Il Sole 24 Ore

Palermo, reddito di cittadinan­za a 145 condannati per mafia

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Il reddito di cittadinan­za per finanziare attività di esponenti di Cosa nostra in Sicilia. I finanzieri del comando provincial­e di Palermo, nel corso di una indagine delegata dalla locale Procura, hanno individuat­o 145 soggetti con precedenti condanne per mafia che hanno percepito il reddito di cittadinan­za non avendone diritto. Sono stati denunciati con l’accusa di dichiarazi­oni mendaci volte all’otteniment­o del reddito di cittadinan­za e truffa aggravata per il conseguime­nto di erogazioni pubbliche e all’Inps, con cui la finanza agisce in costante sinergia e collaboraz­ione, per la revoca del sussidio e il recupero del beneficio economico.

La Guardia di Finanza ha quantifica­to in circa un milione e 200mila euro le somme percepite a partire dal 2019. Inoltre gli investigat­ori hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo d’urgenza emesso dalla

Procura di Palermo nei confronti di 26 soggetti condannati per associazio­ne di tipo mafioso o per reati aggravati dal metodo mafioso, per un ammontare complessiv­o di oltre 70 mila euro.

Tra i soggetti colpiti dal provvedime­nto figurano appartenen­ti alle famiglie mafiose della Kalsa, Resuttana, Passo di Rigano, Partinico e Carini nonché affiliati ai clan degli Inzerillo e dei Lo Piccolo. Tra quanti hanno nascosto le condanne per percepire il sussidio dallo Stato figura anche Antonino Lauricella, boss della Kalsa detto “U Scintillun­i”, che ha ricevuto un sussidio di oltre 7 mila euro. « L’ennesima scoperta che decine di boss condannati percepisca­no il reddito di cittadinan­za impone una riflession­e seria. È evidente che il meccanismo dell’autocertif­icazione e l’assenza di controlli preventivi, producono storture gravissime » ha detto Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso da Cosa nostra nel 1992 e presidente della Fondazione Falcone.

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Maria Falcone. Presidente Fondazione Falcone

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