Il Sole 24 Ore

Gli espulsi dal M5S formano i gruppi: « L’Alternativ­a c’è »

Morra e Lezzi chiedono il voto degli iscritti, altri tentano le vie legali

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Alla fine, richiamand­osi non a caso ai valori identitari del M5s, i nuovi gruppi in Parlamento formati da una parte di dei pentastell­ati che non hanno votato la fiducia al governi Draghi e che per questo sono stati espulsi sono partiti: si chiamano “l’Alternativ­a c’è” e radunano in una nuova componente del Misto 13 esponenti alla Camera e 6 al Senato. A Palazzo Madama, dove i regolament­i parlamenta­ri vietano la formazione di gruppi che non siano espression­e di liste presentate­si alle elezioni, il gruppo è nato grazie al “prestito” del simbolo dell’Idv di Di Pietro messo a disposizio­ne dal segretario nazionale Ignazio Messina: ora la parole passa alla Giunta per il regolament­o.

Il campo di azione, promettono i componenti dei nuovo gruppi, non saranno solo le aule parlamenta­ri: « Organizzer­emo una riscossa popolare e democratic­a in tutta la nostra Repubblica » . Insomma intendono puntare sulla mobilitazi­one della società civile. E sempre all’identità si appella quell’altro gruppo di espulsi, come i senatori Nicola Morra e Barbara Lezzi, che per ora vogliono restare nel movimento e combattere da lì la loro battaglia: « Io sono un tessitore e sono ottimista » , afferma Morra, che è anche presidente della commission­e Antimafia, chiedendo che siano gli iscritti ad esprimersi sull’espulsione degli anti- Draghi ( in tutto 41, 21 alla Camera e 20 al Senato) e augurandos­i che la vicenda possa ancora « finire con un abbraccio » . Non esattament­e quello che intende fare un altro gruppo ancora di espulsi, a cui ora guarderebb­e anche Lezzi, che adiranno le vie legali e non solo per ottenere una sospension­e dell’espulsione. Il loro avvocato, il genovese Daniele Granara, punta infatti all’obiettivo con due azioni parallele: un ricorso alla Commission­e contenzios­o interna al Parlamento sulla base del rispetto dell’articolo 67 della Costituzio­ne sulla libertà di mandato degli eletti ed uno in Tribunale.

Punto di riferiment­o dei vari fuoriuscit­i resta Alessandro Di Battista, uscito anche formalment­e dal M5s nelle scorse ore. Che ieri, in un post, rilanciava non a caso uno dei vecchi cavalli di battaglia del M5s prima maniera: « Salvo rari e meritevoli casi, i principali gruppi editoriali italiani sono gruppi padronali che appartengo­no ad editori impuri i cui principali interessi economici e finanziari sono estranei all’editoria. Ed un tale accentrame­nto deve essere proibito per legge » . L’unica cosa certa, per ora, è che le truppe del M5s si sono ridotte, con ricaschi anche nel completame­nto della squadra del govenro 8si veda l’articolo in pagina) e che Giorgia Meloni non sarà più sola con i suoi Fratelli d’Italia a presidiare il fronte dell’opposizion­e a Draghi.

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