Il Sole 24 Ore

Bitcoin boomerang per Tesla: la caduta fa tremare gli indici Usa

Il titolo della casa cade in Borsa insieme alla cripto: colpo su Nasdaq e S& P 500

- Morya Longo

Si chiama Tesla. Produce auto elettriche. Ma in Borsa sembra essere diventata una specie di cavallo di Troia: cioè il veicolo attraverso cui l’estrema volatilità del Bitcoin ( che in tre giorni ha perso circa 10mila dollari di valore scendendo a 47mila ieri) entra direttamen­te nella “stanza dei bottoni” del Nasdaq e del New York Stock Exchange. Se in questi giorni il listino dei titoli tecnologic­i è caduto, e con esso anche Wall Street, almeno in parte il motivo è da cercare proprio nel legame stretto che Elon Musk ha creato tra Tesla e il Bitcoin. La casa automobili­stica ha annunciato di avere comprato 1,5 miliardi di dollari di Bitcoin lo scorso 8 febbraio e da allora le sue quotazioni sono state molto infuenzate dall’andamento erratico della criptovalu­ta. E dato che Tesla da sola ha un peso pari al 4,5% nel Nasdaq e pari all’ 1,65% nell’indice S& P 500, le oscillazio­ni del suo titolo hanno un impatto non indifferen­te sugli interi listini. « È la prima volta che il Bitcoin ha un’influenza diretta e così significat­iva sugli indici di Borsa » , osserva infatti Antonio Cesarano, chief investment strategist di Intermonte.

La storia è nota. L’ 8 febbraio Tesla, in un documento ufficiale depositato alla Sec, annuncia di aver acquistato 1,5 miliardi di dollari di Bitcoin e di voler accettare la criptovalu­ta come mezzo di pagamento per le sue auto. La notizia desta interesse in tutto il mondo non solo perché la casa automobili­stica in questo modo impegna su un asset molto volatile una porzione significat­iva della sua cassa ( a fine 2020 ammontava a 19 miliardi di dollari in totale), ma soprattutt­o perché l’annuncio arriva dopo una serie di Tweet del suo patron, Elon Musk, a favore del Bitcoin. Sta di fatto che questo forte “endorsemen­t”, fatto a suon di Tweet e di miliardi, contribuis­ce a far volare il Bitcoin: dai 37.902 dollari della chiusura del 7 febbraio, la criptovalu­ta arriva infatti a sfondare la vetta dei 58mila dollari il 21 febbraio.

Quel giorno un analista di Wedbush Securities, Daniel Ives, citato da molti giornali americani, stima che questo investimen­to ha fruttato a Tesla circa un miliardo di dollari di profitti. In pochi giorni, insomma, la casa automobili­stica ha fatto potenzialm­ente più profitti dell’intero 2020, quando ne ha registrati per 782 milioni. In Borsa Tesla non corre altrettant­o in quei giorni, anche perché le sue valutazion­i sono già altissime. Si pensi che attualment­e capitalizz­a 650 miliardi di dollari: cioè pari a praticamen­te tutte le altre case automobili­stiche mondiali messe insieme e oltre 900 volte più degli utili che Tesla ha prodotto nel 2020. « Quotazioni - sostiene Francesco Castelli, Cfa di Banor Capital - che sarebbero coerenti solo se in un futuro di auto elettriche Tesla riuscisse a conquistar­e una quota molto importante del mercato » . Insomma: serve davvero tanta fede per crederci.

Ma la scommessa di Musk sul Bitcoin è poi diventata un boomerang. Anche a causa dello stesso patron di Tesla, che nel weekend scorso ha definito « elevato » il prezzo della criptovalu­ta. Così da quel giorno ha perso 10mila dollari di valore e Tesla nello stesso arco di tempo ha ceduto il 13% circa. Con una caduta che solo ieri è arrivata ben oltre il 10%, per poi ridursi sul finale di seduta. In questa altalena, lo stesso Musk è diventato prima l’uomo più ricco del mondo e poi si è fatto ri- superare dal numero uno di Amazon, Jeff Bezos, nella classifica dei miliardari di Forbes ( 185 contro 167 miliardi). Portando la volatilità del Bitcoin, come un cavallo di Troia, fino al cuore di Wall Street e Nasdaq.

La casa automobili­stica Usa ha un peso pari al 4,5% nel Nasdaq e pari all’ 1,65% nell’indice a Wall Street

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