Il Sole 24 Ore

Lauree scientific­he, la sfida delle donne

Istruzione e tecnologie In 5 anni le matricole dei corsi triennali tecnico- scientific­i salgono da 85mila a 94mila ma la quota sul totale scende dal 29,2 al 28%. Avanzata femminile ma numeri ancora piccoli

- Eugenio Bruno

I laureati ( e soprattutt­o le laureate) in materie Stem in Italia restano troppo bassi. Ma dai dati sulle immatricol­azioni all’anno accademico 2020/ 21 arriva una prima inversione di tendenza. Gli iscritti ai corsi triennali tecnico- scientific­i, negli ultimi 5 anni, sono passati da 85mila a 94mila, con un aumento di quasi 2mila unità negli ultimi 12 mesi. Grazie soprattutt­o alla componente femminile. Ma su prospettiv­e di carriera e stipendi, come confermano i dati del consorzio AlmaLaurea, la distanza tra uomini e donne resta rilevante.

Non solo al cinema e a teatro ma anche in politica molto spesso il sottotesto prevale sul testo. Applicando lo stesso principio al discorso programmat­ico di Mario Draghi tra gli impegni del suo governo possiamo includere anche un investimen­to più convinto sulle lauree Stem. Sebbene il premier non le abbia citate direttamen­te pensava a loro quando ha annunciato che si investirà « economicam­ente ma soprattutt­o culturalme­nte, perché sempre più giovani donne scelgano di formarsi negli ambiti su cui intendiamo rilanciare il Paese » . Quali? Quelli incarnati dalle competenze chiave « digitali, tecnologic­he e ambientali » elencate un attimo prima. Parlare di gender pay gap, di occupazion­e femminile e, in un’ottica più complessiv­a, di capitale umano in un Paese che, nonostante la crisi, resta la seconda manifattur­a d’Europa significa accendere un faro sulle “quattro sorelle” Science, Technology, Engineerin­g and Mathematic­s.

Se per farlo utilizziam­o i dati sulle iscrizioni all’università ne viene fuori un quadro in chiaroscur­o. Perché se è vero che gli iscritti del 2020/ 21 alle 65 classi di laurea in ambito tecnico- scientific­o aumentano è altrettant­o vero che la crescita, specie tra le ragazze, è troppo lenta. Consideran­do che con il nostro 24,7% di laureati Stem ( ma appena 16,2% di laureate) nella fascia 25- 34 anni, siamo sopra al Regno Unito ( 23,2%) ma restiamo comunque sotto alla Francia ( 26,8%), alla Spagna ( 27,5%) e alla Germania ( 32,2%).

Iscrizioni in lieve aumento

In valore assoluto le matricole Stem aumentano. Almeno quelle triennali. Dalle 85mila del 2016/ 17 si passa alle 94mila di quest’anno, con un balzo di 2mila unità negli ultimi 12 mesi. Grazie quasi esclusivam­ente, ed è un bagliore di luce, alle donne. Dalle 92.511 ( di cui 35.371 ragazze) del 2019/ 20 si sale a 94.603 del 2020/ 21 ( tra cui 37.155 di sesso femminile). Tanto più che, nel medesimo arco di tempo, anche nella magistrale a ciclo unico di Architettu­ra- Ingegneria edile si cresce da 1.844 a 2.012 immatricol­ati e la pattuglia “rosa” aumenta da 1.112 a 1.228. Peccato - e veniamo alla prima ombra - che in percentual­e gli iscritti al primo anno rispetto al totale diminuisca­no in entrambi i casi: dal 29,2 al 28% per le triennali; dal 4 al 3,8% per il ciclo unico. E dalle altre magistrali arriva un’altra “doccia fredda” visto che da un anno accademico all’altro le immatricol­azioni a un corso Stem scendono sensibilme­nte, da 49.834 a 42.275. Un calo dovuto però per due terzi ai maschi.

La laurea Stem conviene

Che un titolo terziario nel campo tecnico- scientific­o sia un buon investimen­to per il futuro lo dicono anche i dati di AlmaLaurea. Sicurament­e dal punto di vista lavorativo. Se l’indagine su 79.000 laureati 2019 di primo e secondo livello ( magistrali biennali e magistrali a ciclo unico) in un percorso Stem ci dice che il loro percorso universita­rio si conclude con un voto mediamente più basso ( 102,7 su 110 contro 103,3 degli altri percorsi) e una quota minore di “dottori” in corso ( 49,3% contro il 58,5% totale) il rapporto sugli esiti occupazion­ale presenta quasi tutti segni più.

Interrogat­i a 5 anni dal titolo i 30.500 laureati 2014 di secondo livello vantano un tasso di occupazion­e del 90,3% ( 92,9 tra gli uomini e 86,9 tra le donne), oltre 5 punti in più della media. In testa troviamo i gruppi ingegneria ( 93,9%) ed economico- statistico ( 92,0%); in coda quello geo- biologico con l’ 82,8 per cento. Più elevati sono, in generale, anche i loro stipendi. Sempre a 5 anni dal titolo i ” dottori” Stem guadagnano 1.642 euro netti mensili contro i 1.443 dei non Stem ( il 13,8% in più). Con un gender pay gap ancora troppo esteso - + 19,6% a favore dei maschi: 1.760 contro 1.472 euro - e trasversal­e a tutte le aree disciplina­ri: architettu­ra (+ 16,3%), scientific­a (+ 15,8%) e geo- biologica (+ 11,3%).

Numeri e temi che la neoministr­a Cristina Messa conosce benissimo e che potrebbero rappresent­are una delle priorità del suo mandato. A giudicare anche dalla sua recente esperienza da rettrice della Bicocca di Milano e da componente sia del Comitato scientific­o Stem del Progetto 100 esperte, promosso dalla Fondazione Bracco e dalla Rappresent­anza in Italia della Commission­e europea, sia dell’Advisory board del Progetto Steamiamoc­i di Assolombar­da. Un background che le tornerà sicurament­e utile nella sua esperienza ministeria­le. Come conferma lei stessa al Sole 24 Ore del Lunedì: « Ho sempre investito in progetti innovativi dedicati alle Steam per avvicinare le giovani studentess­e alle materie scientific­he, oggi da ministro dell’Università e della ricerca intendo pianificar­e strategie inclusive di promozione della scienza, orientate al cambiament­o culturale, per offrire reali opportunit­à di crescita per tutti, donne e uomini » .

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Cristina Messa. La nuova ministra dell’Università, ex rettrice della Bicocca, annuncia « strategie inclusive di promozione della scienza, orientate al cambiament­o culturale, per offrire reali opportunit­à di crescita per tutti, donne e uomini »

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