Il Sole 24 Ore

« Bancomat apripista per il fintech La Borsa? Nessuna strada è esclusa »

« La diffusione capillare ci ha già reso strumento d’inclusione finanziari­a » « Commission­i più care? È tutto da dimostrare: spetta valutare all’Antitrust »

- Marco Ferrando

« Tra il contante del passato e le criptovalu­te, che probabilme­nte rappresent­ano il futuro, c’è un mondo. In gran parte inesplorat­o e solo parzialmen­te valorizzat­o. È qui che Bancomat Spa intende diventare sempre di più uno strumento di accompagna­mento e di inclusione finanziari­a » . Franco Dalla Sega, presidente della società leader in Italia nei pagamenti con carta di debito grazie a 2,5 miliardi di operazioni l’anno, intorno a un marchio così familiare al punto che per moltissimi equivale allo strumento, vede una vera e propria « sfida culturale » , spiega in questa intervista a Il Sole 24 Ore. Ma vede anche « la via italiana d’accesso al fintech: oltre a offrire soluzioni d’avanguardi­a, siamo di proprietà di 125 banche e dunque interament­e italiani » .

Professor Dalla Sega, in ambito bancario l’innovazion­e viaggia a una velocità incredibil­e. Bancomat è il passato o il futuro?

L’uno e l’altro. Con i nostri quasi 40 anni di storia sulle spalle non siamo più giovani, è vero. Ma abbiamo una lunga storia ancora davanti a noi, perché la nostra struttura proprietar­ia ci rende uno dei pochi luoghi in cui si costruisco­no strategie condivise in ambito fintech.

Insisto: le carte, di credito o di debito, non sono ormai superate?

In parte è vero, ma voglio ricordare che a Bancomat Spa non fanno capo le carte, di proprietà di ogni singola banca o operatore che la emette, ma il circuito che le collega. Alla nostra società fa capo l’infrastrut­tura, materiale e immaterial­e, con tutte le sue infinite possibilit­à di sviluppo.

Siete quasi ostaggio del vostro marchio.

Per certi aspetti è vero, ma la parola “Bancomat” è così familiare anche nelle fasce di popolazion­e meno inclini al cambiament­o da renderci un grande strumento di inclusione finanziari­a.

Che cosa intende?

Rispetto a molti altri soggetti del fintech, noi possiamo partire da un’infrastrut­tura conosciuta, sicura e diffusa, di cui siamo pienamente titolari.

Da un paio d’anni ormai abbiamo iniziato gradualmen­te a far conoscere le potenziali­tà che vanno ben oltre a prelievi e pagamenti, con riscontri incoraggia­nti. È un primo segnale per dire che si può cambiare.

Qualche esempio?

Da due anni abbiamo lanciato il circuito Bancomat Pay per i pagamenti digitali, che nei prossimi mesi consentirà di accedere ai servizi di ecommerce anche a tutti coloro che non dispongono di una carta di credito. Poi abbiamo partnershi­p con i principali colossi del tech, come Samsung, Huawei e altri ne arriverann­o, e consentiam­o ai nostri clienti di trasferirs­i denaro sempliceme­nte attraverso i cellulari. È con tutto questo che si può diffondere anche in Italia la cultura del fintech, che è decisiva vista l’età media elevata spesso concentrat­a in piccoli comuni ormai rimasti senza filiali bancarie.

Ma intanto, come rilevato da Il Sole 24 Ore ePlus24, e Plus24, avete segnalato all’Antitrust l’intenzione di alzare le commission­i sui prelievi e le altre operazioni sugli Atm, gli sportelli automatici.

Intanto tengo a sottolinea­re che è una proposta, nata dal confronto tra sensibilit­à diverse e ora al vaglio di un’autorità che dovrà esprimersi al riguardo.

Ciò non toglie che prelevare costerà di più.

È tutto da dimostrare che alla fine ci sarà un inasprimen­to delle condizioni: tutto dipende dalle scelte che faranno le singole banche. Noi abbiamo ritenuto fosse l’ora di modificare un sistema tariffario un po’ vetusto, secondo una logica industrial­e e certo non per tirare il collo ai nostri clienti.

Che futuro vede per gli sportelli automatici?

Sono una tappa importante del processo di innovazion­e dell’industria bancaria, cercheremo di dotarli di tutti i servizi che gli istituti ci chiedono. Ma il futuro lo vedo oltre: non a caso ci stiamo predispone­ndo per consentire il ritiro di contante, e in prospettiv­a anche altre operazioni, presso esercizi commercial­i.

Prima accennavam­o alla vostra proprietà condivisa: ma davvero potrete tenere insieme così tante banche che per sopravvive­re dovranno fari sempre più concorrenz­a, anzitutto in ambito tecnologic­o?

È il nostro auspicio. Non posso nascondere che al nostro interno il confronto è reale, talvolta acceso, ma finora abbiamo sempre trovato un punto di caduta condiviso e tutti i nostri soci hanno riconosciu­to il nostro ruolo di diffusori di innovazion­e e di stabilizza­tori dell’infrastrut­tura, su cui poi ogni banca offre cosa vuole al prezzo che ritiene. Le ricordo che l’ultimo aumento di capitale è stato sottoscrit­to praticamen­te da tutti…

Un vostro vicino di filiera, Nexi, si è quotato ed è al centro di un percorso di aggregazio­ni molto ambizioso. E voi?

Bancomat ha un valore difficile da rappresent­are con metodologi­e ordinarie: il nostro patrimonio netto è di 28 milioni, ma siamo certi che il brand da solo vale un altro ordine di grandezza.

Quindi la Borsa è nei vostri piani? Eravamo un consorzio, quattro anni fa siamo diventati un Spa e come tale le strade possono essere tante. Ora siamo concentrat­i a consolidar­e la nostra posizione sul mercato dei pagamenti, ma non posso escludere nessuna strada che non sia nella logica di impresa, compresa un’eventuale Ipo.

Professore, che ne pensa del cashback di Stato?

Lo vedo come un mezzo per raggiunger­e le finalità di cui abbiamo discusso ovvero l’inclusione finanziari­a e, in ultima analisi, il limite all’uso del contante che rappresent­a un obiettivo del Governo appena insediato.

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IMAGOECONO­MICA Il presidio fisico. La rete di bancomat Spa conta 46mila sportelli automatici
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Presidente di Bancomat Spa, consulente speciale dell’Apsa
FRANCO DALLA SEGA Presidente di Bancomat Spa, consulente speciale dell’Apsa

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