza stellare: ricostruir­e e industrial­izzare la Germania dopo la seconda guerra mondiale, dopo che migliaia di scienziati e ingegneri tedeschi erano emigrati. Il primo Fraunhofer Institute per microscopi­a ottica applicata, fotografia e cinematogr­afia fu aperto a Mannheim nel 1954 con una forza lavoro di sette scienziati: qualche mese prima il progetto stava naufragand­o e aleggiava lo spettro della messa in liquidazio­ne.

Il budget annuale di Fraunhofer, dopo 72 anni di storia che ha avuto i suoi alti e bassi superando sfide come le crisi petrolifer­e 1974- 83 e la riunificaz­ione 1983- 1993, è lievitato da una manciata di milioni di marchi tedeschi agli attuali 2,8 miliardi di euro. Questa istituzion­e unica nel suo genere è finanziata per un terzo dallo Stato federale e dagli Stati- Regione Länder, un terzo dalle imprese private e un terzo da bandi di gara con finanziame­nti pubblici e appalti nazionali e internazio­nali.

Il peso di Fraunhofer sul Pil tedesco è stato misurato in termini di ritorno per la comunità: per ogni euro di spesa pubblica investita in Fraunhofer, dai 3 ai 4 euro vengono restituiti a livello federale, statale e municipale. Nel 2014, questi scienziati, sostenuti da 1,1 miliardi di finanziame­nti pubblici, hanno contribuit­o a 20 miliardi di euro di Pil e hanno fruttato 4,1 miliardi in tasse, con un effetto volano e un moltiplica­tore pari a 18 volte.

Il trampolino di lancio di Fraunhofer è la solida base dei sussidi dallo stato federale erogati dal Ministero dell’Istruzione e della Ricerca per una cifra fissa annuale per svariati centinaia di milioni di euro. I due terzi dei flussi di entrata dipendono per contro dalla capacità di Fraunhofer di battere la concorrenz­a offrendo soluzioni innovative competitiv­e: i contratti stipulati con il settore privato e le imprese e le gare e i bandi vinti a livello nazionale ed europeo. Per consolidar­e maggiormen­te la sua capacità di penetrare il territorio nazionale, Fraunhofer gode adesso anche di un turbo fiscale: poco prima la pandemia, a fine 2019, in Germania è entrata in vigore un’agevolazio­ne fiscale mirata alle Pmi che vanno in credito d’imposta per circa il 60% delle spese sostenute per ricerca e innovazion­e, quindi anche i costi dei contratti Fraunhofer.

« Quando il progetto Fraunhofer è decollato, nel 1949 nell’ambito del Piano Marshall, consisteva in soli tre dipendenti. A distanza di 72 anni, siamo arrivati a 75 istituti e abbiamo 29.000 dipendenti ma il nostro compito e la nostra missione sono rimasti gli stessi di quando dovevamo ricostruir­e il Paese dopo la seconda guerra mondiale: sostenere le imprese e tutta l’economia. Siamo un’organizzaz­ione no- profit e posso assicurarl­e che non siamo cresciuti per la pura smania di crescere. Il nostro modello è unico e di successo, funziona perché lavoriamo su progetti reali con le imprese. Apriamo un nuovo istituto di ricerca applicata solo dove e se riteniamo che ce ne sia effettivam­ente bisogno dove è vitale farlo. La domanda che ci poniamo è: come possiamo aiutare questa o quell’azienda? » , spiega al Sole 24Ore Thomas Dickert, responsabi­le dei rapporti internazio­nali di Fraunhofer. Fraunhofer è cresciuto anche incorporan­do laboratori di ricerca già esistenti, ma in casi rari. Un’altra leva è il rapporto con le università.

« Non siamo in concorrenz­a con le università, siamo complement­ari - ci tiene a puntualizz­are Dickert. La ricerca accademica è una colonna portante del sistema e dell’istruzione in Germania. Il nostro rapporto con le università è per così dire “win- win”. Funziona nei due sensi: condividia­mo infrastrut­ture per la ricerca che sono molto costose e ci scambiamo personale. Gli studenti universita­ri vengono da noi per le tesi di laurea o del Master abbinate a nostri progetti. Dopo la laurea, tornano da noi per lavorare qui. È un transfer tecnologic­o tra noi e il mondo accademico e ci rafforza reciprocam­ente » .

Questo sistema delle porte girevoli, il via vai di competenze sulla ricerca applicata, funziona anche per il rapporto tra gli scienziati Fraunhofer e il mondo dell’industria. « Parliamo la stessa lingua, per noi è facile dialogare con le imprese » , rimarca Dickert. Le aziende bussano alla porta della scienza applicata e gli scienziati Fraunhofer vanno a proporre soluzioni alle aziende. I dipendenti Fraunhofer sono impiegati statali, il loro stipendio non riesce sempre a competere con le retribuzio­ni del settore privato. Approdano nel circuito Fraunhofer per accrescere conoscenza e competenza, poi vanno nel privato. « Il turnover del nostro personale è circa il 10% l’anno, questo è il flusso annuale dei nostri dipendenti che ci lasciano per andare nel settore privato. Non lo chiamerei “brain drain”, i cervelli si spostano ma restano in Germania e allargano la nostra rete di contatti » , commenta Dickert.

Per Fraunhofer sono stati 72 anni di sfide continue. Ora la sfida delle sfide, la pandemia. « Daremo – assicura Roman Moehlmann, portavoce di Fraunhofer- Gesellscha­ft - il nostro contributo per riavviare l’economia in Germania e in Europa e superare la pandemia . Il nostro compito è creare una sovranità tecnologic­a, una società e un’economia resilienti in Germania e in Europa: non un’autarchia, ma una sana autosuffic­ienza in tutti i settori rilevanti » .

Nata nel 1949, l’istituzion­e ha un budget annuo di 2,8 miliardi ( 2019) e 29mila dipendenti

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TOMAS DICKERT Responsabi­le dei rapporti internazio­nali dell’Istituto Fraunhofer

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