Il Sei Nazioni di rugby vale quasi 2,4 miliardi
Anche la massima competizione della palla ovale procede a porte chiuse: le conseguenze del Covid incidono sui conti delle federazioni, ma la manifestazione attira ancora l’interesse di sponsor e fondi di private equity
Per la prima volta si gioca integralmente a porte chiuse, il Sei Nazioni di rugby. Un colpo dal punto di vista sentimentale per gli appassionati. E un colpo molto consistente sul piano economico per le federazioni interessate, che vedono venir meno cifre di grande importanza. Innanzitutto in termini di biglietteria: considerando il recupero di Italia- Inghilterra giocato l’autunno scorso senza spettatori, e aggiungendo i mancati incassi dei match interni del Sei Nazioni 2021 con Francia, Irlanda e Galles, la sola federazione italiana rugby ( Fir) può stimare che sono sfumati circa sei milioni. Perdite più alte si lamentano nelle altre capitali dell’ovale europeo, dove ulteriori voci si aggiungono in maniera significativa a quella del ticketing. Ad esempio la Union gallese ha calcolato che per due match casalinghi nel Millennium Stadium vuoto sfumerà l’equivalente di 15 milioni di euro, e sul fronte inglese ci si spinge addirittura a mettere in conto oltre 60 milioni in meno a causa di tre partite senza fan sugli spalti.
Niente pubblico, poi, per i vari campionati, mentre le Coppe europee - già penalizzate da una formula ridotta - al momento si sono fermate. Secondo “La Tribuna” di Treviso, il Benetton, club leader nel panorama italiano, potrebbe chiudere il bilancio di questa stagione con 1,4 milioni di perdite tra mancati incassi e maggiori spese. Sulla carta la franchigia veneta - così come le Zebre, con sede a Parma - sarà presto impegnata in una nuova competizione, che dovrebbe cominciare ad aprile. Si tratta della Rainbow Cup, una versione allargata dell’attuale Pro14: ai superclub di Italia, Galles, Irlanda e Scozia si aggiungeranno le quattro più importanti rappresentative regionali del Sudafrica, cioè Bulls, Lions, Sharks e Stormers, per un totale di 16 partecipanti.
Proprio della compagine societaria del Pro14 è entrato di recente a far parte Cvc, noto in Italia anche per le trattative in corso con la Lega calcio di Serie A. Il fondo di private equity ha acquisito una quota pari al 27% del Pro14 per oltre 130 milioni di euro. Di questi, una ventina entreranno nelle casse della Fir. Un bel sollievo in un momento molto critico dal punto di vista finanziario. Peraltro un contratto ben più remunerativo è ormai vicino al traguardo. Ancora Cvc in evidenza, questa volta per acquisire il 14,5% di Six Nations Limited, società che gestisce il Sei Nazioni. La somma messa sul tavolo dal fondo sfiorerebbe i 350 milioni ( e oltre 40, nell’arco di cinque anni, andrebbero alla Fir). Il che porta a una valutazione globale del Sei Nazioni attorno ai 2,4 miliardi.
D’altronde anche quest’anno il torneo, pur soffrendo gli effetti della pandemia, ha visto garantite le entrate in termini di sponsor ( Guinness in testa) e di diritti televisivi. Le audience in Francia e al di là della Manica sono sempre ragguardevoli: nel Regno Unito il recente Inghilterra- Scozia ha raggiunto un picco di 8,7 milioni di spettatori su Itv, che ha trasmesso il match in chiaro. Il contratto congiunto di Bbc e Itv con il Sei Nazioni, su una base di oltre 100 milioni di euro annui, scade proprio nel 2021 e si può immaginare che Cvc spingerà per ottenere accordi ancora più lucrativi, cercando formule miste con le pay- tv oppure anche con Amazon, che ha esordito sul palcoscenico ovale a fine 2020 in occasione della Autumn Nations Cup.
Per l’Italia l’avvio del Sei Nazioni 2021 ha coinciso con due partite “impossibili”, in casa con la Francia e in trasferta con l’Inghilterra, terminate con altrettante nette sconfitte. Gli Azzurri sono arrivati così al 29° insuccesso consecutivo nel torneo. A fronte di una serie negativa che dura dal 2015 si pone obiettivamente un problema di “dignità” tecnica. La squadra italiana, indipendentemente da una partecipazione che sarà comunque blindata almeno fino a tutto il 2023, deve poter giustificare, appunto sul piano tecnico, la sua presenza a questi livelli. Sul piano sportivo potrebbe essere plausibile un sistema “comunicante” fra il Sei Nazioni e la sua sostanziale versione B, che nel 2020 ha visto impegnate Belgio, Georgia ( vincitrice delle ultime edizioni), Portogallo, Spagna, Romania e Russia? Basandosi sui risultati delle partite di due edizioni, per esempio, a cadenza biennale la sesta del Sei Nazioni maggiore potrebbe affrontare in un playoff la vincitrice della competizione inferiore. Se dovesse soccombere, potrebbe ricevere un paracadute economico a copertura parziale delle perdite, che non sarebbero indifferenti: basti dire che il fatturato 2019 della Fir è stato di 46,5 milioni, con 19,6 che si collocano proprio alla voce Sei Nazioni.
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