Il Sole 24 Ore

Con Brexit stangata per le case dei non residenti

Con l’addio alla Ue, la tassa sugli immobili è lo 0,76% del valore di mercato

- Simone Filippetti

L’appartamen­to all’ultimo piano del numero 103 di Warwick Road, a Londra, ha una pregevole una vista su un parco privato: il tetto è stato pure ristruttur­ato in terrazzo con tavolini e sedie. Per anni, Giovanni ha affittato la casa ai turisti: era un continuo via vai. Lui vive a Trieste e ha comprato l’appartamen­to anni fa, con un mutuo che si ripaga grazie all’affitto. Giovanni è uno delle migliaia di italiani che ha investito in immobili a Londra: in tanti hanno comprato casa nella capitale per metterla a reddito. Negli ultimi dieci anni Londra era in continuo boom immobiliar­e: i prezzi erano folli, ma salivano sempre. Da un anno, ormai, l’appartamen­to di Giovanni è vuoto.

Niente affitti, ma questo è niente rispetto alla tegola caduta il 1° gennaio: tra le pieghe di Brexit si nasconde una “Imu” fantasma per gli italiani che hanno casa a Londra. Il nome tecnico è Ivie ed è una tassa, tutta italiana, sulla proprietà di immobili. In realtà l'Ivie è sempre esistita: fino a oggi un italiano che comprava un immobile all’estero pagava ogni anno lo 0,76% del valore catastale. Briciole. Ma con la Brexit, la Gran Bretagna non è più dentro alla Ue: non c’è più lo scambio automatico di informazio­ni del mercato unico. E dunque la mini Imu estera dello 0,76% non si basa più sulla rendita catastale, valore non più riconosciu­to perché fuori area Ue, ma si calcola sul valore di mercato o sul prezzo di acquisto ( il più basso tra i due). Soprattutt­o a Londra, dove i prezzi delle case sono astronomic­i, quello 0,76% si trasforma in un macigno. Nella capitale, in zona centrale, il prezzo medio per un appartamen­to si aggira attorno al milione di sterline: « Su un immobile con un valore di mercato di 1,5 milioni di sterline, e dunque una fascia media, un proprietar­io dovrà pagare 7.600 sterline ogni anno » esemplific­ano i fiscalisti dello Studio Statura. Sterline che finiscono al fisco italiano.

Con l’addio alla Ue, Boris Johnson ha involontar­iamente punito gli italiani con una mini- patrimonia­le. « Purtroppo è uno degli effetti immediati e secondari della Brexit » commenta Alessandro Belluzzo, capo dello studio fiscale di Londra Belluzzo Internatio­nal e presidente della Camera di Commercio italobrita­nnica. « Lo 0,76% si applica su diversa base imponibile, ossia il valore di mercato » che è infinitame­nte più alto di quello catastale. Con la Brexit, la nuova normativa italiana aumenta i costi e l’incertezza per chi è proprietar­io di una casa.

Determinar­e il valore esatto dell’immobile, come richiede l’Ivie, è difficile. Gongola l’Erario italiano che si ritrova a beneficiar­e di nuove entrate, senza dover far nulla. Il nodo però è l'effetto domino. A Londra gli affitti sono azzerati o comunque calati e la contempora­nea tegola della Ivie da Brexit toglie appeal al mercato immobiliar­e. Anzi, la nuova tassa diventa una spinta a vendere: senza introiti, e con la prospettiv­a di un salasso, meglio monetizzar­e. La Brexit diventa una beffa: gli italiani che hanno comprato casa nel Regno Unito, pensando di fare un investimen­to remunerati­vo, si ritrovano gravati di tasse. E a Londra rischia di scattare il fuggi fuggi dagli immobili residenzia­li.

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