COSA C’È DIETRO L’INCONTRO TRA IL PREMIER E IL CAPITANO
Dalla nascita del Governo, ci si è chiesti come il premier intendesse strutturare il dialogo con i partiti e una prima risposta è arrivata ieri. Quel faccia a faccia tra Salvini e Draghi a Palazzo Chigi ha chiarito che non sarà solo negli incontri con i capi delegazione che si affronteranno i temi più cruciali ma che l'ex presidente Bce ha intenzione di confrontarsi direttamente con i segretari. Infatti, è stato lui a chiamare il capo della Lega per affrontare i nodi più urgenti di queste ore come la questione delle nuove misure anti- Covid. Di certo Salvini non sarà l'unico leader a essere ascoltato e quel colloquio di ieri, in fondo, rappresenta quella che dovrebbe essere la normalità dei rapporti tra un premier e la sua maggioranza che non può “saltare” i capi partito. Soprattutto se il capo in questione è Salvini.
Nel senso che è da lui che ci si aspetta maggiore irrequietezza visto il passo indietro che ha fatto rispetto alla richiesta del voto anticipato, sull'anti- europeismo e perché, tra tutti, è quello che più rischia di perdere consensi nella competizione con la Meloni schierata da sola all'opposizione. Dunque, una legittimazione del suo ruolo in questo nuovo Esecutivo è una condizione necessaria per allontanare possibili strappi. Così, in quell'incontro durato mezz'ora, il Capitano ha potuto dire a Draghi – ma anche a giornali e Tv – il suo pensiero sulla questione delle riaperture, della “sovranità” vaccinale, delle restrizioni che andrebbero limitate a zone ancora più circoscritte delle Regioni e pure della necessità che tra i tecnici sia uno solo a parlare senza allarmismi e senza improvvisare chiusure. Alcune richieste di Salvini saranno accolte ma contava il fatto simbolico: cioè che lui avrà voce in capitolo. Dalla sua, invece, Draghi ha cominciato a normalizzare il suo rapporto con il leader più ostico della maggioranza.
In effetti non può bastare solo la buona diplomazia di Giorgetti per coinvolgere sempre più il Capitano nelle scelte del Governo. Serviva, piuttosto, bilanciare le due figure della Lega e cominciare a creare un filo diretto pure tra Salvini e Draghi. Chissà forse è stato proprio Giorgetti a consigliare l'incontro di ieri. Un consiglio prezioso – se c'è stato – viste le insidie di questa fase in cui il Covid non è domato, i vaccini scarseggiano e le misure restrittive continueranno. In questo contesto è importante avere Salvini dalla parte dell’Esecutivo perché, tra tutti, è quello che può disciplinare la piazza o, al contrario, fomentarla. Insomma, meglio che le sue richieste siano istituzionalizzate in un colloquio a Palazzo Chigi piuttosto che darle solo in pasto alle categorie stremate dalla crisi economica.
Come si diceva, Salvini non sarà l'unico leader che incontrerà Draghi ma lui ieri diceva di essere « l'interlocutore più pesante » perché leader del primo partito italiano, perché il centro- destra può contare su più numeri al Senato e governa 14 Regioni su 20. L’altro vantaggio è che i suoi alleati o sono attraversati da divisioni – come i 5 Stelle – o da molte tensioni come nel Pd. Se conquisterà spazio, quindi, sarà anche per le debolezze degli altri.