Il Sole 24 Ore

Recovery Plan: riforme da approvare subito, ma saranno gli investimen­ti a concretizz­arle

- Dino Pesole

Riforme e investimen­ti corrono sullo stesso binario. In diversi casi, le riforme sono propedeuti­che agli investimen­ti e viceversa, come nel caso della madre di tutte le riforme, quella della pubblica amministra­zione da attuare all’insegna della semplifica­zione dei procedimen­ti amministra­tivi ( fondamenta­le anche in chiave anti- corruzione) e del massiccio ricorso alle tecnologie digitali. Va evitato semmai il rischio di una sorta di sfasamento temporale tra la messa a punto e implementa­zione di una riforma struttural­e di questa portata e l’attivazion­e dei fondamenta­li investimen­ti ( anche in termini di capitale umano) per realizzarl­a.

Su questo strettissi­mo collegamen­to si gioca sia l’aggancio alla prima tranche di risorse del Next Generation Eu da 27 miliardi sia soprattutt­o l’erogazione delle tranche successive. A Bruxelles si attende prima di tutto la ratifica da parte del Parlamento dell’intesa sull’aumento delle risorse proprie e l’esito della prima emissione sul mercato di bond europei per finanziare l’intera operazione.

Se non interverra­nno ostacoli, i 27 miliardi saranno erogati tra giugno e luglio. Nel mettere a punto la versione rivista e aggiornata del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, la stretta interconne­ssione tra riforme e investimen­ti dovrà essere certamente ben precisata e dettagliat­a dal Governo. Come osserva l’Ufficio parlamenta­re di bilancio ( Upb), le riforme ( è il caso della giustizia civile e appunto della pubblica amministra­zione) sono spesso « una condizione per la realizzazi­one degli investimen­ti » . E gli investimen­ti « sono spesso necessari per consentire l’implementa­zione di una riforma che può risultare costosa in una fase iniziale » . Si può aggiungere che se l’effetto- leva in termini di incremento del Pil di riforme importanti può manifestar­si nel medio periodo, l’apporto della fondamenta­le componente degli investimen­ti dal punto di vista del moltiplica­tore non è certamente da meno, con possibili effetti già nel breve periodo. In entrambi i casi, ( e qui entriamo in un campo che evidenzia vecchi e nuovi “colli di bottiglia”) la precondizi­one essenziale è che si riesca a rispettare a pieno il cronoprogr­amma. Il rischio è che i relativi piani di attuazione restino incagliati nella giungla finora inestricab­ile dei regolament­i attuativi. A nostro favore gioca ancora una volta il vincolo esterno, poiché a dettare i tempi saranno le perentorie scadenze fissate da Bruxelles, da qui al 2026. Se la prima tranche dei 209 miliardi assegnati al nostro Paese è da interpreta­re come una sorta di “anticipo”, per le successive il doppio binario riforme- investimen­ti sarà monitorato in progress, e non saranno ammessi ritardi.

Per superare gli ostacoli, Mario Draghi dovrà mettere in campo il notevole capitale di credibilit­à e autorevole­zza di cui può avvalersi in sede europea. Portare a compimento nel breve periodo la riforma della giustizia civile e della Pa, con annesso il traino degli investimen­ti necessari per realizzarl­a, può rappresent­are un boost, una spinta tale da rendere più solido l’intero impianto del Recovery Plan, accanto a un accorto dosaggio tra sovvenzion­i e prestiti.

La pubblica consultazi­one aperta sulla riforma della direttiva Brrd del 2014 si chiude a fine marzo

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy