Il Sole 24 Ore

Telecom, la Cassa entra in cda In lista Gorno Tempini e De Meo

Utili 2020 a 7,2 miliardi su 15,8 di ricavi grazie a riallineam­enti fiscali Piano industrial­e centrato su Noovle, FiberCop e TimVision

- Antonella Olivieri

Consiglio fiume per Telecom per approvare conti, piano industrial­e e lista per il rinnovo del cda. La sorpresa dei conti sono i 7,2 miliardi di utili netti realizzati lo scorso anno, in buona parte ( 5,9 miliardi) grazie al riallineam­ento fiscale ex Dl 104/ 2020. Poste straordina­rie poi sono legate all’operazione Inwit ( quota Tim diluita in trasparenz­a a circa il 15%), con gli ultimi 1,6 miliardi incassati da Ardian nel quarto trimestre. I ricavi si sono attestati a 15,8 miliardi contro i 18 miliardi del 2019. L’indebitame­nto finanziari­o netto è calato di 4,3 miliardi a 23,3 miliardi ( 18,6 miliardi afer lease). Dividendo confermato a 1 centesimo per le ordinarie e a 2,75 centesimi per le risparmio.

La lista per il cda

Il consiglio ha approvato anche l’elenco dei dieci nomi che proporrà per il rinnovo del cda alla prossima assemblea del 31 marzo. Oltre a presidente e ad - Salvatore Rossi e Luigi Gubitosi -, della compagine che era stata espressa dal fondo Elliott è stata riproposta solo Paola Bonomo. Vivendi torna nei banchi della maggioranz­a con i riconferma­ti Arnaud de Puyfontain­e e Frank Cadoret - rispettiva­mente, ceo della società e direttore di Canal Plus -, mentre degli indipenden­ti in quota francese del cda uscente resta solo Marella Moretti. Gli altri candidati sono new entries. Oltre al presidente della Cdp Giovanni Gorno Tempini, in lista ci sono l’ad di Renault Luca De Meo, Cristiana Falcone ( ex moglie di Martin Sorrell, attiva nel terzo settore) e Ilaria Romagnoli ( senior advisor di Rothschild). Sono qualificat­i come indipenden­ti il presidente Rossi, Bonomo, Moretti, De Meo, Falcone e Romagnoli, sei in tutto.

Ma la vera sorpresa dell’ultimo minuto è stata l’inclusione del nome di Giovanni Gorno Tempini nella lista di maggioranz­a del cda uscente. La candidatur­a - che ha soddisfatt­o i grillini che volevano una rappresent­anza di Cdp nel cda Telecom - si regge su una tesi legale. Non ci sarebbe la somma delle quote di Vivendi ( quasi il 24%) e della Cassa ( quasi il 10%) - cosa altrimenti farebbe scavallare la soglia dell’Opa che per Telecom è fissata al 25% - perchè la candidatur­a non viene da Cdp bensì dal consiglio Telecom. Resta però la questione del potenziale conflitto d’interessi con la posizione di Cdp di socio al 50% di Open Fiber ( al momento un concorrent­e), che imporrà al presidente della Cassa di astenersi dal voto, se non addirittur­a dalle discussion­i, se e quando finalmente si parlerà in concreto di rete unica.

È probabilme­nte la prima volta che la lista del consiglio viene utilizzata per una società che non è una public company, ma al contrario una società con due azionisti rilevanti. Una formula tutta da testare, ma che è servita ad assicurare continuità managerial­e a Telecom, in un contesto nel quale sarebbe potuto succedere di tutto, visto che Vivendi, pur essendo il primo azionista, era stato messo in minoranza in cda dall’iniziativa del fondo Elliott, che poi ha pressochè azzerato la propria quota. E che è servita a Vivendi a tornare in maggioranz­a con la certezza del risultato, dato che è evidente che anche Cdp voterà per la lista che candida il suo presidente.

La sorpresa del calcio

Ma l’altra sorpresa è che Telecom ha confermato di avere firmato un contratto con Dazn per una partnershi­p distributi­va e tecnologic­a nel caso la piattaform­a si aggiudicas­se i diritti per trasmetter­e le partite di serie A. Quello che non è chiaro è come tornino i conti. Secondo il documento visionato da Bloomberg, il partner di Dazn ( cioè Telecom) si è impegnato al pagamento di « un minimo garantito annuo pari a oltre il 40% dell’ammontare totale dovuto alla serie A » . Poichè Dazn ha offerto 840 milioni a stagione, vorrebbe dire che Telecom dovrebbe mettere sul piatto almeno una cifra dell’ordine di 340 milioni ogni anno. Ci vorrebbero nel complesso almeno 3,5 milioni di abbonati a 20 euro al mese per compensare solo il costo dei diritti.

Il piano industrial­e

Nel piano industrial­e non ci sono ancora cifre sul calcio. Il nuovo piano, battezzato “beyond connectivi­ty” - riferisce una nota - « prevede il continuo migliorame­nto del business tradiziona­le e la crescita dei servizi adiacenti al di là della connettivi­tà » . Si basa in particolar­e sulle iniziative sviluppate sotto la gestione Gubitosi: Noovle ( cloud e data center), FiberCop ( la societariz­zazione della rete secondaria da ammodernar­e in fibra ottica) e Timvision ( la piattaform­a digitale di distribuzi­one contenuti). Il piano prevede un target di indebitame­nto netto a 16,5 miliardi ( after lease) entro il 2021, con un rapporto net debt/ Ebitda di 2,6 volte al 2023. Confermata la politica dei dividendi: 1 centesimo per le ordinarie e 2,75 centesimi per le risparmio.

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Fonte: dati societari
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