Fiducia alle imprese per uscire dalla crisi
Italiani più sfiduciati e preoccupati per l’economia ma aperti alla Ue e al mondo
Un paese in parte sfiduciato, insoddisfatto di una politica che non risponde abbastanza; preoccupato per l'economia, ma che pensa che per affrontare questa fase di crisi economica lo Stato dovrebbe dare più fiducia e più libertà alle imprese, in un contesto aperto al mondo e alla Ue, e che tutto sommato si ritiene ancora un paese unito. Lo rivela un'indagine internazionale condotta a inizio febbraio ( prima dell'incarico a Draghi) in Francia, Germania, Italia e Regno Unito da Opinionway per il Centro di ricerche politiche di SciencesPo a Parigi, in joint venture con il CISE della Luiss. Le condizioni strutturali della culturaLe condizioni strutturali della cultura civica nel nostro paese sono note. Da un lato il livello di“fiducia generalizzata ”( fiducia generalizzata ”( la fiducia negli sconosciuti: il carburante di qualunque società moderna) appare da noi sensibilmente più basso :29% contro una media del 38% nei 4 paesi; dall'altro, il nostro è il paese dove più che altro vegli il nostro è il paese dove più che altro vegli intervistati ritengono che per farcela le relazioni contino ( 77%) più del merito.
In questo contesto si conferma la percezione di una politica che risponde poco ai cittadini ( il 18%, rispetto al 31% medio in 4 paesi, ritiene che i politici si preoccupino delle opinioni dei cittadini). Non sorprende quindi che gli intervistati italiani, peraltro tra i più pessimisti sull'onestà dei loro politici ( 21% contro il 39% su 4 paesi), siano quelli che danno massima importanza al fatto che un politico dovrebbe restare fedele al programma per cui è stato eletto: aspetto importante per il 34%, rispetto al 28% complessivo nei 4 paesi.
Da ciò segue una bassa soddisfazione per la democrazia italiana: solo un 32% ( rispetto al 52% dei quattro paesi, e addi-rittura al 67% della Germania) pensache la democrazia inItalia la democrazia in Italiafunzioni bene. Altro aspetto interessante è la bassa percentuale di colo roche rifiutano di collocarsi sull'asse sinistra-destra: appena il 12%, a testimonianza che gli italiani dispongono di uno spazio di competizione condiviso in cui collocare i partiti.
Veniamo a questo punto all'economia. Si osserva purtroppo una preoccupazione più alta sia per la situazione economica del Paese ( 89% contro l' 80% dei 4 paesi) che per quella familiare ( 53% contro 48%). È importante però sottolineare un atteggiamento di fiducia verso il sistema produttivo: per fronteggiare le difficoltà economiche, pur riconoscendo la necessità di riforme anche in profondità del sistema capitalista ( 29%), gli intervistati italiani hanno il record ( 60%) nel ritenere che lo Stato debba dare fiducia alle imprese e concedere loro più libertà; il tutto in un contesto in cui per il 78% degli intervistati ( contro una media del 59%) l'Italia dovrebbe “aprirsi maggiormente” dal punto di vista economico ( ma non, prevedibilmente, da quello migratorio: solo il 30%). In linea con l’indirizzo europeo sul Recovery plan, poi, una nettissima maggioranza ( 84%) ritiene che la difesa dell'ambiente sia compatibile con la crescita economica. Fra le armi per uscire dalla crisi, grande consenso per la vaccinazione: favorevoli 3 italiani su 4, dietro solo al Regno Unito. E in questo quadro che sembra suggerire un cauto ottimismo, emergono due dati interessanti. Il primo è che la fase di crisi del rapporto tra italiani ed Ue sembra in via di superamento, con una percentuale record rispetto agli altri paesi ( 57%) che ritiene “una buona cosa” l'appartenenza alla Ue; il secondo è, in parte a sorpresa, la percentuale più alta ( 53%, contro il 47% nei 4 paesi) che ritiene di appartenere “a una nazione abbastanza unita, nonostante le differenze”. Segni di speranza che suggeriscono forse vie d'uscita concrete da una situazione difficile.