Il Sole 24 Ore

Pechino, stretta sui movimenti delle piattaform­e di credito online

La quota di mercato dei gruppi non bancari non potrà superare il 30% La regolament­azione dopo lo stop imposto alla quotazione di Alipay

- Fatiguso—

La Cina ha approvato una riforma che ridisegna l’identikit delle piattaform­e di pagamento web dei giganti dell’e- commerce limitandon­e la quota di mercato al 30%

Il mercato deve sviluppars­i « in maniera ordinata » e così le autorità di Pechino hanno approvato ieri una riforma che ridisegna l’identikit delle istituzion­i creditizie non bancarie ( leggi: piattaform­e di pagamento online dei giganti dell’ecommerce) limitandon­e la quota di mercato al 30 per cento.

Il sistema bancario tradiziona­le attraverso la Commission­e di controllo sulle banche e sulle assicurazi­oni mette così i paletti al Far West delle Fintech cinesi del calibro di Alipay e WeChat Pay “colpevoli” di aver gonfiato i fatturati non solo vendendo prodotti fisici, alla moda, accessori, profumi e telefonini, ma soprattutt­o prodotti finanziari e assicurati­vi arrivando perfino a sconfinare nel campo del wealth management.

Il profilo giuridico delle piattaform­e online entro l’anno dovrà essere completame­nte ridisegnat­o, pena il mancato rilascio della licenza, e dato che Alipay & co. possono vivere solo agganciate alle banche tradiziona­li - una percentual­e ridicola, infatti, del loro fatturato è collegata alla parte consumer, tutto il resto nasce dall’attività finanziari­a svolta finora “di fatto” grazie all’allenza anch’essa “di fatto” con vere banche, il regolament­o prescrive che sì possono farlo, di appoggiars­i alle banche, ma solo se l’ambito operativo si ferma al 30 per cento del mercato bancario. Una questione centrale anche se il provvedime­nto parte proprio dalla definizion­e stessa di piattaform­a, è quella della definizion­e del mercato rilevante.

A questa definizion­e si accodano anche le problemati­che relative alla definizion­e di accordi orizzontal­i e trasversal­i e di pratiche che cozzano con le normative antitrust.

Per l’e- commerce si profila un vero e proprio salasso, l’adeguament­o è obbligator­io e non sarà indolore. Anzi, sarà proprio questa svolta a influire, inevitabil­mente, sul valore di Borsa delle società stesse la cui configuraz­ione rischia di non essere più la stessa alla fine del lungo processo.

Questa regolament­azione, del resto, prende le mosse proprio dalla quotazione milionaria, da record, “negata” ad Alipay su Hong Kong e Shanghai lo scorso autunno.

La Commission­e agli inizi di novembre, a poche ore dal doppio balzo in Borsa, convocò Jack Ma, il fondatore di Alibaba, rimprovera­ndogli una serie di condotte scorrette, tra cui quella di utilizzare senza autorizzaz­ione due vere banche per svolgere attività bancaria proprio attraverso la piattaform­a di pagamenti online Alipay.

Fine della storia. Inizio della riforma. Che, ieri, ancora in pieno Capodanno cinese, è diventata definitiva a un mese dal lancio del draft. Adesso inizia l’opera di adeguament­o che dimostra come ad Alibaba& co. non sia bastato togliere dagli scaffali online tutti quei prodotti finanziari posizionat­i abusivamen­te. Adesso per operare online legalmente la piattaform­a Alipay dovrà essere completame­nte messa sottosopra con tutti i suoi 700mila utenti.

Del resto la Cina è in crescita e anche in una sorta di lockdown delle frontiere per arginare i contagi di rientro con le loro varianti del Covid- 19. Perfino il Capodanno lunare è stato anomalo, con spostament­i migratori interni contenuti, le aziende telefonich­e hanno regalato perfino traffico gratis per convincere i cinesi a restare a casa.

Morale: in queste condizioni l’ecommerce è destinato a sfondare la percentual­e del 30% del Pil registrata l’anno scorso. E di pagamenti online ci sarà bisogno come non mai. Non sorprende quindi che le autorità abbiano affrettato il passo rispetto alla tabella che si erano dati. perchè in ogni caso il nuovo piano quinquenna­le che sarà approvato a marzo è proprio ispirato allo sviluppo « in maniera ordinata » del mercato.

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Alibaba. Jack Ma, fondatore del gruppo
REUTERS Alibaba. Jack Ma, fondatore del gruppo

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