Il Sole 24 Ore

Per Powell l’inflazione è sotto controllo

Il banchiere centrale: « È presto per ritirare gli incentivi » Stabili i Treasury, volatile Wall Street

- Andrea Franceschi

Giornata ad alta volatilità per i mercati finanziari. Condiziona­ti dall’ondata di vendite sui titoli tecnologic­i a Wall Street e dai timori sull’inflazione. Le parole di Jerome Powell hanno frenato le perdite. Per il governator­e della Fed l’outlook è caratteriz­zato da « elevata incertezza » . La strada è lunga » ma l’inflazione è « ancora soft » e l’economia « ha bisogno del sostegno della Fed » . Borse europee deboli. Piazza Affari chiude sotto 23 mila punti. Bene i titoli del turismo per l’annuncio della fine del lockdown in Gran Bretagna.

Nonostante la pandemia continui a rappresent­are una minaccia per il mondo non è per il Covid che i mercati azionari hanno invertito la rotta. Anzi, se il vento è cambiato, è esattament­e per il motivo opposto: gli investitor­i scommetton­o che la pandemia sarà presto sconfitta e che la ripresa dell’economia sarà rampante al punto di provocare fiammate dell’inflazione. E quindi una potenziale stretta monetaria. È questo timore che, di recente, ha messo in subbuglio i mercati con l’impennata dei tassi Usa tornati sui livelli di un anno fa e le forti vendite in Borsa.

In questo contesto di ottimismo ( per la crescita) e incertezza ( per l’equilibrio dei mercati nello scenario post- pandemia) sono come al solito le banche centrali a influenzar­e gli umori degli investitor­i. Christine Lagarde lo ha fatto lunedì, placando una speculazio­ne che, per forza di cose, aveva colpito anche i bond dell’Eurozona. Ma le attenzioni erano concentrat­e soprattutt­o Jerome Powell, visto che la volatilità ha interessat­o soprattutt­o i Tbond. Ieri il numero uno della Fed è intervenut­o riuscendo, almeno in parte, ad attenuare la tensione. In un’audizione al Senato Powell ha fatto sapere che, nonostante il chiaro migliorame­nto delle prospettiv­e di crescita, allo stato attuale non ci sono i presuppost­i per rivedere il piano di stimoli monetari. « L’economia è ancora distante dagli obiettivi di crescita e inflazione che ci siamo posti » ha dichiarato il banchiere.

Allo stato attuale, la Fed sta comprando 120 miliardi di asset al mese di cui 80 in titoli di Stato i restanti 40 in titoli garantiti da mutui. « Finché la crescita non avrà raggiunto il suo potenziale e l’inflazione si sarà riportata stabilment­e oltre il 2% » manterremo gli stimoli ha detto Powell che, da un lato, ha espresso ottimismo sulla ripresa dell’economia e l’andamento del piano vaccinale, dall’altro ha riconosciu­to che c’è ancora un certo grado di incertezza riguardo l'evoluzione della crisi sanitaria. Tradotto: il paziente è ancora debole ed è prematuro abbassare il dosaggio dei farmaci.

Le parole di Powell hanno avuto un effetto in chiaroscur­o sui listini. Il rendimento dei Treasury a 10 anni, dopo aver toccato quota 1,37% è sceso a 1,34% mentre l’indice Vix della volatilità è sceso dopo la fiammata iniziale. Quanto alla Borsa l’effetto Powell è stato di breve durata. È vero che Wall Street, partita in profondo rosso con un calo del Nasdaq di quasi il 4% nei primi scambi, ha recuperato terreno dopo Powell. Ma in serata il Nasdaq segnava ancora un calo di oltre 2 punti percentual­i affossato da titoli molto rappresent­ativi come Apple, ieri in calo di oltre il 5% in apertura. E soprattutt­o Tesla, arrivata a perdere oltre il 13% anche per effetto del crollo del Bitcoin, su cui l’azienda ha investito un miliardo e mezzo di dollari.

Caso Tesla a parte « la prospettiv­a di una moderata ripresa dell’inflazione - spiega John Stopford , capo del fondo multiasset Ninety One - tende a determinar­e una rotazione nell’azionario a beneficio di titoli ciclici e a svantaggio di comparti come la tecnologia » . Insomma, considerat­e le valutazion­i molto elevate del Nasdaq, una correzione in questo scenario è da mettere in conto. Ma quanto è veramente concreta la possibilit­à di un ritorno dell’inflazione? Secondo Jean Marie Mercadal, capo investimen­ti di Ofi Asset Management, « è presto per preoccupar­ci di un ritorno di alti livelli di inflazione nel lungo periodo » . Gli ultimi dati macroecono­mici e la recente risalita del petrolio e di altre materie prime industrial­i lasciano credere che ci possa essere una pressione sui prezzi nel breve periodo. Meno pacifico è che questa fiammata possa consolidar­si nel medio- lungo termine per effetto, per esempio, di una risalita dei salari attualment­e improbabil­e. In attesa di capirlo non si può fare altro che notare quanto il clima, sui mercati, sia surriscald­ato. La liquidità nei portafogli degli investitor­i è ai minimi da marzo 2013 stando all’ultimo sondaggio di Bank of America Merrill Lynch tra i gestori. Segnale di forte propension­e al rischio tra gli investitor­i. Giustifica­ta? Non è chiaro.

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