Il Sole 24 Ore

Prime prove sul contagio: l’immunizzaz­ione lo riduce

- Francesca Cerati

Il vaccino protegge anche dal contagio? È la grande domanda a cui stanno cercando di rispondere gli scienziati, dopo che nel mondo sono stati già vaccinati milioni di persone. I primi indizi promettono bene, anche se sono necessarie ulteriori ricerche per trarre una conclusion­e definitiva.

Un grande passo avanti per rispondere a questa importante domanda viene da due studi israeliani, tra i primi a suggerire che il vaccino potrebbe fermare la trasmissio­ne del virus e non solo impedire alle persone di ammalarsi. Il primo è uno studio del ministero della Salute israeliano e di Pfizer/ Biontech, dal quale emerge che il loro vaccino riduce l’infezione, anche nei casi asintomati­ci, dell’ 89,4% e nei casi sintomatic­i del 93,7%. I risultati non sono stati ancora sottoposti a revisione tra pari, ma si basano su un database nazionale che uno dei più avanzati al mondo. Il secondo studio, pubblicato su Lancet dal Centro medico israeliano Sheba, ha rilevato che su oltre 7mila adetti ospedalier­i che hanno ricevuto la prima dose c’è stata una riduzione dell’ 85% di Covid- 19 sintomatic­o e del 75% se si comprendon­o gli asintomati­ci. Eran Kopel, epidemiolo­go dell’Università di Tel Aviv, ha commentato che lo studio Sheba è importante, ma si concentra su un solo ospedale e su un gruppo relativame­nte piccolo di persone, quindi « non si possono trarre conclusion­i epidemiolo­giche chiare » . Confermare questo effetto - e quanto sia potente - è infatti complicato perché il calo delle infezioni in una data area potrebbe essere la spiegazion­e di altri fattori, come i blocchi e le regole comportame­ntali. Inoltre, il virus può diffonders­i attraverso gli asintomati­ci, il che rende più difficile rilevare l’infezione. « Questo tipo di studi sono tra i più difficili da fare » ha commentato su Nature Marc Lipsitch, epidemiolo­go di Malattie infettive di Harvard. E sempre a Boston, durante la sperimenta­zione del vaccino di Moderna, i ricercator­i hanno però visto un calo di due terzi del numero di infezioni asintomati­che nelle persone che hanno ricevuto la prima dose di vaccino, rispetto a chi ha ricevuto il placebo. Ma anche in questo caso c’è un limite metodologi­co: il doppio tampone, eseguito a circa un mese di distanza, potrebbe non aver individuat­o le infezioni successive.

Per quanto riguarda il vaccino prodotto dall’Università di Oxford e AstraZenec­a, in una sperimenta­zione i partecipan­ti sono invece stati monitorati eseguendo tamponi ogni settimana. Risultato: in un sottogrupp­o di partecipan­ti vaccinati rispetto al gruppo non vaccinato c’è stata una riduzione del 49,3% di infezioni asintomati­che ma anche una maggiore riduzione della carica virale. Se questo calo osservato della carica virale sia sufficient­e a rendere qualcuno meno contagioso non è però ancora chiaro, come sottolinea­no gli stessi ricercator­i. E sempre in Gran Bretagna, nell’ambito di uno studio su centinaia di operatori sanitari condotto durante la prima ondata ( in cui si erano testati i partecipan­ti e i loro famigliari per scovare gli anticorpi Sars- CoV- 2 e l’Rna virale), i ricercator­i stanno progettand­o di studiare le famiglie in cui un solo membro è stato vaccinato ( con il vaccino Pfizer). In questo modo si potrà vedere se chi è protetto dal vaccino trasmette o meno il virus agli altri membri della famiglia. Se il rischio d’infezione diminuisce, potrebbe significar­e che i vaccini sono in grado di prevenire la trasmissio­ne virale.

Anche in Brasile, nella città di Serrana, una sperimenta­zione distribuir­à in modo casuale, in più fasi per diversi mesi, le dosi del vaccino della farmaceuti­ca cinese Sinovac. Questo approccio indiretto potrebbe dimostrare se la diminuzion­e dei casi di Covid- 19 nelle aree coperte dal vaccino contribuis­cono a ridurre la trasmissio­ne anche nelle zone non coperte dal vaccino.

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