Sulle riaperture al vertice con Draghi vince la prudenza
Si va verso il nuovo Dpcm ( non Dl): restano le fasce, cambi di colore dal lunedì
Massima « prudenza » ma nel segno di una forte « discontinuità » . Resteranno i colori ma il cambio di fascia scatterà non più la domenica bensì il lunedì. Le restrizioni verranno in gran parte confermate nel nuovo Dpcm, che verrà illustrato già oggi al Parlamento dal ministro della Salute Roberto Speranza. Domani il confronto con le Regioni e solo dopo questi passaggi verrà partorito il testo definitivo che potrebbe essere adotatto già a partire dal prossimo weekend e quindi con largo anticipo rispetto alla scadenza del 5 marzo. Un modo con il quale il premier Draghi vuole mantenere la parola data: mai più decisioni prese all’ultimo momento e soprattutto « massima condivisione » con Parlamento e Regioni. L’impianto del nuovo decreto dovrebbe dunque essere non molto diverso da quello precedente, ma la promessa è quella di lavorare da subito all’aggiornamento dei protocolli per riaprire, quando sarà possibile, teatri, cinema, palestre e ristoranti anche di sera. Questa la prima sintesi trovata dal premier Draghi che ha riunito in serata il Gabinetto di guerra contro il Covid a cui partecipano non solo il titolare della Salute Speranza e la ministra per gli Affari regionali, Mariastella Gelmini, ma anche i ministri economici a partire da quello dello Sviluppo, Giancarlo Giorgetti, e dell’Economia, Daniele Franco, oltre al titolare del dicastero dei Beni culturali, Franceschini, e dell’Agricoltura Patuanelli. Perché assieme alle scelte per contrastare il Covid vanno prese quelle per sostenere l’economia. A questo proposito è stato confermato che al massimo entro 10 giorni arriverà il nuovo decreto ristori.
È stata dunque messa in piedi una vera e propria cabina di regia espressione delle principali forze della maggioranza. Che si assumono così lin prima persona la responsabilità delle scelte che non sembrano essere orientate ad ammorbidire le misure attualmente in vigore. Ad aprire la riunione sono stati i dirigenti del Cts. « Abbiamo rappresentato al presidente Draghi i dati e i numeri dal punto di vista scientifico noi siamo prudenti, ma non abbiamo descritto una situazione di catastrofe imminente » , ha detto il coordinatore del Cts Agostino Miozzo al termine dell’incontro a cui hanno partecipato anche Franco Locatelli e Silvio Brusaferro. Si attendono i numeri dell’ultimo bollettino di venerdì ma al premier e ai ministri è stato già confermato che la variante inglese si sta espandendo e a fine marzo potrebbe rappresentare il 50% dei nuovi casi. Anche i dati odierni del resto non sono certo rassicuranti perché al di là del numero dei positivi ( 13.314) dei decessi ( 356) e del tasso di positività al 4,4%, quello che davvero preoccupa è che tornano a salire i ricoveri sia nei reparti ordinari che nelle terapie intensive. Sono ben otto le Regioni che superano la soglia del 30% di occupazione dei posti letto per pazienti Covid, definita « critica » dal ministero della Salute. Il dato più preoccupante arriva dall'Umbria con il 57%, seguita dall'Abruzzo con il 38 per cento. Con le varianti che spingono la diffusione del Covid e in diverse zone si materializza la terza ondata mentre le Regioni che fanno scattare nuove zone rosse ( si veda articolo in basso) per tentare di ariginarne la diffusione. Il premier ha confermato che in cima ai suoi pensieri resta la campagna di vaccinazione. Un dossier che sta gestendo in prima persona e che sarà al centro del Consiglio Ue domani, dove non è da escludere possano arrivare decisioni su nuove misure a livello continentale. Resta centrale anche il tema della comunicazione. Draghi ha invitato anche qui alla prudenza. Lo ha confermato uscendo dall’incontro con il premier anche Matteo Salvini: « Noi siamo per la tutela della salute, ma con interventi mirati e in questo c'è sintonia col premier » . Poco dopo il segretario del Pd ha replicato: « La disperazione non va cavalcata con false promesse. Va governata » .