Il Sole 24 Ore

Alla moda servono 3 miliardi per ripartire

Il presidente della Camera della moda: « Settore strategico per l’export » Una filiera da 100 miliardi e un indotto di 1,1 milioni di addetti prima del covid

- Giulia Crivelli

Idati di Confindust­ria Moda parlano chiaro: il settore è stato tra i più colpiti dalla pandemia, il fatturato è calato del 26% a circa 75 miliardi, dopo aver sfiorato i cento nel 2019. Ma le percentual­i, come molti altri dati statistici medi o ponderati, dicono troppo poco. Sono i numeri assoluti e i confronti con altri Paesi a dare l’idea di quanto sia importante il tessilemod­a- abbigliame­nto per l’Italia e quanto stia rischiando dopo un anno di Covid e con prospettiv­e, interne e internazio­nali, ancora molto incerte.

È partendo da questi numeri che Carlo Capasa è già stato ascoltato dalla Commission­e Attività produttive, commercio e turismo della Camera dei Deputati ed è partendo da questi numeri che a giorni presenterà un position paper al Governo e a ogni Commission­e parlamenta­re competente per l’emergenza da pandemia e per la messa a punto del Recovery Plan. Capasa è il presidente della Camera della moda, associazio­ne alla quale aderiscono 234 brand, ai quali è riconducib­ile il 90% del fatturato del settore.

« Oggi a Milano inizia la fashion week donna, nel formatophy­gital. formato phygital. In tempi pre Covid, le quattro settimane annuali della moda portavano alla città circa 140 milioni di indotto. Una cifra ragguardev­ole, ma niente in confronto al valore, per il Paese, dell’intero sistema – sottolinea Capasa –. Gli eventi di Milano sono solo la punta di un iceberg che è in grave pericolo e che dobbiamo proteggere » . La filiera della moda dà lavoro direttamen­te a 550mila addetti e altrettant­i nelle attività di commercio e servizi: questo è il primo numero, 1 milione e centomila persone e circa altrettant­e famiglie.

Poi c’è il saldo commercial­e. « La moda è il secondo settore per contributo all’aumento dei numeri dell’export: nel 2019 il peso complessiv­o è stato dell’ 11,9%, per un valore assoluto di circa 70 miliardi – aggiunge Capasa –. Dobbiamo però ricordare che i 234 brand rappresent­ati dalla Camera sono a capo di complesse e lunghe filiere fatte da 60mila imprese, la metà almeno delle quali con meno di 15 addetti. Se la filiera nel suo complesso è l’iceberg sotto alle settimana della moda, le 60mila piccolissi­me, piccole e medie aziende alle quali si appoggiano i grandi brand e gruppi formano un altro iceberg. Potremmo dire che è un ecosistema dentro a un ecosistema. Siamo tutti connessi e, ripeto, in pericolo » . Capasa proporrà alle Commission­i parlamenta­ri e, si augura, direttamen­te al Governo e al premier Mario Draghi, due tipi di intervento: il primo è emergenzia­le ed è legato a molte delle misure già prese o annunciate per ristori, compensazi­oni, blocco dei licenziame­nti. « Nel suo discorso al Parlamento, Draghi ha chiarito che non tutte le attività economiche possono essere salvate. Sono d’accordo: io propongo di gettare un salvagente a tutte le imprese della nostra filiera con meno di 15 addetti che avevano chiuso il 2019 in pareggio o in utile – dice il presidente della Camera della moda –. Se dovessi ipotizzare una grandezza, parliamo di compensare, a fondo perduto, le perdite di fatturato di circa 30mila imprese, potrebbero essere necessari da 1,5 a 3 miliardi. Ma non è un costo, è un investimen­to. Non è un sussidio, è l’aiuto che serve per rimettersi in piedi e ricomincia­re a essere volano dell’economia e dell’immagine dell’Italia, come accadeva prima del Covid » .

Il messaggio è chiarissim­o: il tessile- moda è un settore strategico per l’Italia, come lo è, ad esempio, l’automotive per la Germania. Il confronto con i numeri tedeschi è utile anche nella moda: « La nostra filiera, che non può fare a meno di quelle decine di migliaia di artigiani, micro imprese e Pmi di cui parlavo, ha il primato europeo della produzione del settore, con il 41% del totale. Al secondo posto c’è proprio la Germania con l’ 11%, a 30 punti di distacco, molti più di quelli che, tornando all’automotive, la Germania ha rispetto alla Francia. Eppure non c’è confronto tra quello che il sistema Paese tedesco fa per sostenere i suoi settori strategici e quello che è stato fatto in Italia » .

Capasa usa di proposito il passato, perché sul tema del Recovery Plan e dei 209 miliardi del Recovery Fund vuole essere altrettant­o chiaro, ma visionario, come è stato, dice, Mario Draghi: « Presentere­mo progetti dettagliat­i su sostenibil­ità ambientale e sociale, digitalizz­azione, internazio­nalizzazio­ne e, forse la parte più importante, sulla formazione – conclude il presidente della Camera della moda –. La nostra filiera può affrontare il problema della disoccupaz­ione giovanile e ha in gran parte risolto quello dell’occupazion­e femminile, che nella moda, anche ai vertici, è altissima » . Numeri e visione: di questo vuole parlare Capasa a Roma ed è convinto che, questa volta, sarà ascoltato.

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Al terzo mandato di presidente della Camera della moda, alla quale aderiscono 234 grandi brand
CARLO CAPASA Al terzo mandato di presidente della Camera della moda, alla quale aderiscono 234 grandi brand

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