Fatturato e ordini in ripresa a dicembre
Nel 2020 la flessione dei ricavi dell’industria ferma all’ 11,5%
Metterci proprio la firma magari no. E tuttavia, se nei periodi più cupi di marzo e aprile, qualcuno avesse avanzato una previsione di calo annuo dei ricavi nell’ordine del 10%, dalla media dell’imprenditoria italiana sarebbe stato preso nella migliore delle ipotesi per un visionario ottimista. E invece no. Mese dopo mese i ricavi dell’industria hanno recuperato terreno, per chiudere il 2020 in frenata dell’ 11,5%, del 9,9% escludendo dal calcolo il fatturato dell’energia, crollato soprattutto per effetto della caduta verticale dei pressi. I dati Istat di dicembre evidenziano un mini- sprint di fine anno, con il recupero di un punto rispetto al mese precedente, praticamente alla pari (- 0,5%) rispetto a dicembre 2019, uno degli ultimi mesi preCovid. Un calo che anche in questo caso, al netto dell’energia, si rivaluta in recupero dell’ 1,8%, per effetto di una ripresa che riguarda beni di consumo durevole, strumentali e intermedi, con l’unica eccezione negativa legata ai beni di consumo.
Dicembre positivo anche in termini di analisi settoriale, con più comparti in grado di crescere su base annua: capita a chimica, gomma- plastica, prodotti in metallo, soprattutto ai mezzi di trasporto. Sul versante opposto nessun segane di risveglio per tessile- abbigliamento, ancora una volta il peggior comparto, con un calo annuo del 19,4%. Dal lato dei ric avi, così come accade per le nuove commesse, è il mercato interno a sostenere le media, più tonico per una volta rispetto all’export. Dalle commesse in generale arrivano segnali di ottimismo, con una crescita sia rispetto al mese precedente (+ 1,7%) che nel confronto annuo, che tuttavia ( qui fanno fede solo i dati grezzi) sconta la presenza di una giornata lavorativa in più. Che non basta comunque a spiegare la crescita del 7%, risultato di un progresso corale in Italia e oltreconfine. Ad eccezione di legno e farmaci qui vi sono soltanto segni più, con le crescite più robuste in particolare per prodotti in metallo e macchinari. Segnale quest’ultimo, di una possibile ripartenza del ciclo degli investimenti delle aziende dopo il brusco stop del 2020. Il risultato complessivo dei ricavi 2020 è così il secondo peggiore dal 2009, all’interno di un trend comunque favorevole. Dal crollo del 47% di aprile si è infatti passati progressivamente a frenate annue contenute in una cifra, con un quasi- pareggio (- 0,5%) raggiunto proprio a dicembre. Situazione verificata anche nei singoli territori a maggiore vocazione manifatturiera, come accade ad esempio a Vicenza. Nel quarto trimestre qui la produzione industriale cede l’ 1,9% ma la riduzione è decisamente più contenuta rispetto al trimestre precedente. A fronte del 42% delle aziende che dichiara cali della produzione, il 33% delle imprese evidenzia aumenti produttivi. Il numero di aziende che denuncia un livello produttivo insoddisfacente rappresenta il 41% del totale ( 51% nel precedente trimestre, 35% un anno fa).
Nel mercato interno il fatturato è risultato in calo dell' 1%, flessione decisamente meno rilevante rispetto al - 4,1% di fine settembre. Un leggero miglioramento è confermato anche dalla situazione degli ordini. La consistenza del portafoglio ordini rimane stabile per il 31%, aumenta per il 30% mentre cala per il 39% delle aziende; comunque il periodo di lavoro assicurato supera i tre mesi solo nel 23% dei casi. Rispetto ai primi nove mesi dell'anno, diminuisce ancora la percentuale di aziende che denuncia tensioni di liquidità ( 11%), ed è in flessione anche la percentuale di imprese che lamenta ritardi negli incassi ( 17%).