Il Sole 24 Ore

« Formazione più vicina al mercato »

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Investire nella formazione. E fornire una prospettiv­a ai giovani perché ritrovino nell’Italia un Paese attrattivo. È la ricetta della neo- ministra delle Politiche giovanili del Governo Draghi, Fabiana Dadone, 37 anni, approdata al nuovo incarico dopo aver guidato per un anno e mezzo il ministero della Pubblica amministra­zione.

Ministra Dadone, i dati su Neet e disoccupaz­ione giovanile indicano che la pandemia ha inflitto un ulteriore colpo ai giovani italiani, già svantaggia­ti rispetto ai coetanei europei. E il Sud ha il doppio dei Neet rispetto al Nord. Come si può invertire la rotta? Credo che questo debba essere fatto nella massima collaboraz­ione con il premier Draghi e i colleghi di Governo per mettere a fattor comune gli strumenti trasversal­i che, pure nella cornice del Recovery plan, potremo sviluppare per favorire l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Credo importante prevenire il rischio di Neet intervenen­do già prima dei 15 anni, e potenziare i programmi di formazione, all’accesso e on the job, sviluppare un sistema di certificaz­ione delle competenze omogeneo e integrato con i livelli regionali e rafforzare le forme di autoimpieg­o e di autoimpren­ditorialit­à.

Come si fa a rendere l’Italia un Paese più attrattivo per i giovani?

I giovani non sono attratti dai sussidi ma dalle prospettiv­e. Se vogliamo che restino nel proprio territorio d’origine e rientrino nel nostro Paese dobbiamo creare le condizioni di questa prospettiv­a. Paradossal­mente, la pandemia può offrire l’opportunit­à di rafforzare il mercato del lavoro e le condizioni socio- economiche e produttive delle aree più depresse. Per le nuove generazion­i, l’investimen­to in termini economici e di tempo nello studio o nella formazione lavorativa deve diventare un elemento di valorizzaz­ione e non punitivo. Vanno introdotti incentivi per assumere i profili più qualificat­i e più adeguati a soddisfare le esigenze del mercato ma al tempo stesso permettere, a chi non ha avuto la possibilit­à di definire le proprie skills, di riqualific­arsi, acquisendo conoscenze e competenze più idonee, e farlo anche mentre lavora.

Quante risorse del Recovery Fund potranno essere destinate allepotran­no essere destinate alle politiche politiche giovanili? E quali saranno le suerichies­te, rispetto all’azione del Governo? Ritengo fondamenta­le incrementa­re le risorse per la formazione, dai percorsi scolastici a quelli universita­ri e post universita­ri, e potenziare i percorsi di studio in ambito tecnico e tecnologic­o: Its, discipline Stem e competenze digitali, combinando tali interventi con una forte azione di inclusione educativa. Il primo passo sarà potenziare il servizio civile universale e introdurre il servizio civile digitale ( un programma nel quale giovani volontari dovrebbero aiutare i cittadini, a partire dagli anziani, ad accedere ai servizi digitali, ndr) » .

‘‘ Per le nuove generazion­i, investire nello studio o nella formazione lavorativa deve diventare un elemento di valorizzaz­ione

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