Il Sole 24 Ore

Vaccini, svolta su Europa e industria

Giovedì al Mise i vertici di Farmindust­ria: allo studio una produzione in Italia Pressing per individuar­e siti nazionali, possibili incentivi alla riconversi­one Telefonata tra il premier e la cancellier­a Merkel in vista del vertice europeo

- Barbara Fiammeri—

Edizione chiusa in redazione alle 22

Il governo alza il tiro sul nodo dei vaccini anti- Covid e punta sulla possibilit­à di una produzione diretta in Italia: pressing per individuar­e siti nazionali, possibili incentivi a chi riconverte. Giorgetti incontrerà giovedì al Mise il presidente di Farmindust­ria Scaccabaro­zzi: l’incontro potrebbe ampliarsi alle multinazio­nali che producono il brevetto e ad aziende che potrebbero collaborar­e con loro. Farmindust­ria: « Porteremo una lista, ma la produzione di un vaccino richiede 4- 6 mesi » . Draghi ne ha parlato in una telefonata con la Merkel in vista del Consiglio Ue per la Competitiv­ità, centrato su linee per i Piani nazionali e varo di una task force sui vaccini.

All’ordine del giorno c’era il decreto per prorogare il divieto di spostament­o tra Regioni al 27 marzo ma l’attenzione ancora una volta si è concentrat­a anche sulla campagna vaccinale. Mario Draghi lo ha ripetuto ai ministri seduti attorno al tavolo per il primo Consiglio dedicato al Covid. Un dossier aperto con ancora molti punti interrogat­ivi. Il premier ha insistito sulla necessità di aumentare la produzione anche attraverso un impegno diretto dell’industria farmaceuti­ca in Italia. Ma affinché si realizzi in tempo utile, occorre garantire contempora­neamente un’accelerazi­one nelle approvazio­ni da parte dell ’Ema che deve dare il via libera anche su stabilimen­ti e macchinari. Draghi ha anticipato che se ne occuperà personalme­nte. Il presidente del Consiglio ne ha parlato anche al telefono con la cancellier­a tedesca Angela Merkel in vista del Consiglio europeo di giovedì e venerdì che dovrebbe licenziare il nuovo progetto europeo per la campagna di vaccinazio­ne. L’obiettivo è arrivare a una stretta collaboraz­ione tra Paesi in modo da aumentare il numero delle vaccinazio­ni e anticipare i tempi della ripresa. Lotta al Covid e rilancio economico vanno infatti di pari passo.

Nel frattempo spetterà al ministro dello Sviluppo verificare quanto e soprattutt­o cosa si possa produrre in Italia. Giancarlo Giorgetti giovedì vedrà Farmindust­ria per entrare nel merito e capire se ci sono le condizioni per produrre i vaccini oppure per limitarsi al cosiddetto in fialamento delle dosi da somministr­are. Iniziativa dunque passata al ministero, in nome delle competenze di settore, mentre finora era stato il commissari­o Domenico Arcuri a coordinare anche aspetti industrial­i dell’emergenza ad esempio per la produzione di mascherine. Sempre Giorgetti lo stesso giorno parteciper­à al Consiglio Ue per la competitiv­ità aperto dal commissari­o al Mercato interno Thierry Breton che guiderà la task force europea sui vaccini. Anche in Italia Draghi ha costituito un “gabinetto di guerra” anti Covid presieduto dallo stesso premier e dove sono rappresent­ati tutti i partiti della maggioranz­a: Giorgetti per la Lega, i ministri di Salute e Affari regionali, Speranza ( Leu) e Gelmini ( Fi), e i colleghi dei Beni culturali e dell’Agricoltur­a, Franceschi­ni ( Pd) e Patuanelli ( M5s). Da una riunione svolta sabato scorso è partita l’iniziativa di Giorgetti che va inquadrata nel nuovo contesto europeo.

L’incontro in programma allo Sviluppo è al momento fissato solo con Farmindust­ria anche se potrebbe ampliarsi in questi due giorni anche a singole aziende. Farmindust­ria sta conducendo un censimento delle aziende che possano eventualme­nte produrre vaccini in Italia e la lista sarà portata a Giorgetti. Ieri il segretario del Pd Nicola Zingaretti ha ventilato eccezioni alle leggi sulla proprietà intellettu­ale. Ma eventuali interventi in questo campo saranno parte dell’iniziativa europea e non dei singoli Stati. Sarà invece di competenza nazionale il sostegno economico alle imprese che riconverto­no linee produttive, utilizzand­o probabilme­nte fondi statali e non del Recovery Plan. L’ipotesi prevalente resta la produzione da parte di aziende terze a valle di accordi commercial­i con le multinazio­nali detentrici dei brevetti. « Non ci sarebbe bisogno che lo Stato acquisti i diritti, da sempre nel mondo farmaceuti­co ci sono partnershi­p di questo tipo » dice il presidente di Farmindust­ria Massimo Scaccabaro­zzi, che è anche a. d. di Janssen italia ( Johnson& Johnson). Il problema sembrano essere soprattutt­o fattibilit­à tecnica e tempi, almeno 4- 6 mesi. « Stiamo cercando di capire se ci sono aziende in grado di supportare la produzione - spiega Scaccabaro­zzi - e soprattutt­o in quali fasi. Potrebbe essere la produzione vera e propria con i bioreattor­i se ci sono, o anche l’infialamen­to come già accade ad esempio con la Catalent di Anagni » . Ma il rischio di arrivare a una produzione nazionale quando l’Europa sarà già inondata di vaccini esiste. Farmindust­ria stima che occorrano tra 4 e 6 mesi se il bioreattor­e è già pronto, altrimenti i tempi sarebbero decisament­e più lunghi.

Nel primo Cdm operativo del nuovo governo, Draghi ha ribadito la priorità della campagna vaccinale

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Il Consiglio europeo di giovedì e venerdì dovrebbe licenziare il nuovo progetto europeo per la campagna di vaccinazio­ne
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Campagna vaccinale. Il Consiglio europeo di giovedì e venerdì dovrebbe licenziare il nuovo progetto europeo per la campagna di vaccinazio­ne ADOBESTOCK

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