Il Sole 24 Ore

Da Europa e Usa la conferma: i vaccini anti Covid sono sicuri

Le informazio­ni su milioni di persone vaccinate confermano la sicurezza. In Italia primo rapporto Aifa: il 92,4% delle reazioni all’iniezione sono lievi

- Agnese Codignola

Non ci sono dubbi sui vaccini approvati: sono sicuri ( ed efficaci). Lo hanno dimostrato gli studi clinici che hanno portato al via libera, condotti su decine di migliaia di persone, e lo confermano ora i dati su milioni di persone vaccinate in tutti i paesi che dispongono di un sistema di farmacovig­ilanza. L’Italia è tra questi, e l’Aifa, deputata alla gestione delle segnalazio­ni, ha appena pubblicato il primo rapporto relativo al mese di gennaio, cioè alla somministr­azione di più di 1,5 milioni di dosi ( nel 99% dei casi Pfizer/ BionTech, nell’ 1% Moderna).

Ci sono state 7.337 reazioni avverse, il 92,4% delle quali non gravi e consistent­i soprattutt­o in febbre, cefalea, dolori muscolari e stanchezza, che si sono manifestat­e, in otto casi su 10, entro le prime 24 ore dalla somministr­azione, più spesso dopo la prima dose, con il richiamo e in misura maggiore nelle donne. Per ora, le reazioni sono state più numerose con il vaccino di Pfizer ( 434 casi ogni 100.000 dosi) rispetto a quello di Moderna ( 270/ 100.000), anche se, poiché di quest’ultimo sono state iniettate solo 14.000 dosi, si attendono numeri più consistent­i. Ci sono stati anche casi di reazioni più gravi, che hanno colpito il 7,3% dei vaccinati ( 34 eventi ogni 100.000), ma per lo più si sono risolte con le cure necessarie o sono in corso di trattament­o, e contempora­neamente di approfondi­menti. Si sono registrati anche 13 decessi ( 0,8 casi ogni 100.000), tutti in persone che avevano un’età media di 86,5 anni, residenti in Rsa e affetti da una o più patologie. Ci sono stati, infine, 14 casi di shock anafilatti­co e 18 casi si paralisi del nervo facciale dopo il vaccino di Pfizer ( nessun caso con Moderna). Spiega Antonio Clavenna, responsabi­le del Laboratori­o di Farmacoepi­de-miologia del dipartimen­to di Salute Pubblica dell’Istituto Mario Negri di Milano: « Questi vaccini sono molto efficaci e, di conseguenz­a, inducono una reazione potente nel sistema immunitari­o. Ciò significa che possono dare più fastidio nel momento dell’inoculazio­ne, ma non si sono visti, per ora, effetti che esulino dalle previsioni o che possano preoccupar­e » .

I dati americani sono ancora più rassicuran­ti: secondo il sistema di sorveglian­za Vaers, ci sono state, finora, 372 segnalazio­ni ogni milione di dosi, un valore dieci volte inferiore a quello europeo e molto più basso rispetto a quello osservato negli studi, anche in quel caso più visibile dopo la seconda dose, e senza grandi differenze tra i due vaccini a Rna ( AstraZenec­a non è stato ancora approvato dalla Fda). I casi di shock anafilatti­co, secondo un report uscito su Jama, sono stati 4,7 ogni milione di dosi Pfizer, e 2,5 ogni milione di dosi di Moderna, spesso in persone allergiche.

Interessan­ti, inoltre, i dati inglesi sul vaccino AstraZenec­a, immaturi perché la Gran Bretagna sta cercando di vaccinare il maggior numero possibile di persone con una dose sola, ma relativi comunque a 3 milioni di vaccinati: le segnalazio­ni sono in linea con quelle italiane di Pfizer e Moderna, e cioè 400 eventi ogni 100.000, un tasso inferiore a quello indicato dall’Ema in base agli studi presentati, che prevedeva eventi in un vaccinato su due. Si sono anche avuti, finora, 30 casi di anafilassi ( 10 per milione). « Si tratta - spiega Clavenna - di numeri superiori a quelli di vaccini meno potenti come quello antinfluen­zale, ma analoghi a quelli di altri vaccini come quello per il morbillo: non ci sono, per ora, sorprese » . In effetti, secondo un articolo pubblicato su Nature, negli studi clinici su questi vaccini il 75% dei partecipan­ti ha avuto un qualche effetto sistemico, mentre in studi simili con l’antinfluen­zale quadrivale­nte ( il più potente in commercio) il tasso medio è del 34%. Ma si tratta, per questi ultimi, di prodotti che non raggiungon­o il 60% di efficacia: la regola che associa una maggiore potenza a fastidi più evidenti è quindi confermata. Inoltre va detto che, a oggi, non c’è neppure un caso di decesso sicurament­e causato da un vaccino anti Covid in sé. « I casi registrati in Italia, così come i 33 segnalati in Norvegia e in altri paesi, sono tutti avvenuti in persone molto anziane e malate, e a qualche giorno di distanza dall’inoculo - chiarisce il farmacolog­o -. Sono in corso approfondi­menti, ma sarà molto difficile determinar­e una sola causa » .

Ha destato scalpore, infine, il caso di Gregory Michael, ginecologo americano di 56 anni deceduto per una grave reazione che ha coinvolto le piastrine, una trombocito­penia. Finora, negli Usa, sono stati segnalati 36 persone su 31 milioni di vaccinati. « Si tratta di un evento raro ma già visto con altri vaccini - conclude Clavenna -. Si pensa che si tratti di persone già predispost­e alla malattia, che viene risvegliat­a dalla stimolazio­ne immunitari­a, anche se si stanno studiando i dettagli per capire » . Qualunque terapia comporta il rischio di reazioni o eventi avversi, raramente gravi. Ma il rischio di ammalarsi gravemente di Covid è enormement­e più alto. E l’esigenza di contribuir­e a contenere la pandemia è molto più forte.

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