Elettrodomestici, produzione in crescita Battuta la pandemia
Dopo le difficoltà accusate nella prima metà dell’anno scorso il settore del bianco ha accelerato nel secondo semestre e chiuso con una crescita media della produzione pari allo 0,4%. Le fabbriche tornano in Italia
Gli elettrodomestici italiani tornano a correre nell'anno del Covid. Il comparto italiano degli elettrodomestici difende, nell’anno della pandemia, il « muro » dei 10 milioni di pezzi prodotti nel « bianco » . Una soglia- simbolo che conferma la solidità della filiera all’interno del manifatturiero italiano e che contribuisce in maniera determinante a un bilancio positivo per tutto il Sistema casa, spinto nell’ultimo anno soprattutto dai produttori di piccole apparecchiature, grazie ai benefici dell’effetto lockdown. L’altra faccia della medaglia è rappresentata dalle difficoltà dei produttori di elettrodomestici professionali, che dopo anni di crescita sono costretti ad archiviare una battuta d’arresto, a causa della ridotta ( se non nulla) operatività di bar e ristoranti nell’ultimo anno.
« L’Italia, a scanso di equivoci, è ancora un paese manifatturiero, all’interno del quale la filiera dell’elettrodomestico conferma il suo ruolo, con circa 16 miliardi di fatturato, tra domestico e professionale, di cui una decina legati all’export, e una ventina di milioni di pezzi prodotti in un anno – spiega Marco Imparato, direttore generale di Applia, l’associazione, presieduta da Manuela Soffientini, che raggruppa i principali produttori –. Guardando alle spalle, dopo il picco del 2003, c’è stato un calo progressivo della produzione negli anni successivi, fino a un - 40%, ma nel 2019 è tornato il segno positivo, che per fortuna ha tenuto anche lo scorso anno. L’emorragia si è arrestata » .
Per quanto riguarda il settore del “bianco” ( categoria che comprende non solo lavatrici, asciugatrici ed elettrodomestici legati alla catena del freddo, ma anche piani cottura e forni, che da sola vale circa 11 miliardi di fatturato), i dati di Appia relativi ai singoli trimestri del 2020 evidenziano una caduta pesante della produzione, seguita da un più che robusto rimbalzo: a un - 16,1% nei primi tre mesi e un - 26,6% nel secondo trimestre, è seguito un + 26,3% nel terzo e un + 19,6% nel quarto. Al di là delle differenze dei singoli prodotti, il dato finale fa segnare un + 0,4% di crescita nei confronti del 2019, che già era stato un anno positivo nei confronti del 2018. I piccoli elettrodomestici, come detto, sono quelli che hanno corso di più, con un incremento del 19,4% a valore e del 13% a volume, mentre il “bianco” archivia un + 0,8% a valore e un + 0,3% per volumi ( secondo le rilevazioni di Gfk).
La ripresa del mercato ha trovato pronte le aziende nella reazione, ma ha anche messo in risalto alcune dinamiche critiche lungo la catena del valore. « Le aziende – aggiunge Imparato – hanno avuto molte limitazioni e difficoltà operative nella prima parte dell’anno, ma nel secondo semestre la ripresa ha avuto un carattere eccezionale, tirata da un mercato in forte ripresa, e si è riusciti a recuperare pur con molti problemi legati alla fornitura di componentistica » . Una situazione, quest’ultima, che ha riacceso il dibattito sul reshoring, e sull’opportunità, per le aziende, di avere a disposizione una catena più corta, anche per motivi di customer satisfaction, come nel caso di Candy- Haier, che ha recentemente spostato in Italia dalla Cina una linea di 100mila lavatrici. « Il reshoring - conferma Imparato - è un tema dibattuto tra gli operatori, ma non è ancora un trend definito » .
Per quanto riguarda la tenuta del mercato nell’anno in corso, il direttore generale conferma che, proprio per le dinamiche legate alla fornitura, il dato dell’anno scorso poteva essere maggiormente positivo e oggi « il trend sembra continuare: i dati sell in di gennaio - dice - sono positivi e ci sono molti ordini in arretrato. È facile però immaginare che, una volta finito l’effetto- lockdown, vivremo una dinamica di spostamento delle voci di consumo. L’eredità dell’era Covid non sarà cancellata - prosegue - vivremo di più l’ambiente domestico, magari privilegiando lo smart working, ma è chiaro che alcuni elettrodomestici a basso tasso di penetrazione, come frigoriferi e lavatrici, faranno più fatica di altri, come per esempio asciugatrici e lavastoviglie, per i quali ci sono invece ancora margini di crescita » .
Su questo fronte, sarà determinante una corretta comunicazione per la nuova etichetta energetica ( alcuni prodotti abbandoneranno le distinzioni tra A+, A++ e A+++ e torneranno alla scala da A e G), mentre per quanto riguarda i produttori professionali resta aperto il dibattito sulla possibilità di prevedere dei ristori anziché la sola cassa integrazione, risalendo lungo la filiera degli esercizi commerciali, vista la stretta connessione tra le difficoltà produttive e le chiusure legate al sistema a zone deciso dagli ultimi Dpcm.