Fraunhofer è un esempio: con 75 istituti e sedi all’estero Berlino sposa ricerca e imprese
Dalla meccatronica alla tossicologia, dall’energia solare alla biotecnologia molecolare e molto altro: una rete di 75 istituti con presenza capillare sul territorio tedesco che dà un forte impulso all’innovazione d’impresa
In Germania gli scienziati non hanno solo il camice bianco. Molti hanno anche il colletto bianco: sono gli scienziati della FraunhoferGesellschaft, istituzione pubblica no- profit che conta oggi 29.000 dipendenti - soprattutto scienziati e ingegneri informatici - considerata il punto di eccellenza della ricerca applicata d’avanguardia, dalla nanotecnologia alla biotecnologia molecolare, dalla meccatronica ai microsistemi fotonici, dalla matematica industriale alla tossicologia, dalla farmacologia all’energia solare, per citare solo alcuni dei suoi campi di azione. Gli scienziati Fraunhofer popolano una fitta rete di 75 laboratori, chiamati “Institute”, diramati capillarmente in tutto il Paese, da Francoforte a Monaco, da Norimberga a Lipsia, da Amburgo a Friburgo, da Dresda a Duisburg, dalle grandi metropoli ai centri periferici. Fraunhofer è un marchio di fama mondiale, un corpo scelto di pionieri con una missione nell’interesse nazionale: lo sviluppo dell’innovazione scientifica applicata, calata nell’economia reale e dunque nell’industria, per contribuire alla crescita economica e in maniera concreta, quindi, ai profitti delle aziende, grandi e piccole.
L’istituzione di questa rete di scienziati civil servants prende il nome da Joseph von Fraunhofer, inventore fisico bavarese nato nel 1787 e considerato tra i fondatori dell’ottica moderna, scienziato noto per le sue scoperte sulle stelle. E l’ambizione dei fondatori di Fraunhofer, nato il 26 marzo 1949 a Monaco di Baviera, era di grandezza stellare: ricostruire e industrializzare la Germania dopo la seconda guerra mondiale, dopo che migliaia di scienziati e ingegneri tedeschi erano emigrati. Il primo Fraunhofer Institute per microscopia ottica applicata, fotografia e cinematografia fu aperto a Mannheim nel 1954 con una forza lavoro di sette scienziati: qualche mese prima il progetto stava naufragando e aleggiava lo spettro della messa in liquidazione.
Il budget annuale di Fraunhofer, dopo 72 anni di storia che ha avuto i suoi alti e bassi superando sfide come le crisi petrolifere 1974- 83 e la riunificazione 1983- 1993, è lievitato da una manciata di milioni di marchi tedeschi agli attuali 2,8 miliardi di euro. Questa istituzione unica nel suo genere è finanziata per un terzo dallo Stato federale e dagli Stati- Regione Länder, un terzo dalle imprese private e un terzo da bandi di gara con finanziamenti pubblici e appalti nazionali e internazionali.
Il peso di Fraunhofer sul Pil tedesco è stato misurato in termini di ritorno per la comunità: per ogni euro di spesa pubblica investita in Fraunhofer, dai 3 ai 4 euro vengono restituiti a livello federale, statale e municipale. Nel 2014, questi scienziati, sostenuti da 1,1 miliardi di finanziamenti pubblici, hanno contribuito a 20 miliardi di euro di Pil e hanno fruttato 4,1 miliardi in tasse, con un effetto volano e un moltiplicatore pari a 18 volte.
Il trampolino di lancio di Fraunhofer è la solida base dei sussidi dallo stato federale erogati dal Ministero dell’Istruzione e della Ricerca per una cifra fissa annuale per svariati centinaia di milioni di euro. I due terzi dei flussi di entrata dipendono per contro dalla capacità di Fraunhofer di battere la concorrenza offrendo soluzioni innovative competitive: i contratti stipulati con il settore privato e le imprese e le gare e i bandi vinti a livello nazionale ed europeo. Per consolidare maggiormente la sua capacità di penetrare il territorio nazionale, Fraunhofer gode adesso anche di un turbo fiscale: poco prima la pandemia, a fine 2019, in Germania è entrata in vigore un’agevolazione fiscale mirata alle Pmi che vanno in credito d’imposta per circa il 60% delle spese sostenute per ricerca e innovazione, quindi anche i costi dei contratti Fraunhofer.
« Quando il progetto Fraunhofer è decollato, nel 1949 nell’ambito del Piano Marshall, consisteva in soli tre dipendenti. A distanza di 72 anni, siamo arrivati a 75 istituti e abbiamo 29.000 dipendenti ma il nostro compito e la nostra missione sono rimasti gli stessi di quando dovevamo ricostruire il Paese dopo la seconda guerra mondiale: sostenere le imprese e tutta l’economia. Siamo un’organizzazione no- profit e posso assicurarle che non siamo cresciuti per la pura smania di crescere. Il nostro modello è unico e di successo, funziona perché lavoriamo su progetti reali con le imprese. Apriamo un nuovo istituto di ricerca applicata solo dove e se riteniamo che ce ne sia effettivamente bisogno dove è vitale farlo. La domanda che ci poniamo è: come possiamo aiutare questa o quell’azienda? » , spiega al Sole 24Ore Thomas Dickert, responsabile dei rapporti internazionali di Fraunhofer. Fraunhofer è cresciuto anche incorporando laboratori di ricerca già esistenti, ma in casi rari. Un’altra leva è il rapporto con le università.
« Non siamo in concorrenza con le università, siamo complementari - ci tiene a puntualizzare Dickert. La ricerca accademica è una colonna portante del sistema e dell’istruzione in Germania. Il nostro rapporto con le università è per così dire “win- win”. Funziona nei due sensi: condividiamo infrastrutture per la ricerca che sono molto costose e ci scambiamo personale. Gli studenti universitari vengono da noi per le tesi di laurea o del Master abbinate a nostri progetti. Dopo la laurea, tornano da noi per lavorare qui. È un transfer tecnologico tra noi e il mondo accademico e ci rafforza reciprocamente » .
Questo sistema delle porte girevoli, il via vai di competenze sulla ricerca applicata, funziona anche per il rapporto tra gli scienziati Fraunhofer e il mondo dell’industria. « Parliamo la stessa lingua, per noi è facile dialogare con le imprese » , rimarca Dickert. Le aziende bussano alla porta della scienza applicata e gli scienziati Fraunhofer vanno a proporre soluzioni alle aziende. I dipendenti Fraunhofer sono impiegati statali, il loro stipendio non riesce sempre a competere con le retribuzioni del settore privato. Approdano nel circuito Fraunhofer per accrescere conoscenza e competenza, poi vanno nel privato. « Il turnover del nostro personale è circa il 10% l’anno, questo è il flusso annuale dei nostri dipendenti che ci lasciano per andare nel settore privato. Non lo chiamerei “brain drain”, i cervelli si spostano ma restano in Germania e allargano la nostra rete di contatti » , commenta Dickert.
Per Fraunhofer sono stati 72 anni di sfide continue. Ora la sfida delle sfide, la pandemia. « Daremo – assicura Roman Moehlmann, portavoce di Fraunhofer- Gesellschaft - il nostro contributo per riavviare l’economia in Germania e in Europa e superare la pandemia . Il nostro compito è creare una sovranità tecnologica, una società e un’economia resilienti in Germania e in Europa: non un’autarchia, ma una sana autosufficienza in tutti i settori rilevanti » .
Nata nel 1949, l’istituzione ha un budget annuo di 2,8 miliardi ( 2019) e 29mila dipendenti