Telecom, la Cassa entra in cda In lista Gorno Tempini e De Meo
Utili 2020 a 7,2 miliardi su 15,8 di ricavi grazie a riallineamenti fiscali Piano industriale centrato su Noovle, FiberCop e TimVision
Consiglio fiume per Telecom per approvare conti, piano industriale e lista per il rinnovo del cda. La sorpresa dei conti sono i 7,2 miliardi di utili netti realizzati lo scorso anno, in buona parte ( 5,9 miliardi) grazie al riallineamento fiscale ex Dl 104/ 2020. Poste straordinarie poi sono legate all’operazione Inwit ( quota Tim diluita in trasparenza a circa il 15%), con gli ultimi 1,6 miliardi incassati da Ardian nel quarto trimestre. I ricavi si sono attestati a 15,8 miliardi contro i 18 miliardi del 2019. L’indebitamento finanziario netto è calato di 4,3 miliardi a 23,3 miliardi ( 18,6 miliardi afer lease). Dividendo confermato a 1 centesimo per le ordinarie e a 2,75 centesimi per le risparmio.
La lista per il cda
Il consiglio ha approvato anche l’elenco dei dieci nomi che proporrà per il rinnovo del cda alla prossima assemblea del 31 marzo. Oltre a presidente e ad - Salvatore Rossi e Luigi Gubitosi -, della compagine che era stata espressa dal fondo Elliott è stata riproposta solo Paola Bonomo. Vivendi torna nei banchi della maggioranza con i riconfermati Arnaud de Puyfontaine e Frank Cadoret - rispettivamente, ceo della società e direttore di Canal Plus -, mentre degli indipendenti in quota francese del cda uscente resta solo Marella Moretti. Gli altri candidati sono new entries. Oltre al presidente della Cdp Giovanni Gorno Tempini, in lista ci sono l’ad di Renault Luca De Meo, Cristiana Falcone ( ex moglie di Martin Sorrell, attiva nel terzo settore) e Ilaria Romagnoli ( senior advisor di Rothschild). Sono qualificati come indipendenti il presidente Rossi, Bonomo, Moretti, De Meo, Falcone e Romagnoli, sei in tutto.
Ma la vera sorpresa dell’ultimo minuto è stata l’inclusione del nome di Giovanni Gorno Tempini nella lista di maggioranza del cda uscente. La candidatura - che ha soddisfatto i grillini che volevano una rappresentanza di Cdp nel cda Telecom - si regge su una tesi legale. Non ci sarebbe la somma delle quote di Vivendi ( quasi il 24%) e della Cassa ( quasi il 10%) - cosa altrimenti farebbe scavallare la soglia dell’Opa che per Telecom è fissata al 25% - perchè la candidatura non viene da Cdp bensì dal consiglio Telecom. Resta però la questione del potenziale conflitto d’interessi con la posizione di Cdp di socio al 50% di Open Fiber ( al momento un concorrente), che imporrà al presidente della Cassa di astenersi dal voto, se non addirittura dalle discussioni, se e quando finalmente si parlerà in concreto di rete unica.
È probabilmente la prima volta che la lista del consiglio viene utilizzata per una società che non è una public company, ma al contrario una società con due azionisti rilevanti. Una formula tutta da testare, ma che è servita ad assicurare continuità manageriale a Telecom, in un contesto nel quale sarebbe potuto succedere di tutto, visto che Vivendi, pur essendo il primo azionista, era stato messo in minoranza in cda dall’iniziativa del fondo Elliott, che poi ha pressochè azzerato la propria quota. E che è servita a Vivendi a tornare in maggioranza con la certezza del risultato, dato che è evidente che anche Cdp voterà per la lista che candida il suo presidente.
La sorpresa del calcio
Ma l’altra sorpresa è che Telecom ha confermato di avere firmato un contratto con Dazn per una partnership distributiva e tecnologica nel caso la piattaforma si aggiudicasse i diritti per trasmettere le partite di serie A. Quello che non è chiaro è come tornino i conti. Secondo il documento visionato da Bloomberg, il partner di Dazn ( cioè Telecom) si è impegnato al pagamento di « un minimo garantito annuo pari a oltre il 40% dell’ammontare totale dovuto alla serie A » . Poichè Dazn ha offerto 840 milioni a stagione, vorrebbe dire che Telecom dovrebbe mettere sul piatto almeno una cifra dell’ordine di 340 milioni ogni anno. Ci vorrebbero nel complesso almeno 3,5 milioni di abbonati a 20 euro al mese per compensare solo il costo dei diritti.
Il piano industriale
Nel piano industriale non ci sono ancora cifre sul calcio. Il nuovo piano, battezzato “beyond connectivity” - riferisce una nota - « prevede il continuo miglioramento del business tradizionale e la crescita dei servizi adiacenti al di là della connettività » . Si basa in particolare sulle iniziative sviluppate sotto la gestione Gubitosi: Noovle ( cloud e data center), FiberCop ( la societarizzazione della rete secondaria da ammodernare in fibra ottica) e Timvision ( la piattaforma digitale di distribuzione contenuti). Il piano prevede un target di indebitamento netto a 16,5 miliardi ( after lease) entro il 2021, con un rapporto net debt/ Ebitda di 2,6 volte al 2023. Confermata la politica dei dividendi: 1 centesimo per le ordinarie e 2,75 centesimi per le risparmio.