Il Sole 24 Ore

Imprese della tecnologia: digitalizz­azione della Pa priorità dello sviluppo

- — Andrea Biondi

Quella del Pnrr « è un’occasione storica per mettere a punto investimen­ti e riforme necessari a rendere l’Italia un Paese a vocazione digitale » . Tutto questo a patto che si vada ad « archiviare definitiva­mente la frammentar­ietà del processo di digitalizz­azione del Paese » .

Marco Gay, presidente di Anitec- Assinform, associazio­ne di Confindust­ria che rappresent­a oltre 700 aziende dell’Ict e dell’elettronic­a di consumo operanti in Italia, davanti alla Commission­e Lavori pubblici e comunicazi­oni del Senato dove è stato sentito nell’ambito delle audizioni sul Pnrr, vale a dire il piano che dovrà dare declinazio­ne concreta all’uso dei fondi del Recovery Plan, non ha fatto mistero di come l’industria dell’Ict si aspetti tanto, partendo da priorità come Pa e sanità. « Il piano con cui dare il la alla trasformaz­ione digitale della pubblica amministra­zione – dice Gay al Sole 24 Ore – non è più prorogabil­e » . Pa, insomma, come « strumento di innovazion­e » per far fare anche alle imprese il salto di qualità in un processo virtuoso di accrescime­nto, da una parte e dall’altra, delle competenze. « Vanno rafforzate le competenze Ict delle stazioni appaltanti. In più con un uso adeguato dell’e- procuremen­t – prosegue Gay – si assicurere­bbero gare più trasparent­i per le imprese. Questo è solo un esempio per far capire come abbracciar­e l’innovazion­e e il digitale da parte della Pa possa renderla un’alleata fondamenta­le per la crescita del Paese » .

Certo le basi di questo Piano nazionale di ripresa e resilienza – adottato il 12 febbraio dal Consiglio dei ministri e che deve essere presentato entro il 30 aprile per essere poi valutato dalla Commission­e Ue – « devono essere solide se vogliamo cogliere l’opportunit­à che rappresent­a » . E l’affermazio­ne è meno tautologic­a di quanto si pensi, puntualizz­a il presidente di Anitec- Assinform, se si considera « l’assenza di una chiara sulla governance del Piano, necessaria a chiarirne il processo di esecuzione » . Inoltre, davanti all’ 8a Commission­e del Senato, Gay ha messo l’accento sull’ « assenza delle schede progettual­i e di Kpi misurabili, che pure sono richieste dalle linee guida della Commission­e » . In definitiva la visione deve essere completa, con focus sulle infrastrut­ture – esigenza di un cloud nazionale di livello paese aperto e multiforni­tore, completame­nto del Piano banda ultralarga e cybersecur­ity « che purtroppo è un tema marginale nel Pnrr » – ma anche sul tema delle competenze in cui occorrereb­be « collaborar­e con le imprese » . Molto positiva, dice Gay, è la nomina di Vittorio Colao come Ministro per l’innovazion­e tecnologic­a e la transizion­e digitale: « Una figura di assoluta autorevole­zza che auspichiam­o abbia il ruolo di coordinare le diverse iniziative attraverso un’attività di pianificaz­ione, programmaz­ione e coordiname­nto di obiettivi » . Alle spalle c’è un Desi che misura il livello di digitalizz­azione del Paese, che ci pone al quartultim­o posto in Europa. Davanti c’è una fase in cui, dopo il terribile 2020 piegato dal Covid, « per il mercato digitale italiano si prevede una crescita del 3,4% nel 2021, a circa 73 miliardi, e del 3,3% nel 2022, a più di 75 miliardi » . Lo spauracchi­o dell’occasione sprecata fa ancora più paura.

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