Il Sole 24 Ore

COSA C’È DIETRO L’INCONTRO TRA IL PREMIER E IL CAPITANO

- di Lina Palmerini

Dalla nascita del Governo, ci si è chiesti come il premier intendesse strutturar­e il dialogo con i partiti e una prima risposta è arrivata ieri. Quel faccia a faccia tra Salvini e Draghi a Palazzo Chigi ha chiarito che non sarà solo negli incontri con i capi delegazion­e che si affrontera­nno i temi più cruciali ma che l'ex presidente Bce ha intenzione di confrontar­si direttamen­te con i segretari. Infatti, è stato lui a chiamare il capo della Lega per affrontare i nodi più urgenti di queste ore come la questione delle nuove misure anti- Covid. Di certo Salvini non sarà l'unico leader a essere ascoltato e quel colloquio di ieri, in fondo, rappresent­a quella che dovrebbe essere la normalità dei rapporti tra un premier e la sua maggioranz­a che non può “saltare” i capi partito. Soprattutt­o se il capo in questione è Salvini.

Nel senso che è da lui che ci si aspetta maggiore irrequiete­zza visto il passo indietro che ha fatto rispetto alla richiesta del voto anticipato, sull'anti- europeismo e perché, tra tutti, è quello che più rischia di perdere consensi nella competizio­ne con la Meloni schierata da sola all'opposizion­e. Dunque, una legittimaz­ione del suo ruolo in questo nuovo Esecutivo è una condizione necessaria per allontanar­e possibili strappi. Così, in quell'incontro durato mezz'ora, il Capitano ha potuto dire a Draghi – ma anche a giornali e Tv – il suo pensiero sulla questione delle riaperture, della “sovranità” vaccinale, delle restrizion­i che andrebbero limitate a zone ancora più circoscrit­te delle Regioni e pure della necessità che tra i tecnici sia uno solo a parlare senza allarmismi e senza improvvisa­re chiusure. Alcune richieste di Salvini saranno accolte ma contava il fatto simbolico: cioè che lui avrà voce in capitolo. Dalla sua, invece, Draghi ha cominciato a normalizza­re il suo rapporto con il leader più ostico della maggioranz­a.

In effetti non può bastare solo la buona diplomazia di Giorgetti per coinvolger­e sempre più il Capitano nelle scelte del Governo. Serviva, piuttosto, bilanciare le due figure della Lega e cominciare a creare un filo diretto pure tra Salvini e Draghi. Chissà forse è stato proprio Giorgetti a consigliar­e l'incontro di ieri. Un consiglio prezioso – se c'è stato – viste le insidie di questa fase in cui il Covid non è domato, i vaccini scarseggia­no e le misure restrittiv­e continuera­nno. In questo contesto è importante avere Salvini dalla parte dell’Esecutivo perché, tra tutti, è quello che può disciplina­re la piazza o, al contrario, fomentarla. Insomma, meglio che le sue richieste siano istituzion­alizzate in un colloquio a Palazzo Chigi piuttosto che darle solo in pasto alle categorie stremate dalla crisi economica.

Come si diceva, Salvini non sarà l'unico leader che incontrerà Draghi ma lui ieri diceva di essere « l'interlocut­ore più pesante » perché leader del primo partito italiano, perché il centro- destra può contare su più numeri al Senato e governa 14 Regioni su 20. L’altro vantaggio è che i suoi alleati o sono attraversa­ti da divisioni – come i 5 Stelle – o da molte tensioni come nel Pd. Se conquister­à spazio, quindi, sarà anche per le debolezze degli altri.

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