Imprese della tecnologia: digitalizzazione della Pa priorità dello sviluppo
Quella del Pnrr « è un’occasione storica per mettere a punto investimenti e riforme necessari a rendere l’Italia un Paese a vocazione digitale » . Tutto questo a patto che si vada ad « archiviare definitivamente la frammentarietà del processo di digitalizzazione del Paese » .
Marco Gay, presidente di Anitec- Assinform, associazione di Confindustria che rappresenta oltre 700 aziende dell’Ict e dell’elettronica di consumo operanti in Italia, davanti alla Commissione Lavori pubblici e comunicazioni del Senato dove è stato sentito nell’ambito delle audizioni sul Pnrr, vale a dire il piano che dovrà dare declinazione concreta all’uso dei fondi del Recovery Plan, non ha fatto mistero di come l’industria dell’Ict si aspetti tanto, partendo da priorità come Pa e sanità. « Il piano con cui dare il la alla trasformazione digitale della pubblica amministrazione – dice Gay al Sole 24 Ore – non è più prorogabile » . Pa, insomma, come « strumento di innovazione » per far fare anche alle imprese il salto di qualità in un processo virtuoso di accrescimento, da una parte e dall’altra, delle competenze. « Vanno rafforzate le competenze Ict delle stazioni appaltanti. In più con un uso adeguato dell’e- procurement – prosegue Gay – si assicurerebbero gare più trasparenti per le imprese. Questo è solo un esempio per far capire come abbracciare l’innovazione e il digitale da parte della Pa possa renderla un’alleata fondamentale per la crescita del Paese » .
Certo le basi di questo Piano nazionale di ripresa e resilienza – adottato il 12 febbraio dal Consiglio dei ministri e che deve essere presentato entro il 30 aprile per essere poi valutato dalla Commissione Ue – « devono essere solide se vogliamo cogliere l’opportunità che rappresenta » . E l’affermazione è meno tautologica di quanto si pensi, puntualizza il presidente di Anitec- Assinform, se si considera « l’assenza di una chiara sulla governance del Piano, necessaria a chiarirne il processo di esecuzione » . Inoltre, davanti all’ 8a Commissione del Senato, Gay ha messo l’accento sull’ « assenza delle schede progettuali e di Kpi misurabili, che pure sono richieste dalle linee guida della Commissione » . In definitiva la visione deve essere completa, con focus sulle infrastrutture – esigenza di un cloud nazionale di livello paese aperto e multifornitore, completamento del Piano banda ultralarga e cybersecurity « che purtroppo è un tema marginale nel Pnrr » – ma anche sul tema delle competenze in cui occorrerebbe « collaborare con le imprese » . Molto positiva, dice Gay, è la nomina di Vittorio Colao come Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale: « Una figura di assoluta autorevolezza che auspichiamo abbia il ruolo di coordinare le diverse iniziative attraverso un’attività di pianificazione, programmazione e coordinamento di obiettivi » . Alle spalle c’è un Desi che misura il livello di digitalizzazione del Paese, che ci pone al quartultimo posto in Europa. Davanti c’è una fase in cui, dopo il terribile 2020 piegato dal Covid, « per il mercato digitale italiano si prevede una crescita del 3,4% nel 2021, a circa 73 miliardi, e del 3,3% nel 2022, a più di 75 miliardi » . Lo spauracchio dell’occasione sprecata fa ancora più paura.