TRACCIAMENTO E PRIVACY: UN CONNUBIO POSSIBILE
La corsa verso una valuta digitale europea ( Central bank digital currency, o Cbdc) entra nel vivo. Poche settimane fa la Banca centrale europea ha pubblicato i risultati della prima consultazione pubblica sull’Euro digitale, per ottenere un primo feedback sulle funzionalità e le caratteristiche desiderate. La prospettiva è un probabile avvio dello sviluppo ad aprile 2021. Secondo il mercato, la principale caratteristica che dovrebbe avere il nuovo strumento di pagamento è una privacy ( 41%) di livello elevato, seguita a distanza dalla sicurezza ( 17%) e dalla diffusione a livello europeo ( 10%). L’Euro digitale, a corso legale, potrebbe prendere la forma di un conto di deposito presso la Bce ad uso universale attivabile solo attraverso l’utilizzo di documenti ufficiali, che addirittura potrebbe pagare un tasso di interesse, o quella di un token digitale anonimo senza interessi come le attuali cripto- valute.
Oppure la nuova valuta deve presentare caratteristiche intermedie, che combineranno la natura digitale dei depositi bancari con i vantaggi del contante. Fino a pochi mesi fa, nessuna Banca centrale sembrava indirizzata verso forme decentralizzate di Cbdc vicine alle funzionalità del contante. Anzi, numerosi progetti pilota ( Bahamas, Cina) andavano nella direzione opposta e poca ricerca è stata effettuata sul tema della privacy delle nuove valute digitali. Uno strumento di pagamento digitale genera per design un enorme numero di informazioni connesse con l’identità degli operatori, la tipologia e l’entità della transazione e una Cbdc ha necessità di supportare meccanismi per far rispettare regole certe con il fine di rilevare
‘‘ L’Euro digitale al bivio: la nuova valuta potrebbe prendere la forma di un conto di deposito presso la Bce o di un token digitale anonimo come le attuali criptovalute
e prevenire attività criminali e garantire la stabilità finanziaria.
Nel grafico ( qui a destra) si classificano i livelli di privacy garantiti da diversi sistemi di pagamento a partire dal contante fino alla carta di credito, distinguendo i destinatari dell’informazione: il contante rappresenta l’optimum perché “disvela” informazioni limitate soltanto al soggetto ricevente. Dalla parte opposta ci sono bonifici bancari e Bancomat, che registrano informazioni trasparenti alla banca del soggetto pagante e parzialmente agli altri operatori. Le cripto- valute hanno nel diagramma una posizione intermedia, con un importante distinguo tra depositi on- line e off- line. Nel primo caso una buona fetta della protezione garantita dagli algoritmi crittografici è de facto inutile, perché le exchanges che detengono i depositi per conto del cliente conoscono perfettamente ogni informazione relativa al totale delle transazioni svolte. Diverso è il caso dei depositi off- line su wallet privati che rappresentano peraltro il concept originario di questi strumenti.
Anche per una Cbdc è apprezzabile una notevole differenza nel profilo di privacy tra la versione stile conto corrente e quella “al portatore” ( più vicina ai desiderata del pubblico) che renderebbe l’Euro digitale simile alle cripto- valute. Esiste indubbiamente una tensione tra trasparenza e privacy, ma è possibile implementare delle soluzioni che possano coniugare un buon grado di privacy con le esigenze di trasparenza. Di recente, la Bce ha esplorato alcune soluzioni all’impasse in un paper preparatorio, presentando l’idea dei “voucher di anonimato”. La Banca centrale garantirebbe a ogni utente del sistema di pagamento una quantità limitata di transazioni anonime in un tempo determinato ( ad es. 2mila euro al mese), evitando di registrare a monte le informazioni relative alla transazione. In 2 anni dai primi lavori pionieristici, il design delle nuove valute digitali è diventato sorprendentemente avanzato. Panetta, membro del comitato esecutivo della Bce, definendo la roadmap verso l’Euro digitale ha parlato di un orizzonte temporale di 5 anni per uno sviluppo completo. Sospetto che assisteremo a un nuovo colpo di acceleratore.