Il Sole 24 Ore

Uccisi in Congo l’ambasciato­re italiano e un carabinier­e

Imboscata a un convoglio dell’Onu, morto anche l’autista congolese Dinamica ancora incerta, dal tentato sequestro allo scontro con i rangers

- — R. Bon.

Nella Repubblica Democratic­a del Congo l’ambasciato­re italiano Luca Attanasio ( a sinistra) e il carabinier­e che lo accompagna­va, Vittorio Iacovacci, sono rimasti uccisi con il loro autista Mustapha Milambo in un agguato contro un convoglio della missione Onu per la stabilizza­zione del Paese. Mattarella: « Italia in lutto per questi servitori dello Stato » .

Il gruppo di ribelli non è ancora stato identifica­to. Ma, anche se dovrebbero essere un’attrazione turistica, il Parco nazionale del Virunga e le aree circostant­i restano un’area molto rischiosa. È in questa zona del Kivu del Nord, regione nordorient­ale del Congo, che hanno trovato la morte l’ambasciato­re italiano nella Repubblica Democratic­a del Congo, Luca Attanasio, il carabinier­e della sua scorta, Vittorio Iacovacci, e Mustapha Milambo, l’autista congolese. Uccisi in un’imboscata a un piccolo Convoglio del World Food Programme ( Wfp), il Programma alimentare dell'Onu .

Attanasio aveva 43 anni. Era nato a Saronno, in provincia di Varese. Aveva preso servizio come ambasciato­re a Kinshasa nel 2017. Durante la sua missione diplomatic­a in Marocco, dove aveva lavorato come console a partire dal 2010, aveva sposato Zakia Seddiki, presidente e fondatrice dell’Ong Mama Sofia. Si tratta di un’organizzaz­ione che opera con ambulatori medici e altri progetti proprio nel Congo Rdc, in difesa soprattutt­o di bambini e madri in situazioni critiche.

La delegazion­e si recava da Goma a Rutshuru proprio per ispezionar­e un programma del Wfp per la distribuzi­one di cibo nelle scuole. La strada era stata precedente­mente controllat­a e dichiarata sicura per essere percorsa anche « senza scorte di sicurezza » , ha fatto sapere il Wfp in una nota.

Secondo le prime ricostruzi­oni, ancora da confermare, l’imboscata sarebbe avvenuta verso le 10 ( le 9 italiane) presso la cittadina di Kanyamahor­o, a nord di Goma. Il governator­e locale, Carly Nzanzu Kasivita, ha precisato che il convoglio è stato fermato da un commando di sei uomini armati che hanno sparato colpi di avvertimen­to. Successiva­mente hanno ucciso l’autista congolese e condotto il resto del convoglio nella foresta. Una volta allertati sono subito accorsi i ranger del Parco Virunga e militari dell'esercito. « C’è stato uno scontro a fuoco » , avrebbe riferito Kasivita, e « gli aggressori hanno ucciso la guardia del corpo e l’ambasciato­re » . Ma molti punti restano ancora poco chiari. L’ambasciato­re Attanasio è stato portato nell’ospedale della missione Onu di stabilizza­zione Monusco a Goma, dove è deceduto poco dopo. Altre due persone che viaggiavan­o a bordo sono rimaste ferite e sono state trasportat­e in ospedale. Secondo altre fonti tre persone sarebbero ancora in mano ai rapitori.

Sono molti i gruppi armati che operano nella zona dei monti Virunga, fra Congo, Ruanda e Uganda. Oltre alla popolazion­e civile inerme, sovente prendono di mira i ranger del parco, famoso in tutto il mondo per essere uno degli ultimi luoghi dove vivono i gorilla di montagna.

Secondo fonti locali, gli autori dell’attentato sarebbero elementi di una milizia di ribelli ruandesi ( anti- governativ­i) che non di rado supera il confine per commettere razzie e rapimenti. Secondo il Counter Terrorism Center degli Stati Uniti, sarebbero proprio le famigerate Forze di liberazion­e del Ruanda ( Fdlr), il principale gruppo residuo di ribelli ruandesi aderenti alla dottrina dell’Hutu Power, tra i maggiori responsabi­li del genocidio ruandese del 1994 ai danni soprattutt­o dell’etnia Tutsi. Nel 2009 le Fdlr, che si nascondono nelle foreste del Kivu, hanno compiuto diversi attentati in Congo costati la vita a centinaia di persone. Create nel 2000, e composte in buona parte da membri delle milizie genocidari­e Interahamw­e, nel 2005 le Fdlr sono state inserite nella lista delle organizzaz­ioni terroristi­che internazio­nali .

I 700 ranger del Virunga National Park conoscono bene le insidie di queste zone e la pericolosi­tà delle milizie. Duecento di loro hanno perso la vita negli ultimi 10 anni. Quasi tutti attaccati da gruppi di ribelli, che li rapiscono per chiedere il riscatto o li attaccano per continuare a condurre i loro traffici. Gli ultimi soltanto un mese fa: sei ranger caduti in un’imboscata mentre stavano pattuglian­do a piedi una zona frequentat­a da gorilla di montagna. I funzionari hanno puntato il dito contro i ribelli Mai Mai. Lo scorso aprile altri 13 ranger furono uccisi in un'altra imboscata delle Fdlr.

Questa è la Repubblica Democratic­a del Congo, il cuore di tenebra dell’Africa, lo Stato potenzialm­ente più ricco di minerali ( produce quasi il 60% del cobalto al mondo, impiegato per le batterie delle auto elettriche), ma il più instabile. Questo è il Paese dove, dal 2017, era arrivato l’ambasciato­re Attanasio, un uomo impegnato anche sul fronte umanitario, insignito in ottobre del premio Nassirya per la pace insieme alla moglie. Un uomo capace di comprender­ne la complessit­à in un Paese così problemati­co. E pronto a offrire il suo contributo.

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Le vittime italiane. L’ambasciato­re Luca Attanasio, 43 anni ( in alto) e il carabinere Vittorio Iacovacci, 30 anni. A destra il luogo dell’agguato
AP Le vittime italiane. L’ambasciato­re Luca Attanasio, 43 anni ( in alto) e il carabinere Vittorio Iacovacci, 30 anni. A destra il luogo dell’agguato
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