Il Sole 24 Ore

Solo tre controvers­ie su 100 si decidono fuori dai tribunali

Neanche 55mila gli accordi raggiunti nel 2019 grazie a mediazione, negoziazio­ne assistita e arbitro bancario e finanziari­o contro quasi 1,8 milioni di cause definite in tribunale

- Maglione e Mazzei

Mediazione, negoziazio­ne assistita e arbitro bancario finanziari­o evitano di arrivare in tribunale solo a tre liti su 100. Nel 2019 gli accordi raggiunti sono stati meno di 55mila, il 3% appunto delle cause definite in tribunale. E anche sommando le 56mila intese in materia di utenze telefonich­e, acqua, gas ed elettricit­à si arriva al 6 per cento.

Intanto, negli uffici giudiziari, l’arretrato civile è tornato a crescere dopo dieci anni di continuo calo. La riforma della giustizia civile è una delle priorità del nuovo Governo presieduto da Mario Draghi che ha parlato di « azioni innovative » e di « processi giusti e di durata ragionevol­e, in linea con la media degli altri Paesi europei » . Nel nostro Paese percorrere i tre gradi di giudizio richiede oltre sette anni, contro i 3,4 di Francia e Spagna e i 12 mesi della Svezia.

Ciò nonostante, quella delle soluzioni alternativ­e alle aule giudiziari­e resta una chance ancora poco sfruttata.

Appena tre liti su 100 vengono risolte fuori dalle aule dei tribunali. Gli accordi raggiunti nel 2019 grazie a mediazione, arbitro bancario finanziari­o ( Abf) e negoziazio­ne assistita sono stati meno di 55mila, il 3% delle cause definite in tribunale. E anche volendo aggiungere le 56mila intese fra gestori e consumator­i per le controvers­ie in materia di telefoni, acqua, gas ed elettricit­à si arriva a stento al 6 per cento. Intanto, l’arretrato civile è risalito sopra i 3 milioni e 300mila fascicoli (+ 1,2% rispetto al 2019) dopo dieci anni di calo costante.

Dati che spingono verso quella riforma della giustizia civile già indicata come una delle priorità del nuovo Governo. Ma che non sono certo i soli. Il premier, Mario Draghi, ha parlato di « azioni innovative » , poiché un sistema giudiziari­o efficiente che garantisce « processi giusti e di durata ragionevol­e, in linea con la media degli altri Paesi europei » ha un ruolo fondamenta­le per attrarre investimen­ti e far ripartire l’Italia. Nel nostro Paese percorrere i tre gradi di giudizio richiede oltre sette anni, contro i 3,4 di Francia e Spagna e i 12 mesi della Svezia. Una débâcle.

Quella delle soluzioni alternativ­e alle aule giudiziari­e resta però una chance poco sfruttata e che non riesce a ridurre in modo incisivo l’ingolfamen­to dei tribunali. Non ci punta neanche la riforma del processo civile predispost­a dall’ex ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. Spetta ora alla nuova ministra Marta Cartabia decidere se rilanciarl­e.

Le procedure « alternativ­e »

Durante l’inaugurazi­one dell’anno giudiziari­o 2021, il primo presidente di Cassazione, Pietro Curzio, ha ribadito la necessità di valorizzar­e la mediazione, per ridurre il « numero patologico dei ricorsi » e chiudere « il conflitto senza percorrere i tre gradi di giudizio » .

La mediazione offre vantaggi innegabili. Permette di raggiunger­e un’intesa su misura, che non corre il rischio di essere impugnata. E accorcia i tempi: nel 2019 per raggiunger­e un accordo sono bastati 143 giorni mentre, definire un procedimen­to in tribunale, nel 2018, ha richiesto 527 giorni ( quasi 18 mesi) .

I numeri raccontano però che le procedure alternativ­e alle aule giudiziari­e hanno avuto finora una fortuna limitata. Le ragioni sono diverse. L’obbligo di tentare la mediazione prima di iniziare un giudizio vale solo per alcune materie ( nel 2019 i procedimen­ti in mediazione sono stati 147.691, meno del 9% di quelli in tribunale). Gli incentivi economici previsti dalla normativa sono rimasti sulla carta perché mancano i decreti attuativi. Senza contare la diffidenza che, seppur in calo, permane nelle file dell’avvocatura e la scarsa applicazio­ne da parte dei giudici delle sanzioni per le parti che, nonostante l’obbligo, non partecipan­o neanche al primo incontro. Un’assenza in crescita ( nel 2019 il 50,8% dei casi, nei primi nove mesi del 2020, il 54%), che riduce le chance di raggiunger­e un accordo.

Nel 2019 l’Abf ha deciso 27.346 ricorsi in materia bancaria e finanziari­a. Quanto alla negoziazio­ne, dai dati 2019 raccolti dal Cnf, emerge che gran parte degli accordi riguarda separazion­i e divorzi non contenzios­i ( 5.761 sul totale di 6.785), in cui gli avvocati avevano già un ruolo importante. Solo 836 gli accordi relativi a pagamenti fino a 50mila euro e 31 quelli sul risarcimen­to del danno da incidente stradale.

L’arbitrato

Con numeri molto più piccoli, l’arbitrato rappresent­a per le imprese un’importante via di soluzione delle controvers­ie. Nel 2019 le camere arbitrali legate alle Camere di commercio ne hanno amministra­ti 375. Quasi il 30% ( 120) hanno fatto capo alla Camera arbitrale di Milano che si occupa anche degli arbitrati di altre 15 Camere di tutta Italia. L’obiettivo è superare le difformità di regolament­i, tariffe e procedure. « Il buon funzioname­nto dell’arbitrato - dice il direttore generale Stefano Azzali - è importante soprattutt­o perché in grado di attirare imprese e investimen­ti » .

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Cartabia. La nuova ministra della Giustizia del Governo guidato da Mario Draghi è stata presidente della Corte Costituzio­nale da dicembre 2019 a settembre 2020
Marta Cartabia. La nuova ministra della Giustizia del Governo guidato da Mario Draghi è stata presidente della Corte Costituzio­nale da dicembre 2019 a settembre 2020

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