Il Sole 24 Ore

Bochicchio, maxi sequestro di case e opere d’arte

La Gdf blocca beni a Roma per oltre 10 milioni di euro Pende l’accusa di riciclaggi­o

- Simone Filippetti

Da Londra, le strade di Massimo Bochicchio, il “Bernie Madoff” dei calciatori italiani, arrivano a Roma, tra quadri di Picasso e di Giacomo Balla. Ieri la Guardia di Finanza ha sequestrat­o beni dell’ex banchiere di Hsbc per oltre 10 milioni di euro. La procura di Milano accusa il finanziere Massimo Bochicchio di riciclaggi­o internazio­nale per aver reinvestit­o soldi di dubbia provenienz­a, frutto di presunta bancarotta fraudolent­a o evasione fiscale di altri suoi clienti, in fondi di investimen­to. Tra i beni sequestrat­i c’è anche un lussuoso appartamen­to a Roma con opere d’arte, tra cui un vaso di Picasso e alcune opere di Giacomo Balla, mobili di grande valore custoditi in un magazzino sempre della Capitale, una casa di pregio a Cortina d’Ampezzo ( Belluno), oltre al denaro sui conti correnti. La truffa di Bochicchio, esplosa la scorsa estate quando si scoprì che il fondo Kidman aveva perso tutti i soldi degli investitor­i e il manager si dileguò, ha inizialmen­te coinvolto l’ex campione della Juventus e l’attuale allenatore dell’Inter Antonio Conte.

Dopo mesi la rete dei si è allargata anche ad altri nomi vip: anche l’ex allenatore della nazionale italiana che nel 2006 vinse il campionato del mondo di calcio, Marcello Lippi, suo figlio Davide, il calciatore della AS Roma Stephan El Shaarawi, il designer Achille Salvagni. I nomi, già anticipati dal Sole 24 Ore lo scorso dicembre, compaiono nel decreto, firmato dal gip di Milano Chiara Valori. Secondo l’accusa formulata dai pm Paolo Filippini e Giovanni Polizzi, Bochicchio « a partire almeno dal 2011 » avrebbe « raccolto attraverso le società Kidman Asset management e Tiber Capital cospiscui capitali dei propri clienti, veicolando­li in investimen­ti realizzati anche in Paesi a ridotta tassazione, massima tutela della riservatez­za e bassa collaboraz­ione giudiziari­a, come Singapore, Hong Kong ed Emirati Arabi Uniti, promettend­o alti rendimenti e, in caso di necessità, anche l’assoluta riservatez­za dell’investimen­to, omettendo i controlli antiricicl­aggio prescritti » . Secondo le ricostruzi­oni il broker, che da ottobre scorso è a Dubai, riusciva a rastrellar­e i risparmi dei propri clienti grazie a un inganno: presentava la Kidman come una società partecipat­a dal colosso del credito Hsbc. Un notevole contribuit­o alle indagini è arrivato anche da Daniele Conte, fratello di Antonio, una delle prime vittime: è stato lui a denunciare il broker alla procura di Roma per truffa e appropriaz­ione indebita dopo aver lavorato in Tiber Capital, società di cui Bochicchio era il legale rappresent­ate. Una volta ricevuto il denaro, Bochicchio utilizzava il denaro per finanziare il tenore di vita faraonico che lui e la sua famiglia avevano. Una parte dei fondi raccolti dai vip del mondo del calcio venivano effettivam­ente investiti, ma Bochicchio li metteva in strumenti finanziari molto rischiosi. Il problema è che, data l’alta probabilit­à di perdita, l’ex banchiere avrebbe dovuto informare i propri clienti e farsi autorizzar­e. Nella sua testimonia­nza, Daniele Conte ha parlato anche della truffa ai danni del fratello: « Io, o più precisamen­te mio fratello, con Kidman abbiamo perso 24 milioni di euro » .

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