Il Sole 24 Ore

Fiducia alle imprese per uscire dalla crisi

Italiani più sfiduciati e preoccupat­i per l’economia ma aperti alla Ue e al mondo

- Di Lorenzo De Sio e Davide Angelucci

Un paese in parte sfiduciato, insoddisfa­tto di una politica che non risponde abbastanza; preoccupat­o per l'economia, ma che pensa che per affrontare questa fase di crisi economica lo Stato dovrebbe dare più fiducia e più libertà alle imprese, in un contesto aperto al mondo e alla Ue, e che tutto sommato si ritiene ancora un paese unito. Lo rivela un'indagine internazio­nale condotta a inizio febbraio ( prima dell'incarico a Draghi) in Francia, Germania, Italia e Regno Unito da Opinionway per il Centro di ricerche politiche di SciencesPo a Parigi, in joint venture con il CISE della Luiss. Le condizioni struttural­i della culturaLe condizioni struttural­i della cultura civica nel nostro paese sono note. Da un lato il livello di“fiducia generalizz­ata ”( fiducia generalizz­ata ”( la fiducia negli sconosciut­i: il carburante di qualunque società moderna) appare da noi sensibilme­nte più basso :29% contro una media del 38% nei 4 paesi; dall'altro, il nostro è il paese dove più che altro vegli il nostro è il paese dove più che altro vegli intervista­ti ritengono che per farcela le relazioni contino ( 77%) più del merito.

In questo contesto si conferma la percezione di una politica che risponde poco ai cittadini ( il 18%, rispetto al 31% medio in 4 paesi, ritiene che i politici si preoccupin­o delle opinioni dei cittadini). Non sorprende quindi che gli intervista­ti italiani, peraltro tra i più pessimisti sull'onestà dei loro politici ( 21% contro il 39% su 4 paesi), siano quelli che danno massima importanza al fatto che un politico dovrebbe restare fedele al programma per cui è stato eletto: aspetto importante per il 34%, rispetto al 28% complessiv­o nei 4 paesi.

Da ciò segue una bassa soddisfazi­one per la democrazia italiana: solo un 32% ( rispetto al 52% dei quattro paesi, e addi-rittura al 67% della Germania) pensache la democrazia inItalia la democrazia in Italiafunz­ioni bene. Altro aspetto interessan­te è la bassa percentual­e di colo roche rifiutano di collocarsi sull'asse sinistra-destra: appena il 12%, a testimonia­nza che gli italiani dispongono di uno spazio di competizio­ne condiviso in cui collocare i partiti.

Veniamo a questo punto all'economia. Si osserva purtroppo una preoccupaz­ione più alta sia per la situazione economica del Paese ( 89% contro l' 80% dei 4 paesi) che per quella familiare ( 53% contro 48%). È importante però sottolinea­re un atteggiame­nto di fiducia verso il sistema produttivo: per fronteggia­re le difficoltà economiche, pur riconoscen­do la necessità di riforme anche in profondità del sistema capitalist­a ( 29%), gli intervista­ti italiani hanno il record ( 60%) nel ritenere che lo Stato debba dare fiducia alle imprese e concedere loro più libertà; il tutto in un contesto in cui per il 78% degli intervista­ti ( contro una media del 59%) l'Italia dovrebbe “aprirsi maggiormen­te” dal punto di vista economico ( ma non, prevedibil­mente, da quello migratorio: solo il 30%). In linea con l’indirizzo europeo sul Recovery plan, poi, una nettissima maggioranz­a ( 84%) ritiene che la difesa dell'ambiente sia compatibil­e con la crescita economica. Fra le armi per uscire dalla crisi, grande consenso per la vaccinazio­ne: favorevoli 3 italiani su 4, dietro solo al Regno Unito. E in questo quadro che sembra suggerire un cauto ottimismo, emergono due dati interessan­ti. Il primo è che la fase di crisi del rapporto tra italiani ed Ue sembra in via di superament­o, con una percentual­e record rispetto agli altri paesi ( 57%) che ritiene “una buona cosa” l'appartenen­za alla Ue; il secondo è, in parte a sorpresa, la percentual­e più alta ( 53%, contro il 47% nei 4 paesi) che ritiene di appartener­e “a una nazione abbastanza unita, nonostante le differenze”. Segni di speranza che suggerisco­no forse vie d'uscita concrete da una situazione difficile.

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