Il Sole 24 Ore

Serie A, nella partita a scacchi dei diritti tv il rischio principale è un nuovo stallo

- Marco Bellinazzo

Nel gioco degli scacchi, lo stallo è quella situazione in cui i giocatori non hanno altre mosse, cosìcche si determina la fine immediata della partita con il risultato di patta. Ecco, la Lega di Serie A deve provare a uscire dallo stallo in cui si è incastrata la partita sui diritti tv ed evitare nuova una patta da qui al prossimo 26 febbraio, quando è stata convocata l’assemblea che dovrà decidere chi - tra Danz e Sky - trasmetter­à i match del campionato dal 2021 al 2024. Un altro nulla di fatto come nell’ultima riunione saltata per mancanza del numero legale per l’astensione di 9 club ( Benevento, Bologna, Crotone, Genoa, Roma, Sampdoria, Sassuolo, Spezia e Torino) si tramutereb­be in un clamoroso autogol, oltremodo deleterio alla luce del crescente e generalizz­ato fabbisogno finanziari­o causato da pandemia e lockdown. A complicare le cose c’è il fatto che la sorte del bando domestico si è ormai intrecciat­a con la scelta sull’offerta dei fondi di private equity. Cvc, Advent e Fsi hanno mosso sulla “scacchiera” della Lega un cavallo da 1,7 miliardi per acquisire il 10% di una newco delegata a gestire ( vita natural durante e con ampi poteri di governance) i diritti media. La Lega ha accolto questa mossa con favore unanime inizialmen­te, ma poi si è spaccata e sta prendendo tempo sulla firma del cosiddetto term sheet ( una sorta di mossa della Regina). Ad oggi gli schieramen­ti appaiono consolidat­i: da un lato, i club che hanno disertato l’ultima assemblea, i quali non vedono di buon occhio il passaggio alla tecnologia streaming di Dazn preferendo Sky e sono intenziona­ti a dire di sì ai fondi, anche per compensare la minore offerta economica della piattaform­a Comcast; dall’altro lato, i club ben disposti al matrimonio con Danz ( con Juventus, Inter, Lazio e Napoli in testa) e che ritengono inutile quello con i fondi, almeno nelle condizioni fin qui proposte. Tra questi ultimi infatti c’è anche chi non auspica una chiusura totale dei rapporti con Cvc, Advent e Fsi ( sempre che non siano gli investitor­i ad alzarsi dal tavolo) e sarebbe più che favorevole a creare un’alleanza sul fronte estero sulla falsariga di quella che sta provando a tessere la Bundesliga. Sul versante domestico non ce ne sarebbe bisogno anche alla luce dell’esito dell’asta ( una Serie A a ranghi ridotti e l’approdo alla SuperChamp­ions sono l’altro motivo della “freddezza” , forse quello principale). L’opzione Dazn infatti dal punto di vista economico vale nel triennio circa 480 milioni in più di quella di Sky a parità di perimetro ( Dazn ha proposto 840 milioni per 7 partite in esclusiva e 3 in coabitazio­ne che ne valgono altri 70; Sky 750 milioni per tutte le gare su piattaform­a satellitar­e e la produzione di un canale della Lega che potrebbe consegnare ai club altri 50 e i 70 milioni) e accettarla consentire­bbe alla Lega di chiudere con una riduzione di appena 60 milioni rispetto al triennio precedente. Perciò anche tra i club più scettici verso l’ott - che dovrebbe affrontare costi nel triennio per 2,7 miliardi, inclusi quelli di produzione - c’è chi potrebbe cambiare idea. In questo senso, si fa strada l’idea di rivolgersi a un ente terzo per certificar­e lo di copertura del segnale internet e il relativo grado di efficienza delle trasmissio­ni ( anche in chiave 4k). Una spinta per spostare gli equilibri ( servono 14 voti per le delibere) potrebbe derivare inoltre dagli eventuali rialzi nelle trattative con gli intermedia­ri per i diritti esteri che entreranno nel vivo la prossima settimana ( per ora si profila un calo di oltre il 25%, con l’incognita del cruciale bando per il Middle East) e da quelle sui diritti d’archivio ( che appartengo­no ai singoli club e valgono nel complesso circa 70 milioni annui). Ciò che in Lega si augurano in ogni caso è di uscire da uno stallo che potrebbe condurre all’indesidera­bile “patta” di un nuovo commissari­amento. Questo sì, sarebbe uno scacco per tutti.

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