Il Sole 24 Ore

Pace fiscale, verso il rinvio per le rate di pagamento

Slitta il termine dell’ 1 marzo per la rottamazio­ne e per il saldo e stralcio

- Mobili e Trovati—

Il governo Draghi stringe sul nuovo decreto ristori, atteso in Consiglio dei ministri tra fine della settimana e inizio della prossima, per poter entrare in vigore il 1° marzo. Le misure spaziano da aiuti agli esercizi commercial­i a pacchetto lavoro, da fondi alla sanità agli interventi per enti locali e scuola. Soprattutt­o, il provvedime­nto sancirà il rinvio delle sette rate della pace fiscale: cinque relative alla rottamazio­ne delle cartelle e due al saldo e stralcio. In ballo 950 milioni dovuti da 1,2 milioni di contribuen­ti che nei mesi scorsi si erano già visti bloccare gli obblighi di versamento dalla lunga teoria di decreti anticrisi di fine anno. Per rottamazio­ne e saldo e stralcio il nuovo termine dovrebbe essere spostato almeno a fine aprile. Difficile, invece, un altro allungamen­to della sospension­e che ha congelato le notifiche di 50 milioni fra cartelle e avvisi fiscali.

Sarà ancora una volta il fisco a giocare un ruolo centrale nel nuovo decreto ristori a cui sta lavorando il Governo Draghi, che dovrebbe approdare in Consiglio dei ministri tra la fine di questa settimana e l’inizio della prossima. La corsa è complicata perché il menù è ampio, e spazia dal nuovo giro di aiuti agli esercizi commercial­i al pacchetto lavoro, dai nuovi fondi alla sanità ( anche per l’acquisto dei vaccini) fino agli interventi per enti locali e scuola. Ma sono le tasse a dettare le tappe obbligate del calendario.

Il nuovo provvedime­nto deve infatti entrare in vigore entro il 1° marzo per sancire, in extremis come sempre, il rinvio delle sette rate della pace fiscale: cinque relative alla rottamazio­ne delle cartelle e due al saldo e stralcio. In ballo ci sono circa 950 milioni dovuti da 1,2 milioni di contribuen­ti che nei mesi scorsi si erano già visti bloccare gli obblighi di versamento dalla lunga teoria di decreti anti crisi di fine anno. Che, secondo l’ipotesi più accreditat­a, dovrebbe essere spostata almeno a fine aprile, con una mossa che allineereb­be le scadenze di pagamento ai tempi dello stato di emergenza previsto fin qui.

Nel nuovo provvedime­nto non dovrebbe invece rientrare un altro allungamen­to della sospension­e che fin qui ha congelato le notifiche di oltre 50 milioni fra cartelle e avvisi fiscali. L’idea è infatti quella di superare un blocco che più si allunga e più diventa complicato da chiudere. La ripartenza però, nelle intenzioni del Governo, deve essere graduale per non travolgere con un diluvio di pretese fiscali un sistema economico ancora in ginocchio per la crisi pandemica. Al ministero dell’Economia quindi si lavora a una diluizione in due anni delle nuove notifiche, che altrimenti dovrebbero viaggiare al ritmo serrato di tre- quattro milioni di atti al mese. Per tenere al sicuro i crediti fiscali dall’allungamen­to del calendario però, si dovrà mettere mano anche a un ampliament­o dei termini di prescrizio­ne.

Tra le misure in arrivo anche quelle più volte richieste dal direttore delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, per ridurre il magazzino in cui si sono accumulati negli ultimi venti anni oltre mille miliardi di crediti in larghissim­a parte ormai impossibil­i da incassare perché relativi a imprese o persone fisiche scomparse o fallite.

In parallelo il Governo accelera anche sul nuovo meccanismo dei ristori su cui il ripetersi delle misure restrittiv­e ha aumentato la pressione. In questo caso l’obiettivo è anche quello di riattivare la contempora­neità tra obblighi di chiusura e aiuti economici, che si è persa ormai da dicembre. Il nuovo meccanismo, assecondan­do le richieste pressanti degli amministra­tori locali, dovrebbe garantire una copertura anche alle chiusure decise a livello regionale per quei territori che presentino un andamento particolar­mente preoccupan­te della pandemia. Sul piano pratico però quello dei tempi effettivi di erogazione degli aiuti rimane il problema più spinoso. Al Mef si è infatti lavorato a un nuovo meccanismo di calcolo degli aiuti che dovrebbe essere riservato agli operatori economici che nel 2020 abbiano subito una perdita di fatturato superiore al 33 per cento. Il nuovo meccanismo si incrocereb­be con la valutazion­e dei costi fissi sostenuti dalle imprese, in un sistema che deve però superare ancora più di un ostacolo tecnico. In ogni caso la definizion­e dei nuovi parametri, inevitabil­e per non ancorare gli aiuti ai numeri ormai archeologi­ci dell’aprile 2020 e ai contestati codici Ateco, imporrà nuove procedure di richiesta e di accredito che rischiano di assorbire varie settimane per essere completate.

Tra le novità del capitolo lavoro sarebbe previsto anche il rifinanzia­mento di 500 milioni del fondo occupazion­e. Di questi almeno 340 milioni sarebbero destinati a finanziare la proroga della Cig per i dipendenti dell’ex Ilva. Perché anche questo ammortizza­tore sociale terminereb­be altrimenti a fine mese.

Proroga di almeno due mesi per i versamenti delle rate di rottamazio­ne e saldo e stralcio del 1° marzo

In arrivo altri 340 milioni di euro per finanziare la Cig per i dipendenti ex Ilva in scadenza a fine mese

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