IN ALLEGATO
La parola d’ordine è stata: reagire. Come? Investendo nel digitale, nei progetti di medio e lungo termine legati alla sostenibilità e all’inclusività e, naturalmente, nella creatività. Il filo rosso è confermato nello Speciale Moda Donna - oggi con Il Sole 24 Ore - che fotografa la filiera della moda: da una parte con approfondimenti sulle aziende e sul loro sguardo sul futuro; dall’altra con le tendenze delle collezioni donna e degli accessori nelle vetrine di questa primavera ma, come tutti i giovani, sono stati tra i più penalizzati dall’anno di Covid.
« Siamo sempre stati e ci sentiamo ambasciatori del made in Italy nel senso di bello e ben fatto - ricorda Marcolin –. Il saldo commerciale 2020 della moda, nonostante il crollo di oltre il 20% dell’export, che per noi vale in media poco meno del 70%, resta positivo per 17,4 miliardi, confermando il settore come il primo contributore alla bilancia commerciale del Paese fra le tre F, cioè Fashion, Food e Forniture. Ma la competizione globale è agguerrita: i mercati dove siamo già presenti vanno presidiati e difesi, quelli dove i grandi nomi sono già sbarcati devono essere una prospettiva per tutti. Perché possa succedere però il made in Italy deve continuare ad avere le sue vetrine, siano queste fiere o negozi fisici e sul web. E deve tornare il turismo, perché chiunque venga in Italia e faccia qui un’esperienza, di shopping o di vita quotidiana, diventa ambasciatore del bello e ben fatto italiano » .
Dalle rilevazioni a campione di Confindustria Moda, nei primi mesi del 2021 si registra un trend simile a quello del trimestre precedente, con un calo del fatturato del 18,4%. Anche per il secondo trimestre del 2021 è attesa una attenuazione della flessione, con un calo previsto di circa il 10%, precisa Gianfranco Di Natale, condirettore generale di Confindustria Moda. « Il vero e proprio recupero è previsto a partire dal terzo trimestre del 2021 con una decisa accelerazione nel quarto, ovviamente nell’ipotesi di avanzata diffusione del piano vaccinale, con un progressivo ritorno a livelli di attività pre- covid nel corso del 2022 » , conferma Di Natale.
« Venivamo da anni di crescita costante, perdere il 26% in un anno è stato uno choc per tutti, da monte a valle – conclude Marcolin –. Ma pensiamo che la filiera possa assorbirlo, facendo ancora più sistema e, confidiamo, con l’aiuto di chi decide la politica economica » .