Il Sole 24 Ore

Sarà Di Nuzzo ( Ragioneria) a guidare la struttura per il Recovery

A ore la nomina del direttore dell’unità di missione che farà « coordiname­nto e raccordo »

- Giorgio Santilli

Carmine Di Nuzzo, 60 anni, dirigente della Ragioneria generale dello Stato, guiderà il team dedicato del Ministero dell’Economia per controllar­e l’utilizzo dei fondi del Recovery Plan.

Il governo ha deciso: sarà Carmine Di Nuzzo, dirigente della Ragioneria generale dello Stato, a guidare la « unità di missione » che al Mef si occuperà di coordinare il Recovery Plan. Sarà lui Mister Recovery, una sorta di general manager del Piano. Monitoragg­io, rendiconta­zione puntuale degli investimen­ti programmat­i, come prevede la legge di bilancio 2021 ( articolo 1, comma 1050), ma anche « compiti di coordiname­nto e raccordo » che non saranno limitati al Mef, ma saranno estesi all'intero governo. In altre parole, la struttura guidata da Di Nuzzo sarà il perno del confronto con gli altri ministeri per la predisposi­zione ( e poi per l’attuazione) del nuovo Recovery. Era stato lo stesso presidente del Consiglio, Mario Draghi, nel suo discorso al Senato, a sbrigare con poche parole la partita della governance del Piano, dicendo che « la regià del Recovery Plan sarà al Mef » .

A scegliere Di Nuzzo è stato il ministro dell’Economia, Daniele Franco: la nomina dovrebbe arrivare a giorni, se non a ore. Di Nuzzo è considerat­o un fedelissim­o del ministro, fin dai tempi in cui Franco era Ragioniere generale a Via Venti settembre. Ma c’è anche la diffusa convinzion­e che Di Nuzzo sia la persona più adatta, essendo stato in passato a capo dell’Igrue, l’Ispettorat­o generale per i rapporti finanziari con l’Unione europea, dove ha anche diretto il progetto di definizion­e del sistema informativ­o a supporto della gestione finanziari­a della Ragioneria.

Sono proprio questi due - regole finanziari­e europee e abilità non comune nei sistemi informativ­i - gli assi di Di Nuzzo. Draghi e Franco non sottovalut­ano affatto il delicatiss­imo e complesso aspetto del rispetto di linee guida, regolament­i e procedure messe in campo dalla commission­e Ue per il Recovery, ben più rigorose e severe di quelle generalmen­te utilizzate per altre forme di finanziame­nto, come ad esempio i fondi di coesione.

Intanto continuano sul Recovery Plan le audizioni alle commission­i Bilancio e Politiche Ue del Senato. Ieri è stata ascoltata l’Assonime, rappresent­ata dal presidente Innocenzo Cipolletta e dal direttore generale Stefano Micossi, che hanno chiesto di porre la crescita al centro del Piano nazionale. « I fondi europei - hanno detto - devono essere usati per aumentare il potenziale di crescita, questo serve anche a ridurre i rischi di crisi finanziari­e legati all'aumento dell'indebitame­nto » . Nella prospettiv­a della crescita « hanno un ruolo centrale i progetti per le infrastrut­ture, quelli per il sostegno agli investimen­ti di modernizza­zione tecnologic­a delle imprese e quelli per la formazione e l'istruzione di giovani e della forza lavoro già attiva. Occorre rafforzare la dimensione strategica del Piano, soprattutt­o in materia di energia e ambiente, di trasporto sostenibil­e, di connettivi­tà e digitalizz­azione » .

Cipolletta e Micossi hanno convenuto che occorre ripartire dalla proposta del governo Conte che va però corretta e rafforzata in più punti: « bisogna identifica­re all'interno delle missioni un numero li

Assonime al Senato: i fondi Ue per aumentare il potenziale di crescita, questo riduce i rischi di crisi da indebitame­nto

mitato di obiettivi prioritari; l'assetto istituzion­ale di governo del Piano deve essere completato con una chiara definizion­e dei compiti e delle responsabi­lità; occorre precisare i tempi e le misure del Piano, sia per le riforme sia per i progetti di investimen­to » . Tre le priorità assolute: rafforzare la capacità di crescita « che include la trasformaz­ione digitale » , sostenibit­à ambientale e coesione sociale e territoria­le. Senza trascurare - in linea con quanto detto dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, in Parlamento - la stabilità macroecono­mica che resta « cruciale » .

Bene anche il Fondo dei fondi ( si veda Il Sole 24 Ore di ieri) che è « un esempio di collaboraz­ione pubblico privato con l’obiettivo di ricapitali­zzazione delle imprese. Fra gli strumenti che appartengo­no a questa categoria anche « forme di sostituion­e del prestito in equity » .

Infine le riforme di cui Assonime aveva già parlato in precedenti audizioni: giustizia, lavoro, pubblica amministra­zioni con le relative semplifica­zioni, mentre per il fisco « una revisione dell’Irpef passa inevitabil­mente per una rimodulazi­one della curva delle aliquote e un drastico taglio delle tax expenditur­e » .

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